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Mattarella: su migranti Ue trovi scelte condivise

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“Fiducia reciproca”, “scelte condivise” e tanta “pazienza”: questa la ricetta di Sergio Mattarella per uscire dalle crisi che sin dalle origini si creano ciclicamente all’interno dell’Unione europea. Crisi anche gravi come quella apertasi tra Italia e Francia sui migranti e sulla quale il presidente della Repubblica sceglie di non intervenire direttamente, Senza rinunciare però a percorrere una strada di moral suasion – per ora soprattutto interna in attesa magari di una telefonata con Emmanuel Macron – che possa far ritrovare razionalità nelle parole e nei comportamenti. Il capo dello Stato sa che lo scontro tra Roma e Parigi può degenerare e che lui stesso si muove su sentieri minati. Per questo oggi interviene indirettamente, a suo modo volando sempre alto, con un discorso a Maastricht per celebrare la firma del Trattato fondamentale dell’Unione. Un discorso complesso ma anche “molto equilibrato”, sottolineano al Quirinale, che cerca di mettere insieme due esigenze: quella di garantire i diritti umani e di far ripartire però la gestione dei migranti in modo equo. Insomma chi si aspettava una presa di posizione a favore dell’uno o dell’altro contendente, cioè Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron, può a prima vista rimanere deluso. Ma il senso delle sue parole è in realtà tutto teso a ricomporre, a sdrammatizzare, a fertilizzare il terreno per un superamento di quello che la stessa premier ha definito una “incomprensione”. Il presidente ha infatti citato Jean Monnet per ridimensionare la portata dello scontro: “non dobbiamo farci sconfortare dalle crisi perchè l’Europa va avanti con le crisi”. Ed è subito entrato nel merito della questione migranti sostenendo, in questo caso le ragioni del governo: servono “scelte condivise dell’Unione europea” perchè “la risposta alla sfida migratoria avrà successo soltanto se sorretta dai criteri di solidarietà all’interno dell’Unione e di coesione nella risposta esterna e – ha sottolineato – da una politica lungimirante nei confronti della Regione africana”. L’attenzione all’Africa e al Mediterraneo rimane un punto centrale dell’esecutivo che in maniera leggermente più spiccia da tempo sostiene che bisogna intervenire nei Paesi di origine dei flussi. Anche perchè, ha aggiunto Mattarella, nei confronti dell’Africa, in grande crescita demografica e ricchissima di materie prime, bisogna avere una “politica lungimirante” altrimenti un giorno si ricorderanno delle amnesie dell’Europa. Ma per ricomporre l’equilibrio della sua analisi Mattarella ha ripetuto ciò che va dicendo da tempo e che definisce il suo europeismo solidale, certamente più lontano dal credo del centrodestra: “L’Unione europea è una comunità di valori e diritti, senza valori perderebbe il suo senso”. Ma non basta perchè secondo il capo dello Stato oggi non si può più pensare che la forza istituzionale e identitaria dell’Europa debba essere sottomessa a quella nazionale: “nessuno può ormai mettere in dubbio che esista un interesse europeo, dei cittadini europei in quanto tali; interesse che trascende, fonde e accorpa gli interessi nazionali. È un fatto: l’agenda dei fatti, facendo irruzione sull’agenda politica, ne determina priorità e sensibilità”. Ecco quindi l’invito, o meglio, il messaggio d’equilibrio che rende il presidente collante di un’Italia spaccata, a parlarsi, a ragionare, a spegnere i fuochi pensando al bene comune che non può più essere solo dell’Italia ma europeo: “l’intendersi, l’accrescere la fiducia reciproca tra i partner è stata opera paziente ed efficace”. Pazienza che il capo dello Stato sta usando in grande quantità.

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Bocchino: dall’Italia verso un’internazionale conservatrice

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La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.

Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.

E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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