Il Neuromed Biobanking Center accoglierà e conserverà campioni biologici provenienti da persone colpite dal virus SARS-COV2. In questo modo sarà possibile portare avanti una serie di ricerche che punteranno a chiarire le relazioni tra le caratteristiche individuali dei soggetti infetti e lo sviluppo e la gravità della malattia.
La Biobanca, una struttura ad alta tecnologia creata dall’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (Molise), ospita già i campioni biologici dei quasi 25.000 cittadini che partecipano al Progetto Moli-sani, oltre a quelli della Rete di Ricerca Clinica Neuromed e del Progetto Platone e di diversi progetti portati avanti da Neuromed e dalle altre strutture scientifiche con cui collabora. Conservati in azoto liquido a 196 gradi sottozero, questi campioni rappresentano un punto di partenza cruciale per le ricerche scientifiche nel campo della prevenzione e della terapia.
Ora, con l’istituzione di una sezione dedicata, il Neuromed Biobanking Center punta a contribuire alle ricerche sull’ l’epidemia da coronavirus. Campioni biologici (DNA, plasma, sangue e tessuti) di persone colpite dal virus, che hanno sviluppato la malattia o che sono rimaste asintomatiche, verranno conservati nella biobanca in modo da essere utilizzati, in qualsiasi momento, per studiare i fattori che sono entrati in gioco nel determinare lo sviluppo o la maggiore o minore gravità dell’infezione.
“Questa emergenza – dice Licia Iacoviello, Direttore del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione di Neuromed e Professore di Igiene e Salute pubblica presso l’Università dell’Insubria di Varese – sta vedendo lo sforzo straordinario degli specialisti di malattie infettive, degli esperti di salute pubblica e di tutti i medici e infermieri coinvolti nel controllo della diffusione del virus e nella cura delle principali manifestazioni cliniche dell’infezione. Ma il COVID-19 ci sta ponendo anche innumerevoli domande che hanno bisogno di risposte urgenti. Quali sono le differenze tra un paziente che viene colpito in forma lieve rispetto a quello che finisce in rianimazione? Le malattie di cui già soffriva, hanno giocato un ruolo determinante? E quanto contano i trattamenti farmacologici o i fattori genetici? Queste sono solo alcune delle questioni aperte, per affrontare le quali sarà fondamentale proprio la raccolta e la conservazione di campioni biologici”.
I campioni immagazzinati nella biobanca Neuromed (nei quali il virus, eventualmente presente, viene opportunamente inattivato) saranno quelli di pazienti COVID-19 provenienti da tutta Italia. Ciò renderà possibile studiare a fondo le caratteristiche delle persone colpite, per capire quali aspetti individuali abbiano avuto un ruolo nel causare le diverse espressioni della malattia (da asintomatica a grave).
“Tutti gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico – dice Maria Benedetta Donati, Responsabile del Neuromed Biobanking Center – hanno messo in campo il loro bagaglio di competenze specifiche per contribuire alla lotta contro la pandemia. Ognuno con le proprie specializzazioni, naturalmente, affrontando il problema da punti di vista diversi. Neuromed sta facendo la sua parte, utilizzando competenze epidemiologiche, cliniche, farmacologiche e tecnologiche già largamente impiegate nella sua missione principale”.
Giovanni de Gaetano, Presidente IRCCS Neuromed
“Qualche anno fa – conclude Giovanni de Gaetano, Presidente di Neuromed – le biobanche sono state inserite a ragione tra le cento idee più importanti per il futuro. E proprio un investimento sul futuro è ciò che il Neuromed Biobanking Center rappresenta”.
L’IRCCS Neuromed L’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (I.R.C.C.S.) Neuromed di Pozzilli (IS) rappresenta un punto di riferimento a livello italiano ed internazionale per la ricerca e la terapia nel campo delle malattie che colpiscono il sistema nervoso e cardiovascolare. Un centro in cui i medici, i ricercatori, il personale e gli stessi pazienti formano un’alleanza rivolta a garantire il miglior livello di assistenza possibile e cure all’avanguardia, guidate dagli sviluppi scientifici più avanzati.
“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.
Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.
“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.
Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).
Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.
Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.