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Esteri

Matrimonio, gli sposi chiedono 400 euro a invitato: non si presenta nessuno

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Organizzare un matrimonio è un’impresa costosa, specialmente quando gli sposi desiderano una cerimonia da favola. Tradizionalmente, gli invitati partecipano alle spese con un regalo generoso, proporzionato alle proprie possibilità. Tuttavia, sta emergendo una nuova tendenza, alquanto singolare, in cui gli sposi chiedono apertamente un contributo minimo agli ospiti per coprire le spese dell’evento. Ma c’è chi ha deciso di portare questa pratica a un livello estremo.

È il caso di una coppia di Houston, in Texas, che ha sorpreso tutti chiedendo ai loro invitati di pagare 450 dollari (circa 400 euro) a testa per finanziare il loro matrimonio. La richiesta ha lasciato sbalorditi molti degli invitati, portandoli a rifiutare l’invito.

Lo sposo, Hassan Ahmed, 23 anni, ha espresso il suo disappunto su TikTok, lamentandosi del fatto che nessuno degli invitati avesse accettato di partecipare all’evento dopo aver saputo del costo richiesto. «Tutte le persone che abbiamo invitato hanno rifiutato l’invito», ha dichiarato Ahmed in un video, cercando di giustificare la somma richiesta con il fatto che il matrimonio era costato alla coppia 200mila dollari (più di 178mila euro).

Ahmed ha continuato il suo sfogo sui social media, criticando gli invitati per aver rifiutato la sua richiesta: «Pagate 1.000 dollari per i biglietti per un concerto di Beyoncé o Chris Brown, ma quando siete invitati a un matrimonio con amici e familiari non potete permettervi il ​​biglietto? Non lo capisco».

Non sorprende che il video abbia suscitato polemiche, tanto che Ahmed ha deciso di disattivare i commenti sotto il post, probabilmente per evitare ulteriori critiche. La vicenda ha sollevato un acceso dibattito sul confine tra le aspettative degli sposi e il buon senso degli invitati, mettendo in luce le pressioni sociali e finanziarie che oggi circondano l’organizzazione di matrimoni.

Questa storia, diventata virale, ha fatto riflettere molte persone su quanto sia importante mantenere un equilibrio tra il desiderio di una celebrazione sfarzosa e la sensibilità nei confronti degli amici e parenti che partecipano a questi eventi. In un’epoca in cui l’apparenza spesso prevale sulla sostanza, il caso di Ahmed e della sua compagna ci ricorda che l’amore e la condivisione non dovrebbero mai essere misurati in dollari.

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Esteri

Hezbollah attacca in Galilea, Sinwar ringrazia Nasrallah

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Il centro del conflitto mediorientale, mentre a Gaza continua un’emergenza umanitaria senza precedenti, si sposta verso nord, con Israele che allarga sempre più il fronte verso Cisgiordania, Libano e Siria, e gli Hezbollah libanesi sono sempre più coinvolti nello scontro. L’aeronautica militare israeliana ha colpito oggi in modo massiccio vari obiettivi attribuiti agli Hezbollah in Libano (con almeno un morto e 7 feriti, tra cui 4 bambini secondo Beirut) e altri nel sud della Siria dove, secondo il New York Times, domenica scorsa Israele avrebbe usato anche forze speciali per distruggere un impianto per la produzione di missili di Hezbollah vicino al confine libanese, facendo vittime.

Venerdì mattina, in risposta all’attacco israeliano di ieri su Kfar Joz, nel sud del Libano e nel quale sono stati uccisi due combattenti di Hezbollah e un bambino, il movimento filoiraniano ha attaccato una base israeliana in Galilea. In una nota ha affermato di aver lanciato uno “sciame di droni” sulla base Filon a sud-est di Safed, che a loro dire ospita “il quartier generale della 210/a divisione” dell’esercito israeliano. Sostenendo peraltro di aver “causato vittime”, circostanza negata da Israele. Il capo di Hamas, Yahya Sinwar, ricercato numero uno di Israele, avrebbe inviato nei giorni scorsi al leader degli Hezbollah, Hassan Nasrallah, una lettera di ringraziamento e di apprezzamento per il sostegno dato dall’organizzazione filoiraniana libanese dall’inizio della guerra contro Israele.

