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Mugnano, tentato incendio doloso per intascare il premio assicurativo: Carabinieri fermano il rogo a 15 minuti dallo scoppio

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I Carabinieri della stazione di Mugnano sono intervenuti appena in tempo per evitare un disastro. La telefonata anonima ricevuta in caserma ha lasciato poco spazio all’immaginazione: “Fra poco quella casa prenderà fuoco… per i soldi dell’assicurazione.” Con questa segnalazione, i militari si sono immediatamente mobilitati, arrivando sul luogo a pochi minuti dall’innesco programmato.

L’escamotage del timer e l’innesco per il rogo

Al loro arrivo, i Carabinieri hanno trovato la famiglia – padre, madre e figlio – già sul posto, apparentemente ostili e reticenti. Mentre i militari cercavano di mettere in sicurezza la situazione, il capofamiglia ha staccato il contatore elettrico, alimentando i sospetti. Nel frattempo, è iniziata l’evacuazione della palazzina, abitata anche da altre famiglie. La vicinanza di un grosso serbatoio di metano al piano terra rendeva la situazione estremamente pericolosa, in quanto l’eventuale incendio avrebbe potuto provocare un’esplosione.

Confessione e tentativo di distruzione delle prove

Durante l’evacuazione, la madre ha aggredito i militari, colpendo uno di loro, mentre il figlio tentava di recuperare e nascondere oggetti dall’appartamento. La rapida reazione dei Carabinieri ha permesso di recuperare gli oggetti lanciati dalla finestra e di bloccare il giovane. A questo punto, la donna ha confessato: l’incendio sarebbe stato provocato per ottenere il premio assicurativo.

Stratagemma pericoloso: il timer programmato per innescare le fiamme

I militari hanno scoperto un piano ingegnoso per dare fuoco alla casa. Un timer crepuscolare era collegato a una ciabatta elettrica e impostato per scattare alle 14:15. In quel momento, l’innesco artigianale avrebbe prodotto una scarica elettrica, dando il via alle fiamme che, alimentate da polistirolo infiammabile, si sarebbero propagate velocemente in tutto l’appartamento. Grazie alla telefonata anonima e alla prontezza dell’intervento, i Carabinieri sono riusciti a evitare l’incendio con un margine di soli 15 minuti.

Denuncia per tentato incendio e altri reati

I tre membri della famiglia sono stati denunciati per concorso in tentato danneggiamento a seguito di incendio, resistenza, violenza e oltraggio a pubblico ufficiale. La madre risponderà anche per lesioni personali. Un intervento decisivo che ha evitato un pericoloso incendio, proteggendo la comunità e prevenendo un danno economico legato all’assicurazione.

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La rete di potere di Rosario Piccirillo: dalle boe di Mergellina alla gestione del quartiere

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Un fitto sistema di contatti e una presunta influenza quasi istituzionale caratterizzano la figura di Rosario Piccirillo, noto come “o’ biondo”, ritenuto il boss della zona di Mergellina a Napoli. Arrestato per tentata estorsione legata alla gestione delle boe di ormeggio di Mergellina, Piccirillo è ora al centro di un’indagine che ne esplora il presunto potere informale, un’autorità riconosciuta sia tra gli ambienti criminali che tra quelli borghesi, dagli abitanti del rione ai professionisti, fino agli stessi medici.

L’accusa: racket sulle boe e l’arresto del figlio Antonio

Rosario Piccirillo è accusato di aver usato il proprio peso criminale per ottenere il controllo di circa venti boe posizionate nelle acque davanti al consolato americano. La stessa inchiesta ha portato all’arresto di suo figlio, Antonio Piccirillo, il quale fino a qualche anno fa si era dissociato pubblicamente dalla camorra, ma che ora è accusato di tentata estorsione. Durante gli interrogatori di garanzia condotti dalla Gip Federica Colucci, Antonio ha difeso il proprio operato sostenendo che quelle boe fossero un bene familiare, frutto di un investimento di 180 milioni di lire fatto dal padre quando la normativa sugli ormeggi era più flessibile.

