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Marinai portoghesi rifiutano missione di seguire nave russa

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Sta emergendo in tutti i suoi dettagli, in Portogallo, il caso dei tredici marinai della motovedetta Mondego, appartenente alla Marina Militare portoghese, che l’11 marzo scorso si sono rifiutati di salpare dal porto di Funchal (Madeira) per una missione che consisteva nel seguire una nave russa impegnata in prospezioni scientifiche in acque territoriali portoghesi, più precisamente al largo dell’isola di Porto Santo. I militari hanno disobbedito perché consideravano insicure le condizioni del mare e soprattutto lo stato di conservazione della nave, che a quanto pare avrebbe uno dei due motori e uno dei tre generatori di corrente guasti, oltre a perdite significative di olio che, accumulandosi nella stiva, aumenta significativamente il rischio d’incendio a bordo.

Le motivazioni di questo piccolo ammutinamento si trovano nero su bianco in un documento recapitato lunedì scorso al Capo di stato maggiore della Marina Militare, l’ammiraglio Henrique Gouveia e Melo (ancora molto popolare nel Paese per aver guidato la task force che nel 2021 realizzò la campagna vaccinale anti-covid), ma intanto i tredici marinai sono in stato di fermo all’interno dell’imbarcazione e sottoposti a interrogatorio da parte della Polizia giudiziaria militare. A prescindere dagli esiti del processo disciplinare, il caso rivela una questione di fondo inerente alla manutenzione degli equipaggiamenti delle Forze Armate portoghesi. Un problema simile era infatti emerso anche il mese scorso quando, dopo la promessa di inviare Leopard 2 all’Ucraina, si era scoperto che gran parte dei 37 carri in dotazione all’esercito portoghese era inutilizzabile nell’immediato.

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Mistero a Belgrado sulla morte di Aleksiei Zimin, lo chef russo anti-Putin

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A Belgrado è mistero sulla morte di Aleksiei Zimin, un noto e popolare chef russo trovato privo di vita martedì sera in un appartamento che aveva affittato nel centro della capitale serba. Stando a notizie di vari media occidentali, che non hanno tuttavia trovato finora conferma ufficiale, Zimin – protagonista di apprezzate rubriche culinarie in televisione – sarebbe stato un oppositore dell’intervento militare russo in Ucraina e critico col presidente Vladimir Putin, e per questo nel 2022 si sarebbe trasferito da Mosca a Londra, dove gestiva un ristorante.

Il pensiero pertanto è andato velocemente ai diversi casi di oppositori di Putin e del Cremlino che hanno fatto una tragica fine. Non sembra condividere tale ipotesi il quotidiano belgradese Vecernje Novosti, secondo il quale lo chef russo – che il 7 novembre scorso aveva presentato a Belgrado il suo nuovo libro ‘Anglomania’, preparando un suo particolare menu per una cena in un club del centro storico della capitale serba – sarebbe morto per le conseguenze di seri disturbi di cui soffriva – una cirrosi epatica e la dilatazione dell’aorta tra l’esofago e lo stomaco, che si è rotta provocando una forte emorragia. Il giornale cita fonti della procura secondo cui sul corpo di Zimin non sono stati rinvenuti segni di violenza, e trattandosi di un cittadino straniero è stata disposta l’autopsia con esami tossicologici.

A scoprire nella tarda serata di martedì il corpo senza vita di Zimin, riferisce il giornale, sarebbe stato il proprietario dell’appartamento che lo chef affittava da alcuni giorni in via Krunska, in un quartiere elegante e residenziale di Belgrado, dove si trovano ambasciate e residenze altolocate. Non avendo ottenuto ripetutamente risposta al telefono, il proprietario aveva deciso di andarlo a trovare di persona. Nessun segno di effrazione a porta e finestre, nè tracce di manomissione nell’appartamento. Pertanto – hanno osservato le fonte citate dal quotidiano – tali elementi porterebbero a escludere un crimine. Zimin, 52 anni, ha lasciato la moglie Tatjana Dolmatovskaja, grafica costumista, diplomata all’Università di Belle Arti a Londra, e la figlia Varvara di 17 anni. Giornalista, scrittore e con la grande passione della cucina, Zimin, uomo con barba e stazza massiccia, aveva animato rubriche culinarie sulle tv russe.

