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Napoli campione d’Italia: ecco le pagelle, Kvara e Osimhen sono da 9

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Miglior attacco e miglior difesa del campionato, squadra con maggior numero di assist e con il maggior possesso palla: il Napoli ha dominato il torneo e lo si ricava non soltanto dal dato relativo ai punti conquistati ma anche da altri parametri fondamentali nel contesto del rendimento di ogni squadra. Tutti gli elementi della rosa di Spalletti hanno contribuito al successo, anche se non tutti sono stati utilizzati con continuità.

– MERET 7: messo in discussione in estate rimane a Napoli per mancanza di alternative sul mercato e firma a sorpresa la stagione del suo pieno riscatto.

– DI LORENZO 8: capitano coraggioso, sempre presente, punto di riferimento tecnico e morale per i compagni di squadra dà il suo contributo anche con gol e assist.

– RRAHMANI 7: perno difensivo, dà sicurezza al reparto e contribuisce anche con i gol al gioco d’attacco dimostrando ottime capacità tecniche.

– KIM 8: una clamorosa sorpresa per il campionato. Solido, veloce, bravo di piede e di testa, non fa rimpiangere in alcun modo Koulibaly ed è uno dei protagonisti assoluti della travolgente annata della sua squadra.

– MARIO RUI 6,5: vive una stagione molto positiva, dividendosi i compiti con il nuovo arrivato Olivera. Importante il contributo anche in termini offensivi con i suoi decisivi assist confezionati per i compagni di squadra.

– ANGUISSA 7: un ruba palloni prezioso per il gioco di contenimento della squadra. Dotato di una straordinaria carica agonistica, non conosce soste e dà sempre tutto se stesso in ogni partita.

– LOBOTKA 8: agilità, senso della posizione, geometria, dribbling: le sue caratteristiche vengono messe sempre al servizio della squadra. Cardine del centrocampo, catalizzatore del gioco, dai suoi piedi passano tutte le azioni e risulta uno degli elementi più determinanti della squadra.

– ZIELINSKI 6: una stagione di alti e bassi, caratterizzata, rispetto al passato, da una minore incisività in termini offensivi. Quando è in giornata lascia però sempre il segno sulla partita.

– LOZANO 6: meno presente in zona gol rispetto alla passata stagione, alterna buone prestazioni a un rendimento un po’ deludente. Complessivamente la sua stagione è sufficiente, ma il bilancio avrebbe potuto essere più soddisfacente.

– OSIMHEN 9: è l’anima della squadra, il condottiero impavido. Lotta su ogni pallone, trascina i compagni, dà spettacolo con i suoi gol, le sue travolgenti progressioni, i suoi colpi di testa da altezze siderali. Pur se limitato da due infortuni, supera soglia 20 gol e fornisce anche preziosi assist per i compagni che caratterizzano un campionato da vero trascinatore.

– KVARATSKHELIA 8,5: al suo debutto in un campionato importante lascia subito il segno. Incanta con le sue giocate fantasiose, mostrando capacità tecniche e atletiche che ne fanno, considerata anche la giovanissima età, uno dei più importanti prospetti del calcio mondiale per i prossimi anni. E’ al top nel mondo con un rendimento a due cifre nelle speciali classifiche di rendimento relative ai gol fatti e agli assist.

– GOLLINI 6,5: arriva a gennaio per sostituire Sirigu. Chiamato in causa una sola volta contro l’Atalanta dimostra tutto il suo valore con una prestazione soddisfacente.

– BERESZYNSKI 5: si trasferisce al Napoli durante il mercato di gennaio ma è chiuso dallo stakanovista Di Lorenzo e trova spazio soltanto in occasione della sfortunata partita di Coppa Italia con la Cremonese.

– OSTIGARD 6: chiuso da Rrahmani e Kim trova poco spazio ma nelle rare occasioni in cui viene chiamato in causa offre sempre prestazioni positive per impegno e per rendimento.

– JUAN JESUS 6,5: prima riserva in difesa e fedelissimo di Luciano Spalletti, dà un contributo di esperienza e di sicurezza al reparto quando deve sostituire Kim o Rrahmani.

– OLIVERA 6,5: si alterna con Mario Rui sulla fascia sinistra della retroguardia. Più solido del portoghese nella fase difensiva, si esprime anche bene nella sovrapposizioni offensive e nei continui scambi con i compagni di fascia sinistra.

