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Morto un altro scienziato iraniano, sospetti su Israele

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Uno scienziato iraniano e’ morto in circostanze misteriose, “probabilmente per avvelenamento da cibo”. Il decesso e’ avvenuto questa settimana, ma la notizia e’ stata diffusa solo oggi, il giorno dopo che Teheran ha annunciato la morte di un altro colonnello dei Pasdaran, Ali Esmailzadeh, il secondo in due settimane. Prima c’era stata l’uccisione di Sayyad Khodai, che le stesse Guardie Rivoluzionarie hanno attribuito a sicari degli Usa e dei loro alleati, Israele in primis. Secondo le prime informazioni, pubblicate dai siti iraniani e subito riprese dai media israeliani – Haaretz e Times of Israel – lo scienziato trovato morto era Ayoob Entezari, che ha conseguito un dottorato di ricerca in ingegneria aerospaziale presso l’Universita’ di tecnologia a Teheran. Inoltre, scrivono i media, ha preso parte anche a diversi progetti all’istituto tecnologico nella citta’ di Yazd ed era considerato uno dei massimi scienziati nel suo campo. Soprattutto, Entezari era specializzato nello sviluppo di droni e di missili. Ulteriori dettagli sulle circostanze del suo decesso non sono state rese note. La notizia della morte dello scienziato fa seguito a quella del decesso di un altro colonnello dei Pasdaran. L’agenzia ufficiale iraniana Irna, che cita una fonte bene informata, riferisce che Ali Esmailzadeh, comandante dell’unita’ operativa esterna della Forze Qods, e’ deceduto giorni fa “durante un incidente nella sua abitazione” a Karaj, 35 chilometri a nordovest di Teheran. Il sito non fornisce altre informazioni, ma nega che il colonnello sia stato assassinato come riferito dai media internazionali mentre l’agenzia Tasnim scrive che “Esmailzadeh e’ morto dopo essere caduto dal terrazzo della sua casa”, senza fornire ulteriori dettagli. Teheran ha comunque aperto un’indagine. La smentita della sua uccisione arriva giorni dopo che le Guardie Rivoluzionarie hanno accusato Israele di aver assassinato il colonnello Sayyad Khodai. Il militare, 50 anni, e’ stato freddato a colpi di pistola, il 22 maggio scorso, davanti alla sua casa di Teheran. in quella che e’ sembrata una vera e propria esecuzione. La tv pubblica israeliana Kan, nel riferire la notizia, ha sostenuto che il colonnello era stato attivo nella progettazione di attentati contro obiettivi israeliani in vari Paesi fra cui Turchia, Cipro, Kenya e Colombia. A quanto risulta in Israele, aveva avuto un ruolo attivo anche nella penetrazione militare dell’Iran in Siria, essendo stato uno stretto collaboratore del generale Qassem Soleimani, comandante delle forze Qods dei Pasdaran, ucciso da un drone Usa nel gennaio del 2020 a Baghdad.

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Attacco di Hezbollah in Libano, feriti quattro militari italiani della missione UNIFIL

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Quattro militari italiani impegnati nella missione di pace UNIFIL in Libano sono rimasti feriti a seguito di un attacco alla base situata nel sud del Paese. Fonti governative assicurano che i soldati, che si trovavano all’interno di uno dei bunker della base italiana a Shama, non sono in pericolo di vita. Le autorità italiane e internazionali hanno espresso forte indignazione per l’accaduto, mentre proseguono le indagini per ricostruire la dinamica dell’attacco.

UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LIBANO. SOLDATI DELLE NAZIONI UNITE  (FOTO IMAGOECONOMICA)

La dinamica dell’attacco

Secondo le prime ricostruzioni, due razzi sarebbero stati lanciati dal gruppo Hezbollah durante un’escalation di tensioni con Israele. Al momento dell’attacco, la base italiana aveva attivato il livello di allerta 3, che impone ai militari l’utilizzo di elmetti e giubbotti antiproiettile. La decisione si era resa necessaria a causa della pericolosità crescente nell’area, teatro di scontri tra Israele e Hezbollah.

Un team di UNIFIL è stato inviato a Shama per verificare i dettagli dell’accaduto, mentre il governo italiano monitora attentamente la situazione.

UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON. FOTO IMAGOECONOMICA ANCHE IN EVIDENZA

Le dichiarazioni del ministro Crosetto

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato con durezza l’attacco, definendolo “intollerabile”:

“Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi UNIFIL come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile”.

Crosetto ha inoltre sottolineato la necessità di proteggere i militari italiani, impegnati in una missione delicata per garantire la stabilità nella regione.


La solidarietà del Presidente Meloni

Anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso solidarietà ai militari feriti e alle loro famiglie, dichiarando:

“Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di UNIFIL. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di UNIFIL”.


Unifil: una missione per la pace

La missione UNIFIL, operativa dal 1978, ha il compito di monitorare il cessate il fuoco tra Israele e il Libano, supportare le forze armate libanesi e garantire la sicurezza nella regione. L’attacco alla base italiana evidenzia la crescente instabilità nell’area e i rischi a cui sono esposti i caschi blu impegnati nella missione di pace.

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La trumpiana Greene lavorerà con Musk e Ramaswamy a taglio costi

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La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.

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Pam Bondi, fedelissima di Trump a ministero Giustizia

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Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.

E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.

La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.

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