A Mosca aveva aperto alcuni locali, compreso il ristorante Ragout, e il suo noto locale Zima nel quartiere Soho a Londra è noto per offrire pietanze della cucina tradizionale russa. Nella capitale britannica aveva fondato anche lo Zima Club, luogo d’incontro della comunità russa nella capitale britannica. I responsabili di alcuni locali e ristoranti gestiti da russi a Belgrado, dove migliaia di imprenditori e facoltosi russi si sono stabiliti dopo l’imposizione a Mosca delle sanzioni occidentali, interpellati sulla vicenda, non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione, affermando di non essere a conoscenza di quanto accaduto.

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Gaetz alla Giustizia, il ministro vendicatore di Trump

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Donald Trump affida il Dipartimento di Giustizia a un fedelissimo, il deputato della Florida Matt Gaetz. “E’ un legale talentuoso e tenace”: metterà fine all’uso della “giustizia come arma e proteggerà i nostri confini”, ha annunciato il presidente-eletto sul suo social Truth. Trumpiano di ferro, fervente anti-abortista e cresciuto nella casa in cui e’ stato girato il film ‘The Truman Show’, Gaetz ha orchestrato lo scorso anno il siluramento dell’ex speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy, ‘colpevole’ – a suo avviso – di aver raggiunto un accordo con i democratici per evitare uno shutdown del governo.

Con la nomina a sorpresa, Trump occupa una casella cruciale nella sua amministrazione, quella che gli ha creato problemi durante il suo primo mandato e che lo ha ‘perseguitato’ una volta uscito dalla Casa Bianca. Nei suoi primi quattro anni alla Casa Bianca il presidente-eletto ha avuto rapporti molto tesi con i sui ministri della giustizia Jeff Sessions e Bill Barr, accusati di essere un ostacolo.

Dopo la sconfitta del 2020 Trump si è sentito invece perseguitato dal dipartimento di giustizia dell’amministrazione Biden, che ha nominato il procuratore speciale Jack Smith per indagare sul tycoon. Inchieste dalle quali sono scaturite due incriminazioni, una per il 6 gennaio e l’altra per le carte segrete a Mar-a-Lago. Con il fedelissimo Gaetz Trump punta, come ha promesso, a cambiare radicalmente il dipartimento di Giustizia e, probabilmente, a ‘vendicarsi’ sui suoi nemici dei torti subiti.

Il deputato della Florida è stato accanto al presidente-eletto nei suoi momenti più bui degli impeachment e delle incriminazioni e, prima che uscisse dalla Casa Bianca nel 2020, pensò anche di chiedergli la grazia preventiva per una indagine nei suoi confronti per rapporti sessuali a pagamento con varie donne e con minorenni, per l’assunzione di droghe e per l’aver ricevuto regali in cambio di favori. Accuse che ha sempre negato e che alla fine sono state archiviate per la “scarsa affidabilità dei testimoni”.

Lo scorso giugno però la commissione etica della Camera ha deciso di riaprire alcuni filoni dell’indagine per ulteriori provvedimenti. Una mossa che, con i repubblicani che controllano l’intero Congresso e Gaetz nominato alla Giustizia, probabilmente non andrà lontano.

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Biden riceve Trump: non abbandonare l’Ucraina a Putin

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Un incontro nella tradizione americana, eppure straordinario. Joe Biden ha ricevuto Donald Trump alla Casa Bianca dopo mesi, anni perfino, di attacchi reciproci senza esclusione di colpi perché ha voluto rassicurare il popolo degli Stati Uniti che ci sarà una transizione pacifica. Un gesto in totale contrapposizione con il caos, la violenza e i morti che il tycoon si è lasciato alle spalle dopo la sconfitta nel 2020. Sorridenti e rilassati, i due ex avversari seduti davanti al caminetto acceso dello Studio Ovale si sono scambiati una cordiale stretta di mano e parole gentili. Toni e atmosfere completamente diversi dal loro ultimo incontro diretto, il dibattito televisivo dello scorso giugno che ha segnato la fine della corsa di Biden. “Bentornato presidente eletto Donald”, ha esordito il commander-in-chief che quattro anni fa non ha ricevuto la stessa cortesia dal Trump uscente.

