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 Nel Pd corsa Bonaccini-Schlein, fra loro 12 punti

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I primi dati ufficiali hanno confermato che per la guida del Pd la corsa è fra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. Al momento, il distacco del primo dalla seconda è di circa 12 punti. La commissione nazionale per il congresso ha diffuso gli esiti del voto di oltre 20 mila iscritti, i primi ad essersi espressi.

Le operazioni nei circoli andranno infatti avanti fino a domenica (fino al 19 febbraio nel Lazio e in Lombardia, per la concomitanza con le regionali). Poi, il 26 febbraio, ci sarà il ballottaggio fra i primi due classificati di questa fase interna. Sulla base del dato parziale ma ufficiale diffuso dalla commissione (nei giorni scorsi sono circolati quelli diffusi dai comitati dei candidati) Bonaccini è al 48,8% (9.808 voti), Schlein al 36,94% (7.424 voti), Gianni Cuperlo all’8,41% (1.690 voti) e Paola De Micheli al 5,85% (1.176 voti). La battaglia sui numeri ha incrociato la prima vera tenzone del congresso, che finora è stato all’insegna del fair play. Il teatro è stata la Campania, dove c’è stato un frontale fra due pezzi di peso del Pd: il coordinatore della mozione di Elly Schlein, Francesco Boccia, contro Pina Picierno, che corre in tandem con Stefano Bonaccini per la guida del partito. Il primo ad accelerare è stato Boccia, commissario del Pd campano fresco di dimissioni. “Sono indignato da quello che sta succedendo a Caserta – ha detto – dove in alcuni casi non c’è praticabilità di campo”.

Il riferimento è al caos tesseramenti, che ha provocato il rinvio dei voti nei circoli. Emblematico il caso di Sessa Aurunca, dove c’è stato un anomalo boom di richieste di iscrizioni on line: 1.050 a fronte dei 1.200 voti ottenuti dal Pd alle ultime politiche. “Quello che è accaduto a Caserta è molto grave. Mi auguro di sentire le stesse parole da chi appoggia altri candidati”, ha aggiunto Boccia, chiamando in causa anche Pina Picierno, che è campana. “Per me e per la mozione Bonaccini non esistono zone di tolleranza – è stata la risposta – E dico a Boccia che usare strumentalmente questa discussione non rende onore alla battaglia per la legalità che dovremmo condurre insieme”. Lo scontro sulle tessere è stato duro proprio per l’importanza del voto nei circoli. Non caso, ci sono stati ricorsi non solo in Campania. In Calabria ne ha presentato uno il comitato che sostiene la candidatura di Cuperlo: “Da un primo fugace esame – è scritto in un passaggio – risulta che gli iscritti della federazione di Cosenza sono passati in un solo giorno, dal 30 gennaio al 31, da circa 2300 agli attuali 3976, con un incremento di 1600 tesserati”.

E anche in un circolo di Taranto ci sarebbero state anomalie, così come in Sardegna: sull’isola ci sono 150 tessere sospette. l casi sono all’attenzione della Commissione Nazionale per il Congresso, guidata da Silvia Roggiani, che ha controllato tutte le tessere online, identificandone 4.681 che sarebbero state fatte in modo difforme “e per le quali – è stato spiegato – abbiamo dato indicazioni puntuali perché siano verificate e annullate alle commissioni provinciali interessate”. La corsa alla guida del Pd è comunque avviata. Dal comitato del presidente dell’Emilia Romagna si guarda con ottimismo ai numeri: il vantaggio è considerato un ottimo viatico per le primarie. Ma i sostenitori di Schlein sono fiduciosi: “Alla vigilia – è il commento – il distacco pronosticato era maggiore. E poi ai gazebo non ci saranno solo gli iscritti e quindi la partita è aperta”. Intanto, nel Pd si confida nel fatto che il caso Delmastro – con lo scontro fra Pd e FdI – e le campagne elettorali dei quattro candidati abbiano rivitalizzato i consensi verso il partito. E questo potrà aiutare l’affluenza alle primarie.

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Bocchino: dall’Italia verso un’internazionale conservatrice

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La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.

Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.

E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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