– DEMME 5: rimane ai margini della squadra e non viene quasi mai utilizzato da Spalletti. Chiede di essere ceduto nel mercato invernale ma poi rimane perché non trova l’accordo economico con le Società che lo richiedono e viene utilizzato con il contagocce.

– NODOMBELE 6: è la prima riserva del centrocampo. Alterna buone prestazioni a qualche uscita non proprio indimenticabile. Mostra ottima tecnica ma troppe volte appare troppo lento nei movimenti per i ritmi del campionato italiano.

– GAETANO 6: Spalletti non se ne vuole privare a inizio anno perché ne riconosce il valore tecnico, ma trova pochissimo spazio e non viene quasi mai utilizzato.

– ZERBIN 6: rimane a Napoli nonostante le tante richieste da squadre di serie A ma viene un po’ penalizzato dalla concorrenza. Gioca poco, anche se quando scende in campo dimostra sempre il suo valore e la sua voglia di partecipare ai successi della squadra.

– ELMAS 7: Spalletti non lo considera una riserva ma piuttosto un titolare aggiunto. Jolly prezioso, può essere utilizzato in diversi ruoli e dà un contributo rilevantissimo in ogni partita, mettendo a segno gol che spesso risultano decisivi per il risultato finale.

– POLITANO 6,5: si alterna sulla fascia destra dell’attacco con Lozano e quando è in campo non fa mai mancare anche il suo aiuto nella fase di copertura difensiva. Prezioso in tantissime partite è un po’ evanescente in certe occasioni, ma il suo contributo alla causa è comunque positivo.

– RASPADORI 6,5: Costretto a un ruolo da comprimario, nonostante sia titolare in Nazionale, dall’esplosione di Osimhen e Kvaratskhelia. Nella prima parte della stagione, quando il nigeriano è infortunato, risulta decisivo in campionato e in Champions. Determinante il gol con il quale firma la decisiva vittoria a Torino con la Juventus.

– SIMEONE 6,5: Quando è chiamato in causa fa valere la sua voglia di spaccare il mondo. Risulta decisivo in momenti delicati della stagione e si fa valere anche in Champions, torneo nel quale è al debutto assoluto.

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Giustizia, stretta sulle toghe politicizzate e sui reati informatici: il decreto del governo in arrivo

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La riforma della giustizia torna al centro del dibattito con il nuovo decreto che il governo si appresta a varare lunedì prossimo in Consiglio dei Ministri. Tra le novità principali, spiccano due misure destinate a far discutere: l’introduzione di sanzioni per i magistrati che non rispettano il dovere di astensione in casi di conflitto di interesse e una stretta sui reati informatici e sul dossieraggio illegale.

Sanzioni per le toghe politicizzate

Il decreto introduce una nuova norma che obbliga i magistrati a astenersi dal giudicare su questioni rispetto alle quali si sono già espressi pubblicamente attraverso editoriali, convegni o social network. In caso di violazione, il Consiglio Superiore della Magistratura potrà adottare sanzioni che vanno dall’ammonimento alla censura, fino alla sospensione.

Secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, questa norma intende tutelare il principio di imparzialità della magistratura, un obiettivo che la maggioranza considera fondamentale per garantire l’equilibrio tra i poteri dello Stato.

La misura ha già suscitato polemiche tra le toghe e riacceso il dibattito sulla presunta politicizzazione della magistratura. L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha espresso preoccupazione per quella che definisce un’“invasione di campo” da parte del governo.

La questione delle migrazioni e il caso Silvia Albano

La norma sulle toghe politicizzate sembra trarre origine da recenti tensioni tra il governo e alcune sezioni della magistratura, in particolare sui temi legati all’immigrazione. Emblematico il caso della giudice Silvia Albano, che aveva criticato l’accordo tra Italia e Albania sui migranti, trovandosi poi a giudicare direttamente su questa materia.

Albano, presidente di Magistratura Democratica, è stata bersaglio di critiche da parte della maggioranza per la sua posizione pubblica contro il “decreto Paesi sicuri”. La sua decisione di non convalidare il trattenimento di 12 migranti nel centro italiano in Albania ha sollevato ulteriori tensioni.

