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Politica

Mattarella in Polonia, due modelli di Europa a confronto

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Un confronto franco e leale per cercare di avvicinare due idee d’Europa attraverso un dialogo che tra Roma e Varsavia procede nonostante le differenze su modi e velocità dell’integrazione europea. Si possono sintetizzare così i colloqui che il presidente della Repubblica avrà in Polonia dove giunge domenica per una visita di Stato che cercherà di andare oltre l’ufficialità dell’evento. Il governo polacco accoglierà Sergio Mattarella con tutti gli onori ma anche con tutte le limitazioni politiche che una campagna elettorale già aperta comporta: la Polonia andrà infatti ad elezioni il prossimo ottobre e i toni del dibattito sono già accesi in un Paese nel quale la parola sovranismo domina la scena. Sono infatti molte le tensioni in atto tra Varsavia e l’Unione europea e vanno dall’idea stessa di Stato sovrano e di cessione di poteri fini al rispetto dei diritti umani.

Certamente lo standing internazionale è cresciuto prepotentemente dall’inizio della guerra in Ucraina e non solo per aver accolto circa un milione e mezzo di profughi. Varsavia, con i suoi confini con l’Ucraina, è diventata la spina dorsale della fermezza occidentale nella resistenza all’aggressione putiniana. I suoi legami con l’Alleanza Atlantica e Washington si sono ulteriormente rafforzati al contrario di quelli con Bruxelles. Su questo doppio binario si svolgeranno i colloqui politici del capo dello Stato che, come è noto, è un fervente europeista e non ha mai avuto esitazioni nel difendere la necessità di aiutare Kiev anche militarmente. Interessante sarà semmai osservare le sfumature di un dialogo, quello di Mattarella con il presidente Andrezej Duda, che molti si chiedono quanto diverso sarebbe stato con la premier Giorgia Meloni che incorpora nel suo governo ben altro tasso di sovranismo.

Naturalmente la guerra in Ucraina avrà un ruolo importante nelle discussioni bilaterali, sia perchè l’attività bellica è in una fase cruciale in attesa della primavera nordica, sia perchè anche in Polonia si registrano smottamenti nell’opinione pubblica. La protesta degli agricoltori per il danno causato dalla moratoria di un anno concessa dall’Unione europea all’Ucraina, per introdurre il loro grano in Europa senza dazi o quote, ha addirittura portato alle dimissioni del ministro dell’agricoltura. Sulla direttrice Sicurezza-Difesa-Unione europea si cercherà un comune punto d’incontro anche se il tema dei migranti ancora divide profondamente Roma da Varsavia. Fin qui il cote’ strettamente istituzionale: ma la seconda tappa del presidente in Polonia assume un potente valore politico, anche alla luce di tutte le recenti polemiche interne su fascismo e antifascismo. Sergio Mattarella farà infatti anche una tappa (programmata in tempi non sospetti) ad Auschwitz. Nella sua visita sarà accompagnato da una rappresentanza della comunità ebraica italiana e dalle sorelle Bucci. Due sorelle italiane di origine ebraica, superstiti dell’Olocausto. Scambiate per gemelle, vennero tenute in vita per fungere da cavie per gli esperimenti medici condotti dal dottor Josef Mengele e vennero per questo risparmiate. Il presidente parteciperà anche ad una fase della cosiddetta “Marcia dei vivi”, una sorta di viaggio che raccoglie migliaia di partecipanti da tutto il mondo diretti in Polonia per esplorare la storia della Shoah.

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Politica

La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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