“La politica è dura, spesso non è un mondo piacevole. Ma oggi è una bella giornata e sono grato per questa transizione così tranquilla”, ha risposto The Donald, promettendo che il passaggio di potere sarà “il più liscio possibile” e ringraziando ancora una volta il presidente per l’invito “molto apprezzato”. I due leader sono poi stati tempestati dalle domande dei giornalisti presenti alle quali però non hanno risposto, rimanendo seduti sulle rispettive poltrone: Biden sorridente, Trump più concentrato. A parte i convenevoli e il forte valore simbolico, il colloquio di circa due ore è stato per lo più incentrato su uno dei tempi più a cuore dell’anziano commander-in-chief in uscita: la guerra in Ucraina. Mentre lo speaker della Camera Mike Johnson ha già avvertito che non saranno più inviati soldi a Kiev e Trump sta pensando di nominare un inviato “per la pace”, Biden ha chiarito al suo successore che aiutare le forze di Volodymyr Zelensky “è necessario per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e la stabilità dell’Europa” e, in ultima analisi, per contenere la Cina, mantenendo l’equilibrio nell’Indo-pacifico.

Anche la first lady Jill ha voluto salutare il tycoon per consegnargli una lettera scritta a mano di congratulazioni per Melania, un altro schiaffo morale dei Biden ai Trump dopo che l’ex first lady ha snobbato l’invito per il tè con una scusa piuttosto banale. Prima del colloquio alla Casa Bianca il presidente eletto ha incontrato all’hotel Hyatt di Washington i deputati repubblicani, accompagnato dall’ormai onnipresente Elon Musk. Il tycoon ha dato il suo endorsement a Johnson per un secondo mandato da speaker, visto che il Grand old party ha mantenuto il controllo della House, e ha ringraziato i suoi per la vittoria in tutti i sette Stati in bilico: “Non potevamo fare meglio di così”. Trump, accolto in trionfo, ha anche scherzato su un suo eventuale terzo mandato, vietato dalla Costituzione: “Non credo che lo farò, a meno che non ci inventiamo qualcosa…”, ha ironizzato.

Intanto, il Senato ha eletto il suo leader, non Rick Scott che era stato pubblicamente appoggiato da Musk e dal movimento Maga, ma John Thune, vice dell’uscente Mitch McConnell, in passato spesso critico nei confronti di Trump. La vittoria del senatore del South Dakota potrebbe essere il segnale che la Camera Alta di Capitol Hill vuole mantenere il suo potere e mettere un argine allo tsunami guidato dal patron di Tesla. Con la sua nomina al Dipartimento per l’efficienza governativa assieme a Vivek Ramaswamy, infatti, – ‘il progetto Manhattan’ dei nostri tempi’, nelle parole del tycoon – il milionario avrà un ruolo sempre più ingombrante nella nuova amministrazione. Nelle ultime ore Trump ha riempito altre caselle cruciali della sua squadra.

Intanto il fondamentale dipartimento di Giustizia a capo del quale il presidente eletto ha messo uno dei suoi alleati più fedeli il controverso Matt Gaetz che dovrà svolgere la missione di vendicatore nei confronti dei tanti procedimenti che hanno colpito il tycoon. La nomina più inaspettata è stata quella del veterano ed ex anchor di Fox news Pete Hegseth, alla guida del Pentagono, poi ha confermato le voci che davano il senatore della Florida Marco Rubio come segretario di Stato, Kristi Noem segretaria alla Sicurezza interna, Mike Waltz consigliere per la sicurezza nazionale, John Ratcliffe alla Cia e Tulsi Gabbard, ex deputata democratica diventata sostenitrice di Trump come direttrice dell’intelligence nazionale. Questi si vanno ad unire al chief of staff Susan Wiles, lo zar per i confini Thomas Homan, l’ambasciatrice all’Onu Elise Stefanik, il direttore dell’agenzia per l’Ambiente Lee Zeldin.

Dan Scavino tornerà alla Casa Bianca come assistente del presidente e vice capo di gabinetto. Stephen Miller tornerà alla West Wing come assistente del presidente, vice capo di gabinetto e consigliere per la sicurezza interna. L’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee è stato designato nuovo ambasciatore in Israele, mentre l’inviato speciale per il Medio Oriente sarà il magnate dell’immobiliare Steven C. Witkoff. Per il Tesoro quelle dell’hedge fund manager Scott Bessent, uno dei maggiori racimolatori di fondi per il tycoon e suo ex consigliere economico.

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