“La beata processione dei martiri – si legge nella missiva secondo i media israeliani, che citano l’emittente libanese filo-Hezbollah al-Mayadeen – crescerà in forza e in potenza nella lotta contro l’occupazione nazi-sionista”, avrebbe scritto il leader di Hamas, e s’impegna a combattere il “progetto sionista” insieme al resto del cosiddetto asse della resistenza anti-Israele “fino a quando l’occupazione non sarà sconfitta e spazzata via dalla nostra terra e il nostro Stato indipendente con piena sovranità non sarà stabilito con Gerusalemme come capitale”. Non si placano intanto gli attacchi israeliani in Cisgiordania, dove un cecchino avrebbe colpito un membro dello staff dell’Urwa, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi da tempo nel mirino di Israele che accusa la presenza tra le sue fila di affiliati di Hamas.

La Cisgiordania – ha denunciato l’agenzia, che intanto ha completato con grande fatica la prima fase di un programma antipolio tra i bambini di Gaza – “sta vivendo livelli di violenza senza precedenti, mettendo a rischio le comunità”. A Gaza, secondo l’agenzia palestinese Wafa, oggi sono morti almeno 6 civili in raid israeliani su Rafah e Nuseirat. Mentre a Istanbul è arrivata la salma dell’attivista turca-americana uccisa durante una protesta in Cisgiordania e domani si terranno i funerali.

A Tel Aviv intanto i parenti degli ostaggi continuano a reclamare un cessate il fuoco e la restituzione dei loro cari, mentre anche la Cina, con il ministro della Difesa Dong Jun, ha affermato che “i colloqui di pace e la soluzione politica sono l’unica soluzione” in Palestina come in Ucraina. Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha invece riunito alla Moncloa i ministri del Gruppo di contatto arabo-islamico per Gaza alla quale ha partecipato anche l’Alto rappresentante per la politica estera della Ue uscente, Josep Borrell. “La comunità internazionale deve fare un passo decisivo verso una pace giusta e duratura in Medio Oriente”, ha detto Sanchez, basata sulla soluzione a due Stati. Il Cile infine si è associato all’iniziativa promossa dal Sud Africa contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia per presunto genocidio.

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Esteri

Usa, uccisi quattro leader dell’Isis in Iraq

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Gli Stati Uniti hanno ucciso quattro leader dell’Isis in Iraq alla fine di agosto. Lo afferma il Centcom. “Restiamo impegnati a una sconfitta duratura dell’Isis, che continua a minacciare gli Stati Uniti, i nostri alleati e partner e la stabilità regionale”, ha detto il generale Michael Erik Kurilla, capo del Centcom.

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Cronache

Messico, 15 morti per la guerra interna del cartello di Sinaloa

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Un totale di 14 fascicoli d’inchiesta aperti e 15 morti. È questo l’ultimo bilancio della violenta guerra iniziata lunedì tra i Chapitos e i Mayos, le due fazioni in cui si è spaccato il cartello di Sinaloa e facenti capo, rispettivamente, al “Chapo” Guzmán e al “Mayo” Zambada, entrambi detenuti negli Stati Uniti. A confermarlo ai media locali è stata la Procuratrice della Repubblica, Claudia Zulema Sánchez. “Da lunedì ad oggi sono stati registrati 15 omicidi”, ha dichiarato. Lo scorso 9 settembre, il governatore di Sinaloa Rocha Moya era stato costretto a sospendere le lezioni in tutte le scuole e università della capitale Culiacán e aveva chiesto rinforzi militari a Città del Messico per garantire la sicurezza dei cittadini. Oggi sono stati recuperati due cadaveri, uno dei quali decapitato e con segni di tortura in diverse parti del corpo nei pressi del Parco 87, una nota zona verde di Culiacán dotata di attrazioni tra cui scivoli, piscine e un ‘giardino della pace’.

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