La cooperativa e i dissapori: De Crescenzo e le famiglie rivali

Al centro della contesa vi è una cooperativa formata dalle famiglie Dello Russo, Bianco e De Crescenzo, oggi legittimate a gestire le boe nella zona ambita di Mergellina. Questa gestione ha innescato una serie di pressioni da parte dei Piccirillo. In particolare, Antonio avrebbe fatto visita alla tiktoker Rita De Crescenzo, chiedendo di assegnare a lui e ad alcuni suoi conoscenti la gestione delle boe o di concedere delle assunzioni stagionali. In caso di rifiuto, avrebbe lanciato intimidazioni, sostenendo: “Le minacce di morte sono di mio padre, ma anche mie”. Ai magistrati, Antonio ha spiegato che il suo intervento era dettato dalla convinzione paterna secondo cui le boe, che un tempo rappresentavano una fonte di economia per la famiglia, fossero ancora un diritto da rispettare.

Un’autorità informale: dalle boe agli affari immobiliari

L’inchiesta, coordinata dai pm Celeste Carrano e Mariangela Magariello sotto la guida di Rosa Volpe e del procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri, ha messo in luce una rete di rapporti che descrive Piccirillo come una figura di riferimento, quasi un “sindaco” del rione di Mergellina. Diversi borghesi si rivolgevano a lui, anche per consulenze su contenziosi privati e questioni immobiliari, come nella zona della Torretta. La sua influenza è stata riscontrata anche in un flusso costante di visitatori sia nella sua abitazione napoletana sia nella struttura a Sessa Aurunca dove lavorava durante un periodo di libertà vigilata. Tra questi, un medico si sarebbe recato più volte da Piccirillo, rafforzando l’idea di un’autorità riconosciuta anche al di fuori dell’ambiente criminale.

Intimidazioni e storia di rivalità

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, le pressioni attorno al controllo delle boe risalirebbero a oltre trent’anni fa. La squadra mobile di Napoli, sotto la direzione di Giovanni Leuci, ha raccolto informative che riportano storie di minacce, sequestri e rivalità che, nel tempo, hanno segnato l’attività di diversi imprenditori della zona. Uno scenario complesso, in cui Rosario Piccirillo è dipinto come una figura capace di dispensare consigli, gestire conflitti e rappresentare un’autorità informale per un intero quartiere.

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Errore nei test di gravidanza, esiti invertiti

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“Signora, guardi che l’esito negativo del test di Beta Hcg che ha ricevuto due giorni fa non è corretto. In realtà ci siamo, lei è in stato di gravidanza”. A chiamare è il laboratorio analisi dell’ospedale regionale Parini di Aosta. A rispondere sono due donne inserite in un percorso di fecondazione artificiale. Il problema al sistema che analizza i campioni di sangue è emerso tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. Visitando una delle due pazienti, un ginecologo del centro di Procreazione medicalmente assistita dell’ospedale Beauregard ha notato una discrepanza rispetto al test negativo. Subito è stato avvisato il laboratorio analisi. Qui, ogni giorno, vengono processate tra le cinquemila e le seimila provette, e proprio in questo periodo è in fase di rinnovo il materiale tecnologico. La verifica a tappeto ha isolato gli errori: 11 i risultati invertiti, ma solo tre erano già stati consegnati. Il terzo esame confermava un esito negativo, ma con un valore numerico differente.

“Siamo abbastanza sollevati dal fatto di non avere avuto conseguenze importanti sulle donne”, commenta il dottor Mauro Occhi, direttore sanitario dell’unica azienda Usl della Valle d’Aosta. Dopo i colloqui con i propri medici – assicura il dirigente – nessuna di loro ha avuto necessità di assistenza psicologica. La questione riguarda il macchinario, una strumentazione di metodologia immunometrica, che consente di “processare tutti i campioni di sangue e attribuire una diagnosi per ognuno”, associando un preciso codice informatico. Ogni anno il nastro trasportatore convoglia verso l’analizzatore circa due milioni di provette. Quel giorno “la società fornitrice, queste grosse aziende multinazionali che forniscono la strumentazione di tecnologia” ha “probabilmente compiuto dal punto di vista della procedura un errore umano e ci ha fornito 11 codici sbagliati, per fortuna otto non sono neanche stati consegnati”.

