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Cronache

Napoli, in migliaia sciamano per le strade dello shopping e sul lungomare dimenticando il covid

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Giornata bellissima a Napoli. Primaverile. Temperatura dolce, di  venti gradi. Strade e luoghi di svago delle città affollati. Sembra la foto di una città felice. Ma forse non  è così. Nessuno ha voglia di giudicare la voglia di libertà dei napoletani, degli italiani, della gente del mondo intero dopo una non circa di pandemia. Forse le immagini della folla per strada, con la maggioranza delle persone che usano le mascherine, non  sono quello che ci vuole per fermare il contagio. In ogni caso, questa è l’immagine di napoli.

Lungomare affollato, strade e i negozi dello shopping trafficare. Non c’è una strada di Napoli questo sabato che non sia presa d’assalto. Nel centro antico come nella zona collinare del Vomero: da via Scarlatti a via Luca Giordano, migliaia di persone. Certo, ripetiamo, tutti o quasi con mascherine per schivare il covid. Ma anche tutti inevitabilmente assembrati. Ai bar, poi,  l’aperitivo servito e gustato senza mascherine (difficile bere e parlare con le mascherine). Nei ristoranti  file di attesa. Sul lungomare  boom di persone. Un caos infermale in questo caso. L’area non è più pedonale dopo la mareggiata del mese scorso e i danni devastanti alla costa. Qui persone, auto, camion, facevano bella mostra. La chiusura della Galleria Vittoria ha riportato Napoli indietro di 30 anni. Una situazione assurda. Un pezzo di Napoli invivibile. A tutto questo occorre aggiungere  centinaia di bambini vestiti con le maschere di carnevale. Le mamme li hanno portati fuori (Napoli è in zona gialla), a prendere aria, sole. A sfoggiare i vestiti di carnevale. Napoli e la Campania pagheranno questa libertà? Aumenteranno i contagi? Cambierà la colorazione da giallo ad arancione? La speranza è NO. La ragione induce a pensare altro.

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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