Quello che leggete è un contributo bellissimo scritto da un napoletano che vive, lavora ed ha messo su famiglia a Londra. La considera la sua città pur non avendo mai reciso del tutto ogni legame con Napoli. Eppure Sal Sparace, questo il nome di chi scrive, parla di Londra come “mia città” e quando si infervora per Brexit dice “noi britannici”. Ringraziamo Sal Sparace per questo scritto che dà la precisa dimensione dello strappo in atto nella società inglese e ci fa vivere sentimenti e risentimenti di una comunità enorme (sono 700mila gli italiani residenti nel Regno Unito, buona parte a Londra) che è stufa di subire decisioni di una classe politica britannica “rotta”. È solo l’inizio di una collaborazione con juorno. Sal Sparace ci farà leggere altri commenti, altri giudizi, altri contributi su come cambia l’Inghilterra con Brexit. Perchè pare che Brexit sia ineluttabile.
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A dir la verità non sono mai stato un europeista ed ho vissuto la fase iniziale della Brexit con distacco per molti mesi. Le cose sono cambiate quando ho visto che Londra, che ritengo la mia città, ha incominciato ad assumere degli aspetti che non riuscivo più a riconoscere. Chi vive in questo Paese ha sempre amato il nostro essere multi-cultural. Posso capire però chi ha votato per uscire dall’Europa. Mi ricordo negli anni 80, quando sono arrivato, una Londra abitata da inglesi. Oggi invece non li trovi quasi più gli inglesi. Sono esemplari rari e vivono perlopiù in periferia.
Londra ormai rappresenta il resto del mondo anche se continua ad essere gestita, almeno nei modi di fare, dallo stile e dalla organizzazione british. Quello che affascina tutti è questa città aperta ad idee, visi e possibilità. Allora cos’è cambiato? Perche negli ultimi mesi mi sono sentito un po’ fuori luogo a Londra? Nel 2016 politici come Boris Johnson e Michael Gove del Governo britannico all’improvviso hanno immaginato un potere nelle loro mani che rispecchiasse paradossalmente un po’ l’Impero britannico. Approffitando di una tendenza che nasceva od era allo stato latente, hanno pensato che di europei ce n’erano troppi. Tuttavia, il referendum per uscire dall’UE (la famigerata Brexit) fu basato su notizie false. Furono promessi molti fondi per esempio alla NHS (National Health Service) a cui tutti teniamo. Boris non pensava che il refendum gli desse ragione e quindi ora siamo in una situazione dove metà del Regno Unito vuole cose opposte all’altra metà.
Furono usate le stesse tecniche mediatiche utilizzate da Donald Trump per la sua campagna elettorale con grossi fondi stanziati dal ricchissimo Arron Banks che finanziò con 8 milioni di sterline la Brexit. Sembra evidente che ci siano dei motivi economici a guidare la Brexit. Qualcuno ha interresse affinché accada, forse incluso Putin. Tuttavia Donald Tusk e Jeanclaude Juncker (presidente del Consiglio Europeo e Presidente della Commissione Europea oramai scaduti dalle rispettive cariche dopo l’elezione del nuovo Parlamento) non hanno offerto un accordo senza possibili tranelli e quindi la Camera Dei Comuni (la camera bassa del Parlamento del Regno Unito) non vuole approvarlo. Anche noi che non siamo nati qui rivogliamo l’Inghilterra nostra, quella che ci ha fatto innamorare, sognare, condividere i nostri mondi diversi. La politica si è rotta in Inghilterra. La maggior parte di noi ora non pensa ad altro che a farsi il passaporto inglese, per sentire di nuovo di appartenere a questo Paese. L’America di Donald Trump è pronta a fare affari ma gli inglesi sono prevalentemente anti-Trump. Che cosa saremo ora? Avverrà veramente l’effetto domino in Europa? Saremo veramente i nuovi zingari emigrati o acquisteremo uno stato sociale nuovo? Ormai mancano pochi mesi per capirlo. Ora abbiamo un numeretto con il ‘Settled Status’. Ci sono 3 milioni e mezzo di cittadini degli altri paesi dell’Unione europea residenti in Gran Bretagna, fra cui 700 mila italiani. Potranno ottenere il permesso di restarci mantenendo tutti i diritti?Basterà questo “settled status”, lo status di residente permanente? Sappiamo che possiamo rimanere però ci ritroviamo in una Londra meno accogliente.
È anche nato il ‘coltello cordiale’. Ogni giorno ci sono casi di accoltellamento ma quello che stupisce di piu è che questo avviene senza che ci sia una lite, un disaccordo. I ferimenti e gli omicidi per accoltellamento sono uno sport bestiale e disumano. Ci sono delle classifiche tra certi giovinastri e l’assassinio produce più puniti di un ferimento. Vorrei che quello che sto scrivendo fosse falso e vorrei ritornare negli anni 80. Ora Boris Johnson entra al numero 10 di Downing Street ma capisco che noi britannici di adozione dobbiamo reagire perche questa è anche casa nostra.
Quattro militari italiani impegnati nella missione di pace UNIFIL in Libano sono rimasti feriti a seguito di un attacco alla base situata nel sud del Paese. Fonti governative assicurano che i soldati, che si trovavano all’interno di uno dei bunker della base italiana a Shama, non sono in pericolo di vita. Le autorità italiane e internazionali hanno espresso forte indignazione per l’accaduto, mentre proseguono le indagini per ricostruire la dinamica dell’attacco.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LIBANO. SOLDATI DELLE NAZIONI UNITE (FOTO IMAGOECONOMICA)
La dinamica dell’attacco
Secondo le prime ricostruzioni, due razzi sarebbero stati lanciati dal gruppo Hezbollah durante un’escalation di tensioni con Israele. Al momento dell’attacco, la base italiana aveva attivato il livello di allerta 3, che impone ai militari l’utilizzo di elmetti e giubbotti antiproiettile. La decisione si era resa necessaria a causa della pericolosità crescente nell’area, teatro di scontri tra Israele e Hezbollah.
Un team di UNIFIL è stato inviato a Shama per verificare i dettagli dell’accaduto, mentre il governo italiano monitora attentamente la situazione.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON. FOTO IMAGOECONOMICA ANCHE IN EVIDENZA
Le dichiarazioni del ministro Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato con durezza l’attacco, definendolo “intollerabile”:
“Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi UNIFIL come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile”.
Crosetto ha inoltre sottolineato la necessità di proteggere i militari italiani, impegnati in una missione delicata per garantire la stabilità nella regione.
La solidarietà del Presidente Meloni
Anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso solidarietà ai militari feriti e alle loro famiglie, dichiarando:
“Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di UNIFIL. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di UNIFIL”.
Unifil: una missione per la pace
La missione UNIFIL, operativa dal 1978, ha il compito di monitorare il cessate il fuoco tra Israele e il Libano, supportare le forze armate libanesi e garantire la sicurezza nella regione. L’attacco alla base italiana evidenzia la crescente instabilità nell’area e i rischi a cui sono esposti i caschi blu impegnati nella missione di pace.
La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.
Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.
E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.
La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.