Da quando “ci siamo accorti dell’errore a quando abbiamo parlato alle donne sono trascorse 48-72 ore”, spiega Occhi. L’azienda Usl della Valle d’Aosta, sottolinea il suo direttore sanitario, “non è responsabile perché sono i fornitori che ci hanno dato un’informazione sbagliata, ma questo non vuol dire. Li abbiamo contattati, ci hanno dato totale disponibilità, assumendosi la responsabilità del fatto. Quindi diciamo che ci siamo comportati in maniera moderna, efficace, veloce, tempestiva e con la giusta attenzione per le persone”.

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Tre giornalisti-influencer regnano sui social italiani

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Da un anno a questa parte il podio dei giornalisti più social d’Italia è occupato dagli stessi tre nomi. Sono quelli di Fabrizio Biasin, Gianluca Di Marzio e Lorenzo Tosa, che – salvo poche eccezioni – da 12 mesi sono in vetta alla top 15 dei ‘news influencer’ più di successo sulle piattaforme online elaborata da Sensemakers per Primaonline. Numeri da capogiro, che spesso superano il milione di like, commenti e condivisioni in totale, ma che possono arrivare fino ai 6,2 di Di Marzio ad agosto.

Dati in parte confermati anche dall’ultimo report, relativo a settembre 2024, seppure i risultati siano in netto calo per via della fine delle Olimpiadi e del calciomercato. A settembre Biasin è medaglia d’oro (come in altre 8 classifiche negli ultimi 12 mesi), Tosa argento (anche se più spesso si è trovato sull’ultimo gradino della top 3), Di Marzio bronzo con il suo peggior risultato degli ultimi tempi, ma che comunque si avvicina alle 900mila interazioni. Insomma, due esperti di sport – giusto per ricordare quali siano i temi più cari agli italiani – e uno (Tosa) di politica e attualità. A seguire: Enrico Mentana (725mila interazioni), Roberto Saviano (694mila), Nicola Porro (611mila).

Il direttore di Tg La7 conferma il posizionamento di agosto, in ripresa dopo mesi instabili, l’autore di Gomorra sale di 10 posizioni nel ranking grazie alla ripartenza di ‘Insider’ su Rai3, su cui pubblica molto, il vicedirettore de il Giornale si mantiene alto in graduatoria migliorando i risultati agostani. Se il segreto è parlare dei temi di interesse per il proprio pubblico, è anche vero che il processo per entrare in classifica può variare molto a seconda di follower e stile comunicativo.

C’è chi pubblica quotidianamente e chi fa meno post al mese ma riesce a catturare molta più attenzione, com’è capitato stavolta a Guido Meda, volto noto del motociclismo il cui messaggio in ricordo dell’amico Luca Salvadori, con le sue oltre 121mila persone coinvolte su Instagram, è in prima posizione nelle top 10 dei post di settembre. Lo sport resta uno dei temi più attraenti per gli italiani, tant’è che ne ranking dei giornalisti-influencer c’è Samuele Mandarò, che si occupa di fantacalcio. Ma non solo. Attualità e polemiche di vario genere catalizzano a loro volta like e riflessioni: basti pensare a un altro nome ricorrente in graduatoria, ovvero Mario Natangelo e le sue vignette, in questo caso dedicate al caso Sangiuliano-Boccia.

La forza delle altre tematiche si vede anche dai post di maggior successo degli ultimi mesi. Se giugno è stato dominato dalle partite italiane di Euro2024, a febbraio ha vinto il Festival di Sanremo e a dicembre 2023 la pubblicazione con più interazioni era una di Selvaggia Lucarelli sulla faccenda Ferragni-Balocco. I cibernauti hanno reagito a post e video riguardanti la morte di Matteo Messina Denaro (settembre 2023), l’omicidio di Giulia Cecchettin (novembre 2023) e le proteste dei trattori (gennaio 2024).

Senza dimenticare i casi più politici, come Antonio Scurati da Serena Bortone (aprile 2024), Saviano sull’uso “mediatico” del Parco Verde a Caivano da parte di Giorgia Meloni (maggio 2024) o le critiche di Lucarelli ad alcune affermazioni di Matteo Salvini (settembre 2024).

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