Stretta sui reati informatici e dossieraggi

Il decreto affronta anche il problema dei reati informatici, introducendo nuove misure per contrastare l’accesso abusivo ai database pubblici. Tra le novità principali:

  • Arresto in flagranza per chi viola sistemi informatici di interesse pubblico, militare o legati alla sicurezza nazionale.
  • Trasferimento delle indagini sui reati di estorsione tramite mezzi informatici alla procura Antimafia, guidata da Giovanni Melillo.

Queste misure arrivano in risposta a recenti scandali legati al dossieraggio illegale, come l’indagine della DDA di Milano sulla “centrale degli spioni” che trafugava dati sensibili da banche dati governative, coinvolgendo figure politiche di primo piano come la premier Giorgia Meloni.

Un antipasto per la riforma delle carriere

Questo decreto rappresenta solo l’inizio di un più ampio progetto di riforma delle carriere di giudici e pm che il governo sta portando avanti in Parlamento. La maggioranza intende ridefinire i rapporti tra i poteri dello Stato, nonostante le inevitabili polemiche con la magistratura.

Secondo il ministro Nordio, l’obiettivo è garantire un sistema giudiziario più equo e trasparente, ma l’ANM e altre voci critiche temono che queste misure possano indebolire l’autonomia delle toghe.

Un Natale caldissimo per la giustizia italiana

Le nuove norme, che toccano temi delicati come la gestione dell’immigrazione, i reati informatici e l’imparzialità dei magistrati, promettono di accendere il dibattito politico e giudiziario. Il governo va avanti, ma il confronto con le toghe e le associazioni di categoria si preannuncia acceso.

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Bocchino: dall’Italia verso un’internazionale conservatrice

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La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.

Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.

E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.

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Da Putin a Gheddafi, i leader nel mirino dell’Aja

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Con il mandato d’arresto spiccato contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu, insieme all’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, si allunga la lista dei capi di Stato e di governo perseguiti dalla Corte penale internazionale con le accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Da Muammar Gheddafi a Omar al Bashir, e più recentemente Vladimir Putin. Ultimo in ordine di tempo era stato appunto il presidente russo, accusato nel marzo del 2023 di “deportazione illegale” di bambini dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia, insieme a Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini del Cremlino.

Sempre a causa dell’invasione dell’Ucraina nel mirino della Corte sono finiti in otto alti gradi russi, tra cui l’ex ministro della Difesa Sergei Shoigu e l’attuale capo di stato maggiore Valery Gerasimov: considerati entrambi possibili responsabili dei ripetuti attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine. Prima di Putin, nel 2011 l’Aja accusò di crimini contro l’umanità Muammar Gheddafi, ma il caso decadde con la morte del rais libico nel novembre dello stesso anno.

Un simile provvedimento fu emesso per il figlio Seif al Islam e per il capo dei servizi segreti Abdellah Senussi. Tra gli altri leader di spicco perseguiti, l’ex presidente sudanese Omar al Bashir: nel 2008 il procuratore capo della Corte Luis Moreno Ocampo lo accusò di essere responsabile di genocidio e crimini contro l’umanità e della guerra in Darfur cominciata nel 2003. Anche Laurent Gbagbo, ex presidente della Costa d’Avorio, è finito all’Aja, ma dopo un processo per crimini contro l’umanità è stato assolto nel 2021 in appello.

Nel 2016 la Corte penale internazionale ha condannato l’ex vicepresidente del Congo, Jean-Pierre Bemba, per assassinio, stupro e saccheggio in quanto comandante delle truppe che commisero atrocità continue e generalizzate nella Repubblica Centrafricana nel 2002 e 2003. Il signore della guerra ugandese Joseph Kony, che dovrebbe rispondere di ben 36 capi d’imputazione tra cui omicidio, stupro, utilizzo di bambini soldato, schiavitù sessuale e matrimoni forzati, è la figura ricercata dalla Cpi da più tempo: il suo mandato d’arresto venne spiccato nel 2005. Tra gli altri dossier aperti e su cui indaga l’Aja c’è l’inchiesta sui crimini contro la minoranza musulmana dei Rohingya in Birmania. Un’altra indagine è quella su presunti crimini contro l’umanità commessi dal governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro. E non è solo l’Aja ad aver processato capi di Stato e di governo: nel 2001, l’ex presidente Slobodan Milosevic fu accusato di crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia. Arrestato, morì d’infarto in cella all’Aja nel 2006, prima che il processo potesse concludersi.

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