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Mohammed Sinwar, sarà lui il nuovo leader di Hamas?

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Mohammed Sinwar, fratello del defunto leader di Hamas Yahya Sinwar, emerge come una delle figure più temute e potenti nella Striscia di Gaza. Descritto come spietato quanto suo fratello, Mohammed ha consolidato la sua influenza all’interno di Hamas grazie a un ruolo chiave nell’attacco del 7 ottobre, che lo ha reso uno degli uomini più ricercati dalle forze israeliane.

Un passato da combattente

Nato a Khan Younis, Mohammed Sinwar è stato tra le prime reclute di Hamas e ha partecipato attivamente alla Prima Intifada. Il suo nome è salito alla ribalta nel 2005, quando fu rivelato come uno dei sette comandanti di Hamas, capo della Brigata Khan Younis. In passato, Israele ha tentato di assassinarlo più volte, senza successo. Uno degli episodi più significativi della sua carriera è stato l’organizzazione del rapimento del soldato israeliano Gilad Shalit nel 2006, che portò allo scambio di prigionieri in cui fu liberato suo fratello Yahya.

 

Eredità di potere e violenza

Gli analisti concordano nel descrivere Mohammed come una figura che, come il fratello Yahya, comprende solo il linguaggio del potere e della violenza. Nonostante le incognite sulla futura leadership di Hamas dopo la morte di Yahya, Mohammed rimane un papabile candidato alla guida del gruppo, anche se altri nomi come Khaled Meshaal sono stati considerati. La sua figura incute timore tra i palestinesi di Gaza, molti dei quali evitano persino di incrociare il suo sguardo per paura di rappresaglie.

Un ritorno dal passato

Dopo un periodo di silenzio, Mohammed Sinwar è riapparso nel maggio 2022 in una breve intervista ad Al Jazeera, alimentando speculazioni sul suo presunto “ritorno dalla morte”. La sua influenza all’interno di Hamas continua a crescere, rendendolo una figura centrale nel futuro del gruppo.

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‘Kim invia 12mila soldati per combattere in Ucraina’

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Il dado è tratto: migliaia di soldati di un Paese terzo si apprestano a scendere sul campo di battaglia nel conflitto tra Russia e Ucraina, al fianco dell’Armata di Putin. Un contingente di forze speciali di Pyongyang è già arrivato a Vladivostok, nell’Estremo oriente russo, per iniziare l’addestramento, rivela un rapporto dettagliato degli 007 di Seul. Nel complesso, il leader nordcoreano Kim Jong-un “ha deciso di inviare quattro brigate per un totale di 12.000 soldati a sostegno di Mosca”. Corredato dalle immagini satellitari, il dossier arriva all’indomani della denuncia di Volodymyr Zelensky, a margine del Consiglio europeo, che aveva parlato di “10mila soldati dalla Corea del Nord” già in fase di addestramento. “Sarebbe il primo passo verso una guerra mondiale”, aveva avvertito il presidente ucraino.

Le informazioni del National Intelligence Service (Nis) sudcoreano sono arrivate dopo un vertice di sicurezza convocato dal presidente Yoon Suk-yeol nel mezzo delle crescenti speculazioni sull’aiuto di Kim allo zar. Un primo gruppo di circa 1.500 militari di Pyongyang è sbarcato tra l’8 e il 13 ottobre a Vladivostok, il convoglio era composto da quattro navi da sbarco anfibie e tre navi di scorta russe. Le immagini satellitari indicherebbero una fase di addestramento già in corso nelle non lontane basi russe a Ussuriysk e Khabarovsk. Circostanza questa confermata da fonti militari alla Bbc, che nei giorni scorsi avevano riferito all’emittente britannica dell’arrivo dei nordcoreani nell’area.

Inoltre, sempre dalle immagini aeree, si intravede una nave russa nel porto nordcoreano di Chongjin, apparentemente per caricare altri soldati. Il traffico marittimo tra i due Paesi è intenso: il Nis stima che dallo scorso agosto siano partite dai porti della Corea del Nord 13mila navi container dirette in Russia per trasportare munizioni, missili, razzi anticarro. Tra questi l’impressionante numero di 8 milioni di proiettili d’artiglieria, decisivi nel conflitto ucraino, e spina nel fianco di Kiev costretta a fare i conti con una costante carenza di rifornimenti. “La Corea del Nord – ha commentato il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha – sostiene l’aggressione della Russia contro l’Ucraina con armi e effettivi. Noi esigiamo una reazione immediata e forte della comunità euroatlantica e mondiale”.

Per Seul i legami militari tra Pyongyang e Mosca rappresentano una “significativa minaccia alla sicurezza anche per la comunità internazionale”. Dall’Unione europea, il portavoce della Commissione Peter Stano ha ventilato contromisure: “Il continuo supporto militare della Corea del Nord alla Russia sarà affrontato con una risposta appropriata”. Più cauto il segretario generale della Nato Mark Rutte, che ha ribadito, dopo l’incontro dei ministri della Difesa dell’Alleanza a Bruxelles, di non poter confermare l’invio dei soldati nordcoreani.

