“Nessuna sovranità nazionale è capace di affrontare con efficacia i tanti problemi di portata epocale che si pongono davanti all’umanità. Per rendere effettive queste sovranità nazionali occorre investirle insieme”, all’interno della “civiltà europea”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella mette in guardia dall’illusione dei sovranismi, che guardano ad un epoca “che non c’è più”, e sprona ad andare avanti nell’integrazione europea, pena la sopravvivenza della stessa Unione. Da Aosta, dove partecipa alla cerimonia per l’ottantesimo anniversario della Resistenza, Liberazione e Autonomia della Regione, il Capo dello Stato parla anche di diritti di cittadinanza e riferendosi alle battaglie del territorio afferma: “Non si è stranieri a casa propria, quale che sia la propria cultura, lingua, religione”. Diritti e Europa si fondono in un ragionamento che il presidente della Repubblica compie in due momenti ravvicinati ma differenti: durante l’evento sull’autonomia, alla presenza delle autorità locali, e nel corso di una visita all’università.
Nella prima occasione Mattarella parla della tutela delle minoranze linguistiche ricordando “il principio esplicito che l’Assemblea Costituente affermava: non potevano essere considerate straniere, in Italia, lingue parlate da cittadini italiani radicati nel suo territorio. Non si era – e non si è – stranieri a casa propria, quale fosse – e sia – la propria cultura, lingua, religione. Si trattava della diretta conseguenza dei principi fondamentali della nostra Costituzione. Lo esplicita l’articolo tre”. Quindi, un passaggio sull’autonomia, per cui “il contributo valdostano, servì alla definizione dell’articolo 116 della Costituzione” con la previsione di condizioni particolari anche per Sicilia, Sardegna e Trentino-Aldo Adige”. “Solidamente Aosta e la sua Valle costituiscono uno dei cardini del sistema delle autonomie della Repubblica. La Repubblica, ce lo ricorda l’articolo 114 della Costituzione, non è solo riassunta nell’ordinamento statale, ma è costituita ‘dai Comuni, dalle Province, dalle Regioni e dallo Stato”. La tappa all’ateneo è invece tutta dedicata all’Europa e alle sfide epocali che l’aspettano. “Le genti di montagna – esordisce qui Mattarella – sanno più di chiunque altro che quando ci sono difficoltà emergenziali, come calamità naturali, un edificio incompleto non può reggere.
Vi sono rischi di non sopravvivere. Il mondo è pieno di condizioni emergenziali, difficoltà di grande rilievo, globali. L’edificio europeo”, dunque, “va completato perché non può restare a lungo incompleto, perché non reggerebbe all’urto degli eventi della vita internazionale”. Sin dai tempi dei trattati di Roma, ricorda, “si sono confrontate due concezioni nell’ambito della comunità: chi ha pensato e continua a pensare che l’Ue sia un’utile cornice di collaborazione economica, ma nulla di più; e chi ha sempre pensato e continua a pensare che sia una comunità di valori”. A suo avviso, l’Unione è quest’ultima cosa, “una comunità di valori”, e ciò richiede che “aumenti sempre più la vita insieme”, che aumentino “gli strumenti di solidarietà”, che ci sia un “crescente impegno vicendevole”.
Mattarella ricorre alla metafora della casa incompleta che crolla dinanzi a una calamità, per indicare il rischio “di non sopravvivere” che corre l’Ue se non procede nel percorso di integrazione. “Non è sempre facile farlo comprendere – ammette il presidente – Vi sono molti, in tutti i Paesi dell’Ue, che vengono illusi da chi pensa che si possa tornare ad un epoca d’oro del passato – ammesso che fosse d’oro – che non c’è più. E’ un inganno”.