Collegati con noi

Politica

Meloni frena sul Pos: la soglia anche sotto i 60 euro

Pubblicato

del

Da zero a 30 euro, fino a 60, e ora si torna indietro: si va verso una riduzione della soglia oltre la quale è obbligatorio accettare i pagamenti con carte e bancomat. La retromarcia del governo esce fuori direttamente dall’agendina di Giorgia Meloni, che la presidente del Consiglio apre idealmente lanciando la rubrica social ‘#gliappuntidiGiorgia’, un appuntamento video, nelle intenzioni a cadenza settimanale, per raccontare il lavoro suo e dell’esecutivo, dando “risposte sui temi più caldi. Perché non c’è problema a rispondere su nulla”.

Un’altra correzione si profila sul superbonus, con il Mef che potrebbe assecondare il pressing della maggioranza accettando nel dl Aiuti quater di spostare dal 25 novembre al 31 dicembre il termine per la Cilas, e valutando soluzioni (ma i margini sono molto stretti) per sbloccare i crediti di imposta. In parallelo, in Parlamento inizia la corsa contro il tempo dell’iter di approvazione della manovra: la premier ne rivendica la portata, rigettando le accuse di favorire l’evasione fiscale.

“Il tetto al contante sfavorisce la nostra economia”, sostiene, ricordando invece che la misura conto le aziende ‘apri e chiudi’ contrasta una “piaga che vale miliardi di euro” di sommerso.

C’è poi appunto l’innalzamento della spesa minima oltre cui scattano le multe per i commercianti che rifiutano l’uso del Pos: era 30 euro nelle prime bozze, il doppio nel testo finale, e ora è in valutazione la nuova soglia. “Quella dei 60 euro è indicativa, per me – ammette Meloni – può essere anche più bassa. C’è ovviamente un’interlocuzione con la Commissione Ue, perché il tema del pagamento elettronico è fra gli obiettivi del Pnrr, bisogna vedere come andrà a finire”.

L’indicazione da Bruxelles è attesa a breve, secondo fonti di governo. La leader di FdI rivendica comunque la ratio di una norma pensata per tutelare i commercianti dalle commissioni bancarie. “Le multe vanno previste per altro”, interviene il vicepremier Matteo Salvini, secondo cui “se le opposizioni si attaccano alla questione del pos vuol dire che è un’ottima manovra”.

Si attende da Bruxelles anche il giudizio complessivo sulla finanziaria, nonché il via libera per l’incremento da 65mila a 85mila euro dell’innalzamento della soglia per la flat tax per gli autonomi. Non meno delicata è l’interlocuzione continua con la Commissione Ue sullo stato del Pnrr. “È un dato incontrovertibile che dei 55 obiettivi da centrare entro fine anno a noi ne sono stati lasciati 30”, le parole di Meloni in un colloquio con Repubblica, in cui si è detta “fiduciosa che recupereremo”, precisando che se “qualcosa mancasse all’appello non sarebbe colpa nostra”.

Un “maldestro tentativo di mettere le mani avanti per dare la responsabilità al governo Draghi”, lo liquida Mariastella Gelmini, dal Terzo polo. Secondo i ragionamenti che si fanno nell’esecutivo, sono sotto osservazione i ritardi di 3-4 obiettivi per il 2022 ma viene ritenuto positivo l’esito del confronto con la task force europea della settimana scorsa. L’indice che definisce il livello di preoccupazione è quello legato alle risorse del Recovery non spese, come i 3,8 miliardi senza destinazione nel capitolo per la trasformazione tecnologica delle imprese.

Non è ancora conclusa la ricognizione avviata dal ministro Raffaele Fitto con gli altri dicasteri, i Comuni e le Regioni, ed è probabile un decreto per semplificare il raggiungimento di alcuni target del Pnrr. Aprendo l’agenda con i suoi appunti, nel video di venti minuti sui social la premier percorre il primo mese e mezzo a Palazzo Chigi. E alle critiche risponde attaccando.

“Voglio aiutare persone a uscire dalla povertà con il lavoro: il lavoro porta ovunque, il Reddito di cittadinanza ti tiene dove sei, non c’è scampo” chiarisce, prima di commentare le parole di una donna che senza il sussidio si dice pronta a “fare furti per mangiare”: “Tra il Reddito e rubare un’opzione di andare a lavorare forse dovresti prenderla in considerazione”.