“Ma questo potrebbe cambiare”, ha avvertito. Intanto, ai militari nordcoreani già arrivati in territorio russo sarebbero state fornite “uniformi e armi militari russe, oltre a documenti di identità falsi per mascherare la loro origine”. Gli 007 di Seul non hanno dubbi sul fatto che una volta completato l’addestramento saranno inviati in prima linea. Alcune fonti ucraine li vorrebbero addirittura inquadrati nei battaglioni buriati, i combattenti di origine mongola accusati da Kiev di essere i massacratori di Bucha e bollati da papa Francesco come “i più crudeli”, assieme ai ceceni, nella guerra in Ucraina. Ma gli esperti sono scettici: i militari nordcoreani infatti hanno poca esperienza sul campo, se si esclude qualche manipolo di piloti inviati in Vietnam, altri in Egitto durante la guerra dello Yom Kippur contro Israele, e istruttori e consiglieri in Libia, Uganda e Repubblica democratica del Congo.

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Kiev chiede reazione forte alleati a truppe nordcoreane

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Davanti all’invio di truppe nordcoreane destinate a combattere contro l’Ucraina, Kiev chiede agli alleati una “risposta forte”. Per la stessa ragione l’Ucraina domanda anche la fornitura di nuovi armamenti.

“La Corea del Nord – ha scritto su X il ministro degli Esteri Andrii Sybiha – sostiene l’aggressione della Russia contro l’Ucraina con armi e effettivi. Noi esigiamo una reazione immediata e forte della comunità euroatlantica e mondiale”. Con l’occasione Sybiha è tornato a chiedere ai Paesi dell’Occidente di rimuovere le restrizioni sull’uso delle armi a lunga gittata nonchè su quelle necessarie per intercettare gli attacchi di missili e droni lanciati dai russi verso il territorio ucraino.

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Israele uccide Yahya Sinwar, la fine di un leader spietato di Hamas

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La polizia israeliana ha confermato ufficialmente che il corpo di Yahya Sinwar, leader di Hamas e architetto dell’attacco del 7 ottobre 2023, è stato identificato tramite un esame dell’arcata dentale, anche se sono in corso ulteriori test per confermare l’identità. Sinwar, definito da molti come una figura enigmatica e crudele, è stato responsabile della pianificazione di operazioni violente e brutali contro Israele, tra cui il massacro di oltre 1.400 israeliani durante quell’attacco.

Chi era Yahya Sinwar?

Nato a Khan Younis, una delle aree più povere di Gaza, Sinwar si era costruito una reputazione spietata già negli anni ’80, quando venne arrestato e condannato a più ergastoli per l’omicidio di tre soldati israeliani e 12 palestinesi sospettati di collaborare con Israele. Durante il suo periodo in carcere, studiò approfonditamente il nemico, imparando l’ebraico e leggendo libri sui padri fondatori di Israele, come Jabotinsky e Begin.

Rilasciato nel 2006 in seguito allo scambio di prigionieri per il soldato israeliano Gilad Shalit, Sinwar si rivelò un leader carismatico e strategico, orchestrando operazioni che resero Hamas sempre più forte, tanto da essere eletto leader dell’organizzazione per tutta Gaza nel 2017.

Un leader temuto, anche dai suoi

Il soprannome “il macellaio di Khan Yunis”, con cui era conosciuto tra i ranghi di Hamas, dimostra quanto fosse temuto, persino all’interno dell’organizzazione. Famoso per i suoi metodi violenti contro gli oppositori e le spie, Sinwar ha consolidato il suo potere grazie alla brutalità. I suoi successi, tuttavia, lo hanno reso il bersaglio principale dell’intelligence israeliana, che lo ha considerato una delle minacce più pericolose per lo Stato ebraico.

Il ruolo di Sinwar nel contesto geopolitico

L’attacco del 7 ottobre, orchestrato da Sinwar, ha sollevato speculazioni sul coinvolgimento di attori esterni, come l’Iran e, secondo alcuni esperti, persino l’influenza di Vladimir Putin, interessato a spostare l’attenzione mondiale dalla guerra in Ucraina al Medio Oriente. Il capo di stato maggiore israeliano, Herzi Halevi, aveva avvertito che “Sinwar e i suoi uomini sono già morti”, una profezia che si è infine avverata con la sua uccisione a Rafah, dopo oltre un anno di nascondigli tra i tunnel di Gaza.

La fine di Sinwar

Definito da Benyamin Netanyahu come un “piccolo Hitler”, Yahya Sinwar era diventato un nemico giurato di Israele. Ora, con la sua eliminazione, Israele può considerare una delle sue più grandi minacce neutralizzata, anche se resta incerto quale sarà l’impatto della sua morte sull’equilibrio del potere nella regione.

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