Collegati con noi

Politica

Meloni vara il primo Def, ora lotta al calo-nascite

Pubblicato

del

Il governo Meloni vara il suo primo Def, tracciando “la politica economica per i prossimi anni, una linea fatta di stabilità, credibilità e crescita”, come dice la premier, che guarda già oltre. “Dalla prossima legge di bilancio bisogna porsi con concretezza il problema del calo demografico e delle nuove nascite, con misure adeguate”, ha chiarito in Consiglio dei ministri, in una riunione che ha deliberato lo stato di emergenza nazionale di 6 mesi per fronteggiare l’incremento dei flussi migratori sulla rotta mediterranea, nonché un disegno di legge contro gli atti di eco-vandalismo sulle opere d’arte (con multe da 20 a 60mila euro, con sanzioni penali) e un altro sulla competitività dei capitali, che fra l’altro semplificherà le norme per accedere alle quotazioni in Borsa. Il Cdm slitta di un’ora per l’arrivo a Ciampino della salma di Alessandro Parini, il giovane romano vittima dell’attentato a Tel Aviv.

Una tragedia che ha tormentato il fine settimana pasquale, animato anche dalle trattative nel centrodestra sulle nomine delle grandi partecipate. “Sarebbe bizzarro che fosse un solo partito a indicare i nomi a discapito degli altri”, il messaggio arrivato all’inizio di giornata dalla Lega, segno che il dossier ha comunque prodotto tensioni. Giorgia Meloni non retrocede dalle sue idee. Ed è sua anche la proposta, approvata dal Cdm, di avviare la procedura per la nomina di Gabriella Alemanno (ex vice direttore dell’Agenzia delle entrate, sorella di Gianni, ex sindaco di Roma) e di Federico Cornelli a componenti della Consob. Non sta filando liscia la conferma di Gian Carlo Blangiardo alla presidenza dell’Istat (sostenuta soprattutto dalla Lega), che molti nel centrodestra danno quasi tramontata perché manca la maggioranza qualificata per il parere vincolante. Proprio l’Istat ha appena certificato il livello di natalità al minimo storico (sotto 400mila nascite nel 2022), dato che preoccupa Palazzo Chigi. Nella prima manovra, Meloni ha voluto il quoziente familiare in alcune misure, per la prossima punta a un salto di qualità. Lo ha chiarito ai ministri, mentre il governo varava il Documento di economia finanziaria con uno scenario tendenziale con il Pil al +1% (mentre per il Fmi crescerà nel 2023 dello 0,7%) e il deficit che si attesterà al 4,5%.

“Rivediamo al rialzo con responsabilità le stime del Pil – spiega Meloni – e proseguiamo il percorso di riduzione del debito pubblico. Sono le carte con le quali l’Italia si presenta in Europa”. Nel governo, però, c’è chi spinge sulle pensioni. La ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, avrebbe fatto un appello ai colleghi su questo tema. E in mattinata Riccardo Molinari ha chiarito che la Lega “non si accontenta di una proroga della quota 103”, che l’obiettivo resta quota 41 ma che “con pochi miliardi quota 41 non si fa, questo è chiaro”. Quanto basta per prevedere fibrillazioni. Un altro fronte in cui c’è disallineamento nel centrodestra è quello dei balneari, con Lega e FI che sollecitano il governo ad accelerare sulla mappatura delle concessioni e sulla creazione del tavolo interministeriale. Nel giro di una settimana è maturata invece la decisione sullo stato di emergenza per l’accoglienza dei migranti, “per dare risposte più efficaci e tempestive alla gestione dei flussi”, chiarisce Meloni.

C’è l’ipotesi di un commissario. Intanto arrivano 5 milioni di euro. Si punta a procedure e azioni più veloci per offrire ai migranti soluzioni di accoglienza in tempi brevi con adeguati standard, aumentare e rafforzare i Cpr, potenziando le attività di identificazione ed espulsione. Inserito nell’ordine del giorno a ridosso della riunione, è stato anche approvato il disegno di legge contro gli eco-vandali, voluto dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dopo gli ultimi blitz alla fontana Barcaccia di Roma e a Palazzo Vecchio a Firenze. In poco meno di un’ora e mezza, ha fatto capolino anche il caso del runner ucciso da un orso in Trentino: Matteo Salviniha sollevato il tema dello spray anti-aggressione ad hoc per i plantigradi, sottolineando che è già in uso in altri Paesi.

Advertisement

In Evidenza

Bocchino: dall’Italia verso un’internazionale conservatrice

Pubblicato

del

La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.

Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.

E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.

Continua a leggere

Politica

La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

Pubblicato

del

“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

Continua a leggere

Politica

Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

Pubblicato

del

Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto