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Meloni: su dossieraggio metodi da regime, ora i mandanti

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Il fatto è “gravissimo”. I metodi “da regime” e “i mandanti” sono quelli che ora vanno individuati per fare “molta chiarezza”. Finora non ne aveva parlato ma quando lo fa, Giorgia Meloni va giù dura. Senza mezzi termini. Perché questi “dossieraggi ad personam per passare le notizie ai giornali di De Benedetti” preoccupano e non poco il centrodestra. Non tanto per l’esito delle elezioni in Abruzzo su cui tutti si dicono “ottimisti” a partire dalla premier. Quanto su quello che può esserci ancora dietro l’inchiesta di Perugia che ha scoperchiato almeno 800 accessi abusivi a banche dati pubbliche per raccogliere informazioni su personaggi politici ma anche su “normali cittadini”.

Una questione “antidemocratica”, dice anche Antonio Tajani. Una “vergogna che non si deve ripetere”, affonda Matteo Salvini, preannunciando denunce “in tutte le procure d’Italia”. Usano quasi le stesse parole i leader del centrodestra, che si ritrovano sul palco di Pescara per lanciare la volata a Marco Marsilio, in cerca di riconferma, dopo una giornata tra impegni (separati) di campagna elettorale. Perché il futuro dell’Abruzzo passa inevitabilmente in secondo piano di fronte alle carte dell’inchiesta per cui Meloni ringrazia “Cantone e Melillo”, che saranno sentiti dalla commissione Antimafia, come da loro stessa richiesta.

Mentre Italia Viva vuole chiamare anche Federico Cafiero de Raho, ex procuratore nazionale antimafia fino a febbraio del 2022, che oggi però è anche deputato M5s e vicepresidente della commissione (già nel mirino anche di Forza Italia). L’audizione di un membro della stessa commissione “non ha precedenti”, spiega la stessa Raffaella Paita che ha annunciato l’iniziativa, su cui ora dovrà esprimersi la presidente Chiara Colosimo”. Proprio il fatto che il procuratore di Perugia e il procuratore nazionale Antimafia abbiano chiesto di essere ascoltati – soprattutto dal Copasir, dove saranno auditi giovedì – ha fatto scattare l’allerta tra i parlamentari, soprattutto di maggioranza. Sul fatto che ci possa essere molto altro, e molto più “pericoloso”, di quanto emerso finora. Già così l’inchiesta sta sollevando più di un interrogativo. “C’è un regista?”, si chiede Tajani. “Qualcuno pagava, qualcuno sapeva, qualcuno ne approfittava”, incalza Salvini, sottolineando che gli accessi abusivi si sono concentrati soprattutto sul centrodestra.

Mentre “il diritto alla privacy, garantito dall’articolo 15 della nostra Costituzione, è diventato ormai una sorta di aspirazione metafisica”, osserva il ministro della Giustizia Carlo Nordio, augurandosi un intervento “del legislatore” pure sulle intercettazioni. Ma il centrodestra, come fa il presidente dei senatori di Fi Maurizio Gasparri, si spinge a chiedere su una vicenda “inquietante” un intervento “del presidente del Csm”, ovvero Sergio Mattarella che pure non cita mai, che dovrebbe “fare sentire la sua voce in questo scandalo enorme” come ha fatto “nei giorni scorsi sui temi dell’ordine pubblico”. Mentre Guido Crosetto sottolinea di non parlare “per rispetto dell’inchiesta” (“non parla la parte lesa – sottolinea però – ma parlano gli indagati”), nemmeno la premier era intervenuta sull’azione operata dal finanziere Pasquale Striano, al centro dell’inchiesta. Ma arrivando a Teramo per la prima tappa elettorale (in solitaria prima del comizio a tre) a fianco di Marsilio, puntualizza che non si può certo parlare di “libertà di stampa” di fronte a un uso del genere delle “banche dati pubbliche”.

E “gravissimo” dice in favore di microfoni che “in Italia ci siano dei funzionari dello Stato che hanno passato il loro tempo a violare la legge facendo verifiche su cittadini, comuni e non, a loro piacimento per poi passare queste informazioni alla stampa, ed in particolare ad alcuni esponenti della stampa”. Dal palco – e sotto la pioggia – punterà il dito direttamente contro “il giornale di De Benedetti” (ci sono tre cronisti del Domani tra gli indagati) proprio nel giorno in cui Sergio Mattarella sottolinea il ruolo “indispensabile” della stampa richiamando però ciascuno alle “proprie responsabilità”. L’inchiesta, ancor più della sveglia arrivata due domeniche fa dal voto sardo, ricompatta il centrodestra, convinto che non si replicherà lo scivolone dell’isola. Nessun “effetto Sardegna” si dicono sicuri i leader sul palco (Salvini mancherà, sul finale, quando tutti risalgono per cantare l’inno d’Italia).

“Intanto pensiamo all’Abruzzo” ma “ho già messo l’elmetto” dice con voce roca la premier guardando al vero appuntamento che farà da spartiacque, le prossime elezioni europee. “Succederà di tutto”, chiude la premier augurandosi intanto che Marsilio, che ha già centrato “l’impresa” di essere stato “il primo governatore di Fratelli d’Italia”, diventi anche “il primo nella storia dell’Abruzzo ad essere confermato per un secondo mandato”.

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Coppa Davis, Berrettini soffre ma vince: Italia 1 – Australia 0

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Inizia nel migliore dei modi la semifinale di Coppa Davis per l’Italia, grazie alla straordinaria vittoria di Matteo Berrettini. L’azzurro ha sconfitto l’australiano Thanasi Kokkinakis in tre set con il punteggio di 6-7, 6-3, 7-5, regalando il primo punto agli Azzurri nella sfida contro l’Australia.

La partita non è stata priva di difficoltà per il tennista romano, che nel primo set ha sprecato ben tre set point, cedendo poi il parziale al suo avversario nel tie-break. Sembrava che l’inizio in salita potesse compromettere l’esito del match, ma Berrettini ha dimostrato ancora una volta grande carattere e capacità di reazione.

Nel secondo set, l’azzurro ha imposto il suo ritmo, dominando Kokkinakis e chiudendo il parziale con un netto 6-3. Il terzo e decisivo set è stato più equilibrato, ma Berrettini ha saputo mantenere la lucidità nei momenti cruciali, strappando il servizio all’australiano nel finale e conquistando la vittoria con un 7-5 decisivo.

Grazie a questo successo, l’Italia si porta sull’1-0 nella semifinale contro l’Australia. Ora tutte le attenzioni si spostano sulla seconda sfida di giornata, che vede impegnati Jannik Sinner e Alex De Minaur. In caso di parità dopo i singolari, sarà il doppio a decidere l’esito della semifinale.

Una prestazione di grande carattere per Berrettini, che conferma la sua capacità di brillare nei momenti più importanti. Gli Azzurri mettono un primo tassello verso la finale di Coppa Davis

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Ben'essere

La Dieta Mediterranea: modello di sostenibilità e salute al centro dell’evento alle Nazioni Unite

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La dieta mediterranea, molto più di un semplice regime alimentare, si è affermata come simbolo di identità culturale, sostenibilità ambientale e salute globale. Questo è stato il tema centrale dell’evento “Mediterranean Diet: A Living Heritage, Unleashing One Health”, tenutosi ieri presso la sede delle Nazioni Unite a New York, promosso dalle Missioni permanenti di Italia e Marocco in collaborazione con il Comune di Pollica e il supporto del Future Food Institute.

Un patrimonio culturale vivente

L’evento ha celebrato il 14º anniversario del riconoscimento della dieta mediterranea come patrimonio culturale immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco. È stata un’occasione per riaffermare l’importanza di questo modello non solo dal punto di vista alimentare, ma anche come pilastro per lo sviluppo sostenibile e la promozione della salute.

Rappresentanti di istituzioni come la Fao, l’Unesco e il mondo accademico hanno sottolineato come la dieta mediterranea possa essere un faro per l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, affrontando temi come la riduzione dell’impatto ambientale e i benefici sulla salute umana.

L’impegno di Pollica e il modello cilentano

Pollica, capofila della rete delle Comunità Emblematiche Unesco, ha annunciato la sua candidatura a Città Creativa della Gastronomia Unesco. Stefano Pisani, sindaco di Pollica, ha spiegato: «Abbiamo dimostrato come il modello della dieta mediterranea possa tradursi in azioni pratiche, dall’urbanistica integrata al Master Plan Cilento Sud, fino a progetti innovativi come il Mediterranean Mind Lab».

Questi progetti, supportati dal Future Food Institute, consolidano il Cilento come cuore pulsante della dieta mediterranea, unendo tradizione e innovazione in un laboratorio internazionale di rigenerazione ecologica.

Presidi della Dieta Mediterranea nel mondo

Durante l’evento sono stati presentati i “Presidi della Dieta Mediterranea nel Mondo”, un’iniziativa volta a celebrare le eccellenze culturali e gastronomiche. Tra i primi riconoscimenti:

  • Pasquale Cozzolino, chef italiano noto a New York per i suoi ristoranti “Ribalta” e “Amo”.
  • Rossella Episcopo ed Emiliano Cammardella, promotori cilentani del progetto “Flora”.

Un’eredità per il futuro

Sara Roversi, presidente del Future Food Institute, ha ribadito: «La dieta mediterranea è un modello perfetto per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Il nostro impegno è trasformarlo in un’eredità viva e tangibile per il pianeta». Questo approccio conferma come la dieta mediterranea non sia solo un patrimonio culturale, ma una risorsa per il futuro del pianeta.

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Cronache

Meloni stoppa Salvini ma avverte, Israele non come Hamas

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Discutere della sentenza della Corte penale internazionale sull’arresto di Benjamin Netanyahu al tavolo del G7 e provare a concertare assieme agli alleati una linea comune. Nelle stesse ore in cui 4 soldati italiani restano feriti nella base Unifil in Libano dopo un lancio di missili di Hezbollah, il governo cerca di gestire il nodo della decisione dell’Aja sul leader israeliano – e sul suo ex ministro della Difesa Gallant – coinvolgendo i partner europei e occidentali. E’ l’input che Giorgia Meloni affida ad Antonio Tajani (che tra l’altro rivendica su questi temi il ruolo di palazzo Chigi e della Farnesina) dopo le divisioni emerse nell’esecutivo che di certo non le avranno fatto piacere, anzi.

Le fughe in avanti dei ministri irritano palazzo Chigi che, invece, sui dossier delicati vorrebbe che il governo si esprimesse con un’unica voce. Ecco perchè di fronte al susseguirsi di dichiarazioni la premier, in vista del vertice di maggioranza convocato per lunedì, decide intanto di mettere nero su bianco quella che deve essere la linea di tutto il governo. La premessa è che sulla sentenza della corte dell’Aja vadano fatti degli approfondimenti per capirne le motivazioni che, sottolinea, “dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica”.

Ma “un punto resta fermo per questo governo: non ci può essere una equivalenza tra le responsabilità dello Stato di Israele e l’organizzazione terroristica Hamas”. Una presa di posizione che ha come obiettivo anche quello di mettere a tacere i distinguo e le voci in libertà nella compagine. Accanto alla posizione prudente di Antonio Tajani, c’era stata infatti la dichiarazione più netta di Guido Crosetto. Il ministro della Difesa, pur criticando il pronunciamento della Cpi, aveva aggiunto: “La sentenza andrà rispettata”. Ma soprattutto, a pesare è quanto detto da Matteo Salvini. Il leader della Lega è quello che si è spinto più avanti, arrivando ad invitare il premier israeliano in Italia dandogli il “benvenuto” perchè, avvisa, “i criminali di guerra sono altri”.

Parole che pesano negli equilibri internazionali alla vigilia del G7 dei ministri degli Esteri in programma a Fiuggi lunedì. Non è un caso infatti (forse anche dopo contatti con Chigi) che il leader della Lega cerchi poi di ammorbidire i toni invocando la condivisione delle decisioni: “Troveremo una sintesi – confida Salvini – il problema è a livello internazionale”. Chi sceglie di non esprimersi è la Santa Sede. Il Vaticano si affida alle laconiche parole del segretario di Stato Pietro Parolin: “Abbiamo preso nota di quanto avvenuto, ma quello che a noi interessa è che si ponga fine alla guerra”. Intanto, le dichiarazioni dei ministri e dei leader della maggioranza finiscono sotto il fuoco di fila delle opposizioni che vanno all’attacco.

Ma le tensioni sulla politica estera sono solo l’ultimo punto che si aggiunge ad una lista di nodi che Meloni dovrà sciogliere con i due alleati di governo nel vertice in programma per lunedì 25, prima della riunione del Consiglio dei ministri. Il ‘caso’ Netanyahu sarà uno dei temi che i tre leader del centrodestra dovranno discutere, ma altrettanto dirimenti, sono le decisioni da prendere sul versante interno. La sconfitta alle regionali ha alzato il livello dello scontro e, di conseguenza, le richieste di Lega e Forza Italia da inserire nella legge di Bilancio. Ufficialmente tra i partiti di maggioranza regna la concordia: “Ci incontreremo e risolveremo i problemi nel miglior modo possibile”, è la convinzione di Tajani a cui fa eco il vicepremier leghista: “Siamo in sintonia su tutto”.

Ma il taglio dell’Irpef, la flat tax per i dipendenti e la riduzione del canone Rai sono tre temi su cui da giorni è in atto un vero e proprio braccio di ferro. E la mancanza di un accordo ha fatto slittare alla prossima settimana le votazioni sul decreto fiscale. Alle richieste dei partiti si aggiungono i desiderata dei ministri. Un elenco impossibile da realizzare (visti i fondi a disposizione) su cui la premier dovrà dire una parola definitiva. In stand by invece resta la decisione sul successore di Raffaele Fitto.L’idea della presidente del Consiglio pare sia quella di tenere le deleghe a palazzo Chigi fino a gennaio, scavallando quindi la sessione di bilancio. Nessuna fretta anche anche perchè, raccontano nella maggioranza, per la prossima settimana è attesa anche la decisione dei giudici se rinviare o meno a giudizio la ministra per il Turismo Daniela Santanchè.

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