Non è Denise Pipitone la ragazza bosniaca Denisa Beganovic a cui martedì della settimana scorsa a Roma era stato prelevato un campione di saliva dai carabinieri per fare l’esame del Dna. Il test è risultato negativo. La giovane cui è stato fatto l’esame era stata intervistata dalla trasmissione “Quarto grado” e aveva spiegato che gli investigatori le avevano mostrato una foto di Pietro Pulizzi e di Denise sua figlia naturale. Lei aveva negato di conoscerli. La ragazza bosniaca è nata il 29 settembre 2002 mentre la bambina scomparsa da Mazara del Vallo il 1 settembre 2004 era nata il 26 ottobre 2000.
“Sono Denisa sono di Tuzla in Bosnia e il 10 torno lì a trovare mia madre, i miei genitori sono di là io non sono italiana. Sono bosniaca so chi sono mio padre e mia madre ora parlano di questa storia che dovrei essere un’altra ma è solo una storia. Ora devo andare che ho l’appuntamento con una signora che mi aiuta con i bambino e mi regala un po’ di vestiti”, spiega mentre esce dal portone dello stabile dove abita alla periferia di Roma con suo marito. L’ennesimo tentativo di trovare Denise sotto un’altra identità e ormai ventenne nasce dalla segnalazione dei carabinieri della stazione romana di Talenti che avevano raccolto le indicazioni dei vicini di casa della bosniaca, che si erano incuriositi per il nome, che richiamava quello di Denise, e per la sua somiglianza, da loro riscontrata, con la bambina.
La segnalazione dei carabinieri è stata trasmessa alla Procura di Marsala che ha chiesto ai militari di acquisire, col consenso della giovane, il Dna per una comparazione con quello della bambina. L’accertamento è stato disposto nell’ambito di un fascicolo, cosiddetto modello 45, nel quale i pm raccolgono le decine di segnalazioni che periodicamente arrivano sulla scomparsa di Denise e sulle quali i magistrati dispongono sistematicamente indagini. Le notizie sull’ esame del Dna non sono state accolte bene da Piera Maggio e da Pietro Pulizzi perchè, sostengono, le hanno sapute dai media e non dalla procura. Prima di conoscere l’esito del teste avevano scritto “Un tuffo al cuore, sono fatti che non dovrebbero nemmeno accadere.
Le notizie, “specialmente quelle particolari” dovrebbero passare prima da noi genitori e dopo alla stampa, (con tutto rispetto). Questo non è umanamente corretto. Siamo coinvolti in un’arancia meccanica dei sentimenti”. Poi in una nota hanno detto: “‘La stampa è tossica, la stampa inquina ed è pericolosa’ e poi ci ritroviamo (con tutto rispetto) un Procuratore che utilizza la stampa per rispondere e non ci manda a casa neanche attraverso un carabiniere, le forze dell’ordine, ancor prima del comunicato stampa, visto che la comunicazione l’hanno fatta loro, dando la notizia a tutti e non anche in primis a noi genitori, per comunicarci umanamente in maniera riservata, ‘stia tranquilla signora purtroppo l’esito del Dna è risultato negativo’. Neanche questo, tutto attraverso la stampa che in questo caso ‘la stampa è buona’”.
“La stampa non va valutata e definita a propria convenienza – scrivono ancora – e comunque svolge un servizio dietro notizie e comunicazioni perché gli vengono riferite da qualcuno. Abbiamo appreso la notizia dell’accertamento della ragazza Bosniaca di Roma, dall’inizio a fine esito nel giro di 12 ore, solo attraverso i media. Rimaniamo delusi e amareggiati”. Per la sparizione di Denise è stata processata e assolta in tutti i gradi di giudizio la sorellastra Jessica Pulizzi che il padre naturale di Denise ebbe con Anna Corona, e l’ex fidanzato della ragazza Gaspare Ghaleb, condannato a due anni per false dichiarazioni a pm reato poi prescritto. Secondo l’accusa Jessica fece sparire la bambina per “vendetta e gelosia”. Anche la madre di Jessica, Anna Corona, è stata indagata con altre tre persone ma l’inchiesta è stata archiviata.
Il 23 novembre 1980 è una data incisa nella memoria dell’Italia. Alle ore 19:35, una scossa di terremoto di magnitudo 6,8, seguita da un’altra di magnitudo 5, devastò le province di Avellino, Salerno e Potenza, colpendo anche altre zone della Campania e della Basilicata. Una tragedia che causò migliaia di vittime e distrusse interi paesi, lasciando ferite profonde nel cuore delle comunità.
A 44 anni di distanza, i Vigili del Fuoco di Avellino, insieme alle istituzioni e ai cittadini, vogliono rendere omaggio alle vittime e ai feriti di quella catastrofe, ricordando anche il sacrificio di chi, con coraggio e abnegazione, si mobilitò per portare soccorso.
Il ricordo dei soccorritori
I Vigili del Fuoco furono tra i protagonisti della risposta all’emergenza. Nonostante le difficoltà rappresentate da un territorio montagnoso, dalle condizioni meteorologiche avverse e dalle vie di comunicazione interrotte, operarono senza sosta per mesi. Ragazzi che, con il loro spirito di adattamento, riuscirono a superare ogni ostacolo, guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione della popolazione colpita.
«Vogliamo ricordare l’immane lavoro dei nostri colleghi Vigili del Fuoco, che affrontarono sacrifici personali senza precedenti per fronteggiare una situazione straordinaria», sottolineano oggi i rappresentanti del corpo.
Un messaggio dal Ministro Piantedosi
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha partecipato alle commemorazioni a Sant’Angelo dei Lombardi, uno dei comuni più colpiti dal sisma, ricordando con commozione il sacrificio delle vittime e il moto di solidarietà che ne seguì.
«Quella tragedia rappresentò uno spartiacque per il nostro Paese, evidenziando la necessità di un Sistema nazionale di protezione civile. Oggi, la Protezione Civile italiana è un modello d’eccellenza riconosciuto a livello internazionale», ha dichiarato Piantedosi.
L’impatto storico e umano
La scossa devastò un’area di 17.000 chilometri quadrati, rendendo i soccorsi estremamente complessi. Cinque giorni dopo il sisma, tutti i corpi erano stati estratti dalle macerie, ma il lavoro di ricostruzione e assistenza durò per mesi. Allora, il presidente Sandro Pertini denunciò i gravi ritardi nei soccorsi, sollevando l’urgenza di migliorare le risposte alle emergenze.
Quella tragedia fu il punto di partenza per la nascita, nel 1982, del Dipartimento della Protezione Civile, che oggi coordina le emergenze sul territorio nazionale con rapidità ed efficacia.
Un tributo all’Italia solidale
L’anniversario del terremoto in Irpinia è un’occasione per ricordare non solo il dolore, ma anche la straordinaria solidarietà che unì il Paese. Da ogni angolo d’Italia arrivarono soccorritori e aiuti per sostenere le popolazioni colpite.
I Vigili del Fuoco di Avellino celebrano oggi il coraggio e la dedizione di chi si sacrificò per portare speranza e sollievo in un momento di disperazione, riaffermando il valore della memoria collettiva e dell’impegno civile.
Questa mattina, alle ore 8:35, è stata registrata una lieve scossa di terremoto di magnitudo 2,2 della scala Richter sul Vesuvio, precisamente sul versante di Ottaviano. La scossa, localizzata a una profondità di appena 20 metri, è stata percepita dalla popolazione locale, sebbene senza provocare danni.
Un evento di natura superficiale
La particolarità di questo evento sismico è la sua natura superficiale: essendo avvenuto a una profondità molto ridotta, il movimento del suolo è stato avvertito con maggiore intensità nelle aree circostanti l’epicentro, pur trattandosi di una magnitudo contenuta.
La rete di monitoraggio sul Vesuvio
Il Vesuvio, uno dei vulcani attivi più monitorati al mondo, è costantemente sotto osservazione dagli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Gli eventi sismici di bassa intensità e profondità, come quello di questa mattina, rientrano nelle normali attività vulcaniche e tettoniche dell’area.
Cosa significa per la popolazione
Gli esperti sottolineano che una scossa di questa entità non rappresenta un motivo di preoccupazione. Tali fenomeni sono parte della normale attività geodinamica dell’area vesuviana e non indicano necessariamente cambiamenti significativi nel comportamento del vulcano.
Consigli per la cittadinanza
È sempre utile che la popolazione residente in aree vulcaniche adotti semplici pratiche di prevenzione e segua le comunicazioni ufficiali delle autorità locali e degli enti scientifici.
L’evento odierno, pur avvertito dalla cittadinanza, rientra nella casistica di scosse leggere che non destano particolari allarmi, ma che ricordano l’importanza di vivere consapevolmente in una zona caratterizzata da fenomeni naturali unici.
Ad Avellino l’intervento congiunto dei Vigili del Fuoco e della Polizia di Stato hanno portato al salvataggio di una donna e dei suoi figli da una situazione critica.
Il delicato intervento si è svolto ad Avellino, in via Circumvallazione, dove i Vigili del Fuoco sono intervenuti su richiesta della Polizia di Stato per affrontare una grave situazione di emergenza familiare. Un uomo, armato di coltello, minacciava la sua compagna, una donna di origini senegalesi, e i loro tre figli: due bambine e un maschietto.
La donna, temendo per la propria vita e quella dei suoi figli, si era rifugiata in una stanza chiusa a chiave. In cerca di aiuto, aveva portato i bambini sul balcone, attirando così l’attenzione delle forze dell’ordine e dei soccorritori. La tempestività dei Vigili del Fuoco, intervenuti con un’autoscala, ha permesso di mettere subito in salvo le due bambine, che sono state portate in un luogo sicuro.
Mentre l’operazione di soccorso continuava per raggiungere la madre e il figlio, l’uomo è riuscito a sfondare la porta della stanza, aumentando ulteriormente il rischio per i presenti. È stato in quel momento che gli agenti della Polizia di Stato, già sul posto, sono intervenuti con prontezza, riuscendo a bloccare e neutralizzare l’aggressore prima che potesse ferire qualcuno.
Completata la messa in sicurezza dell’uomo, i Vigili del Fuoco hanno riportato le bambine al fianco della madre, concludendo con successo l’intervento. Nessuno tra i coinvolti ha riportato ferite, e la donna e i suoi figli sono stati affidati alle cure dei servizi sociali per il supporto necessario.