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Media,in raid IDF uccisi reporter di emittenti filo-Hezbollah

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Nell’attacco israeliano che ha ucciso almeno tre giornalisti che alloggiavano in una guesthouse insieme ad altri reporter, sono stati uccisi un cameraman e un ingegnere che lavoravano per l’emittente filo-iraniana Al-Mayadeen e un cameraman che lavorava per Al-Manar, di Hezbollah. Lo riportano i media libanesi. Altri reporter presenti sulla scena affermano che il bungalow in cui dormivano i membri di quelle emittenti e’ stato preso di mira direttamente dai raid israeliani.

L’emittente televisiva panarabo Al Mayadeen ha confermato che un suo cameraman e’ stato ucciso durante un attacco aereo israeliano su una residenza che ospitava giornalisti nella citta’ di Hasbaiya, nel Libano meridionale, durante la notte. Nell’attacco, che sembra aver preso di mira gli operatori dei media, sarebbero rimasti uccisi anche altri due giornalisti. L’omicidio e’ avvenuto due giorni dopo che Israele ha effettuato un attacco aereo contro un ufficio di proprieta’ di Al Mayadeen, che e’ politicamente alleato di Hezbollah e ha sede a Beirut.

“Al Mayadeen ritiene l’occupazione israeliana responsabile dell’attacco a un noto ufficio stampa di un noto organo di stampa”, aveva affermato Al Mayadeen TV, in seguito all’attacco israeliano al suo ufficio alla periferia della periferia meridionale di Beirut. Due giornalisti di Al Mayadeen che stavano documentando le attivita’ militari lungo il confine meridionale del Libano con Israele sono stati uccisi in un attacco israeliano il 21 novembre 2023, riferisce Al Jazeera.

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Taiwan, ‘non cederemo un centimetro del nostro territorio’

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Il presidente di Taiwan William Lai ha promesso che l’isola non cederà nei suoi propositi di difesa del territorio, nel mezzo delle crescenti pressioni militari della Cina su Taipei perché accetti le rivendicazioni della sua sovranità. “Noi non cederemo un centimetro di terreno a Taiwan, Penghu, Kinmen e Matsu per difendere con fermezza la nostra patria”, ha detto Lai, in riferimento anche alle isole controllate da Taipei e a pochi chilometri dalla costa cinese del Fujian. Lai è in visita alle Kinmen per i 75 anni di una vittoria sulle forze comuniste di Mao Zedong, dopo due settimane di intensa attività militare nello Stretto di Taiwan.

Lai, che si è insediato a maggio e ha rimarcato, con maggiore enfasi, la difesa della sovranità di Taiwan, ha partecipato a Kinmen a una cerimonia con i veterani in ricordo della battaglia di Guningtou, dove le forze nazionaliste di Chiang Kai-shek strapparono una vittoria decisiva nella guerra contro le truppe comuniste di Mao Zedong, riuscendo a mantenere il controllo delle isole Kinmen insieme alle isole Matsu, tutte a pochi chilometri dalla costa del Fujian. Il Partito comunista cinese non ha mai governato Taiwan, ma Pechino rivendica l’isola come parte “inalienabile” e “sacra” del suo territorio, destinata alla riunificazione anche con l’uso della forza, se necessario.

Negli ultimi anni la Cina ha aumentato la pressione militare e politica su Taiwan, nel tentativo di intimidire Taipei affinché accetti le sue rivendicazioni. Appena il 14 ottobre, l’Esercito popolare di liberazione ha condotto le manovre su vasta scala ‘Joint Sword 2024/B’ intorno a Taiwan a simulare un blocco aeronavale: sono state seguite martedì da esercitazioni a fuoco vivo vicino all’isola e mercoledì dal transito di un gruppo navale d’attacco guidato dalla portaerei Liaoning nello Stretto di Taiwan. Le truppe di Taipei hanno replicato giovedì con esercitazioni a fuoco vivo sull’isola di Penghu, in vista di 5 giorni di operazioni dal 28 ottobre che mobiliteranno Esercito, Marina e Aeronautica.

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Trudeau non lascia, guiderà i liberali alle prossime elezioni

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Justin Trudeau ha ribadito che guiderà il suo partito liberale alle prossime elezioni, respingendo la richiesta di alcuni membri del partito di non candidarsi per un quarto mandato. Il primo ministro canadese ha avuto un incontro incontrato i deputati della durata di tre ore mercoledì, dove ha appreso che più di 20 legislatori del suo partito hanno firmato una lettera chiedendogli di dimettersi prima delle prossime elezioni. Ieri, Trudeau ha affermato che erano in corso “conversazioni intense” sul modo migliore per procedere, ma “ciò accadrà come leader alle prossime elezioni”, scrive il Guardian. Nessun primo ministro canadese in più di un secolo ha vinto 4 mandati consecutivi. I ministri del gabinetto di Trudeau hanno affermato che il premier ha il sostegno della stragrande maggioranza dei 153 membri del partito liberale della Camera dei comuni.

I liberali hanno recentemente subito pesanti sconfitte nelle elezioni speciali per i seggi che rappresentano due distretti di Toronto e Montreal, sollevando dubbi sulla leadership di Trudeau. Le elezioni federali potrebbero verificarsi in qualsiasi momento tra questo autunno e il prossimo ottobre. I liberali devono fare affidamento sul sostegno di almeno un partito importante in Parlamento, poiché non detengono una maggioranza assoluta. Il leader dell’opposizione del Bloc Québécois ha affermato che collaborerà con i conservatori e il New Democratic Party (Ndp) per far cadere i liberali e forzare le elezioni se il governo non aumenta le pensioni.

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Cuba in lista d’attesa per l’ingresso a pieno titolo nei Brics

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Cuba e altri 12 paesi, tra cui anche la Bolivia, la Turchia, l’Indonesia e la Nigeria, sono da oggi membri associati dei Brics. È quanto è “emerso nel corso del XVI Vertice dell’organizzazione che si conclude oggi a Kazan, in Russia”, ha celebrato il sito giornalistico governativo Cubadebate sulla sua homepage, rilanciando un post dell’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America – Trattato commerciale dei popoli (Alba-Tcp) sul suo account ufficiale di X. “I Brics incorporano 13 nuovi paesi associati, due dei quali dell’Alba-Tcp: Bolivia e Cuba. L’incorporazione di questi nuovi paesi associati è percepita come un segnale che i Brics cercano di rafforzare la cooperazione multilaterale per espandere la loro influenza sulla scena internazionale” si legge nel post rilanciato da Cubadebate, che evidenzia la presenza a Kazan del ministro degli Esteri di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla.

A differenza dell’ultimo summit in cui ai cinque paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) se ne aggiunsero altri, nel 2022 a Pechino, questa volta non è stato però diramato nessun comunicato ufficiale sul sito dell’organizzazione intergovernativa che riunisce alcune delle economie più importanti del pianeta. Forse perché in quell’occasione fu annunciato l’ingresso di cinque paesi ma poi, a causa della sorprendente vittoria in Argentina di Javier Milei, a entrare nel 2023 furono solo Iran, Etiopia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti. Per evitare rischi di gaffes, dunque, nessun comunicato ufficiale, anche perché tra i nuovi paesi associati dei Brics c’è l’Arabia Saudita che, pur non avendo posto veti, ha inviato un rappresentante di secondo livello al vertice russo a causa dei rapporti tesi con l’Iran, che invece dei Brics è membro a tutti gli effetti.

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