Advertisement

Eventi Live

Università e ospedali plurisecolari su francobolli Italia

Pubblicato

del

Tre universita’ e cinque ospedali ”storici” italiani compariranno sui francobolli italiani. L’emissione dedicata alle università e’ stata emessa oggi e riguarda le universita’ di Napoli, Trieste e Firenze. La serie dedicata agli ospedali comparira’ invece il 24 novembre prossimo e riguardera’ ospedali di Roma, Milano, Napoli, Venezia e Firenze. Le vignette dei francobolli (tutti validi per la posta ordinaria) mostrano per le universita’:

  • -una prospettiva della facciata principale dell’Università degli Studi di Napoli” Federico II” istituita il 5 giugno 1224 dall’Imperatore del Sacro romano Impero;
  • -su uno sfondo che riprende i colori istituzionali del centenario dell’Università degli Studi di Trieste, una rivisitazione del logo dell’anniversario che raffigura, un’illustrazione al tratto, l’edificio centrale dell’Ateneo;
  • -l’ingresso del Rettorato dell’Università degli Studi di Firenze che, nel 2024, celebra i 100 anni dalla sua fondazione; Per gli ospedali le vignette mostrano;
  • -ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze: il Loggiato di ingresso, progettato da Bernardo Buontalenti nel 1574, in cui è visibile l’affresco “Annunciazione” del XVII secolo attribuito al Pomarancio; -ospedale civile Santi Giovanni e Paolo di Venezia;
  • – il Portego delle Colonne della Scuola Grande di San Marco a Venezia (1485-1495);
  • -Ca’ granda ospedale maggiore policlinico di Milano: la Sala del Capitolo d’estate, edificata nel 1637 su progetto di Francesco Richini, che ospita l’archivio storico;
  • -ospedale di Santo Spirito in Sassia di Roma: le Corsie Sistine risalenti al XV secolo; -ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili di Napoli: la Farmacia storica degli Incurabili con i vasi in maiolica del 1747-1751.

Continua a leggere

In Evidenza

Giustizia, stretta sulle toghe politicizzate e sui reati informatici: il decreto del governo in arrivo

Pubblicato

del

La riforma della giustizia torna al centro del dibattito con il nuovo decreto che il governo si appresta a varare lunedì prossimo in Consiglio dei Ministri. Tra le novità principali, spiccano due misure destinate a far discutere: l’introduzione di sanzioni per i magistrati che non rispettano il dovere di astensione in casi di conflitto di interesse e una stretta sui reati informatici e sul dossieraggio illegale.

Sanzioni per le toghe politicizzate

Il decreto introduce una nuova norma che obbliga i magistrati a astenersi dal giudicare su questioni rispetto alle quali si sono già espressi pubblicamente attraverso editoriali, convegni o social network. In caso di violazione, il Consiglio Superiore della Magistratura potrà adottare sanzioni che vanno dall’ammonimento alla censura, fino alla sospensione.

Secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, questa norma intende tutelare il principio di imparzialità della magistratura, un obiettivo che la maggioranza considera fondamentale per garantire l’equilibrio tra i poteri dello Stato.

La misura ha già suscitato polemiche tra le toghe e riacceso il dibattito sulla presunta politicizzazione della magistratura. L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha espresso preoccupazione per quella che definisce un’“invasione di campo” da parte del governo.

La questione delle migrazioni e il caso Silvia Albano

La norma sulle toghe politicizzate sembra trarre origine da recenti tensioni tra il governo e alcune sezioni della magistratura, in particolare sui temi legati all’immigrazione. Emblematico il caso della giudice Silvia Albano, che aveva criticato l’accordo tra Italia e Albania sui migranti, trovandosi poi a giudicare direttamente su questa materia.

Albano, presidente di Magistratura Democratica, è stata bersaglio di critiche da parte della maggioranza per la sua posizione pubblica contro il “decreto Paesi sicuri”. La sua decisione di non convalidare il trattenimento di 12 migranti nel centro italiano in Albania ha sollevato ulteriori tensioni.

Stretta sui reati informatici e dossieraggi

Il decreto affronta anche il problema dei reati informatici, introducendo nuove misure per contrastare l’accesso abusivo ai database pubblici. Tra le novità principali:

  • Arresto in flagranza per chi viola sistemi informatici di interesse pubblico, militare o legati alla sicurezza nazionale.
  • Trasferimento delle indagini sui reati di estorsione tramite mezzi informatici alla procura Antimafia, guidata da Giovanni Melillo.

Queste misure arrivano in risposta a recenti scandali legati al dossieraggio illegale, come l’indagine della DDA di Milano sulla “centrale degli spioni” che trafugava dati sensibili da banche dati governative, coinvolgendo figure politiche di primo piano come la premier Giorgia Meloni.

Un antipasto per la riforma delle carriere

Questo decreto rappresenta solo l’inizio di un più ampio progetto di riforma delle carriere di giudici e pm che il governo sta portando avanti in Parlamento. La maggioranza intende ridefinire i rapporti tra i poteri dello Stato, nonostante le inevitabili polemiche con la magistratura.

Secondo il ministro Nordio, l’obiettivo è garantire un sistema giudiziario più equo e trasparente, ma l’ANM e altre voci critiche temono che queste misure possano indebolire l’autonomia delle toghe.

Un Natale caldissimo per la giustizia italiana

Le nuove norme, che toccano temi delicati come la gestione dell’immigrazione, i reati informatici e l’imparzialità dei magistrati, promettono di accendere il dibattito politico e giudiziario. Il governo va avanti, ma il confronto con le toghe e le associazioni di categoria si preannuncia acceso.

Continua a leggere

In Evidenza

Bocchino: dall’Italia verso un’internazionale conservatrice

Pubblicato

del

La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.

Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.

E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto