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Cronache

Morte ultras interista Belardinelli, in Questura a Napoli interrogatorio per altri 4 tifosi napoletani: sono cinque ora gli indagati napoletani per omicidio volontario

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L’inchiesta non è semplice e non sarà manco veloce. Troppe cose sono poche chiare nella morte dell’Ultras dell’Inter Daniele Belardinelli. L’uomo, morto nell’assalto ai tifosi del Napoli prima della partita di San Siro del 26 dicembre, sarebbe stato investito da una vettura. E questa vettura, a giudicare da testimonianza di ultra interisti, potrebbe essere quella in uso ad alcuni tifosi del Napoli assaltati. C’è un tifoso napoletano cui è stata sequestrata la vettura ed è indagato per omicidio volontario. Altri quattro, quelli che erano in auto con lui, sono stati interrogati nella questura di Napoli.  Sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di omicidio volontario anche loro, così con loro quattro, salgono a 5 i tifosi del Napoli che erano a bordo della Volvo V40 Station Wagon indagati. Secondo gli inquirenti avrebbero investito, provocandone poi la morte in ospedale, l’ultras del Varese (squadra gemellata con l’Inter), Daniele Belardinelli.

 

 

A Milano ci sono altri interrogatori in corso. Intanto restano in cella 4 ultras interisti. Tra questi c’è Marco Piovella, il capo della curva nord, l’architetto con la passione per la violenza accusato di aver organizzato, pianificato le violenze contro i napoletani e di aver persino armato gli altri ultras interisti con mazze e altri oggetti atti ad offendere.

“Quella dei miei assistiti non è l’auto coinvolta nell’incidente. Perchè è stata lavata? Perchè dopo essere andati in cinque a vedere una partita credo sia naturale riconsegnarla pulita. La usa il padre di uno dei miei clienti mi sembra sia normale lavarla prima di riconsegnarla. Non è stato un gesto compiuto per nascondere qualcosa”. Così, l’avvocato Emilio Coppola, legale di 4 dei 5 passeggeri della V40 che avrebbe investito Belardinelli, causandone la morte, ha risposto ai cronisti davanti alla Questura di Napoli.

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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Cronache

‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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