Triste, solitario y final avrebbe detto il grande scrittore argentino Osvaldo Soriano di questo tratto finale della vita di Diego Armando Maradona. El Diez era un uomo solo. Molti della corte dei miracoli che l’ha circondato in questi ultimi anni, ne ha gestito vita e risorse economiche si era già dissolta prima che Diego passasse a miglior vita. Maradona aveva lo sguardo spento di chi sente di aver consumato tutto il suo tempo terreno. Ci sono più indizi che raccontano di questa condizione psicologica in cui Diego si dibatteva: depresso, morto dentro, rinchiuso in questa casa chiamata Italia in un quartiere borghese di Buenos Aires; occhi che sorridevano e gioia di vivere, voglia di nuovo futuro quando era al telefono o in videochiamata con Diego Junior, il figlio ritrovato a Napoli. Diego in Argentina era stato “isolato”. Rinchiuso in questa prigione dorata con infermieri, uno psicologo, un medico. Diego Junior l’aveva visto in videochiamata prima che contraesse il covid e l’aveva visto sorridente, appena uscito dall’operazione al cervello. Il suo papà parlava di futuro, di incontrarsi presto. Poi questo virus subdolo e infame l’ha prima bloccato a letto (Diego Junior), poi spinto in ospedale, quindi ridotto quasi in fin di vita. Diego Junior in 20 e passa giorni non ha mai più sentito il padre e mai l’ha chiamato al telefono “perchè non volevo che sapesse delle mie condizioni di salute”. Diego Junior non voleva dare preoccupazioni al papà appena uscito da una operazione difficile. “Ci dovevamo vedere a Buenos Aires. Ci andrò appena i miei polmoni me lo consentiranno, ma mio padre lo vedrò al cimitero” dice Dieguito.
Che Diego Maradona non ce la facesse più, che fosse stanco di vivere, lo dimostrerebbe un messaggio vocale spedito nei giorni scorsi a Mario Baudry, attuale compagno dell’ex fidanzata Veronica Ojeda, mamma di Diego Fernando Maradona, un bimbo di 7 anni riconosciuto dal Pibe. Questo messaggio è stato reso noto nel corso di una trasmissione storica in Argentina, Secretos Verdaderos, su America tv, condotto da Luis Ventura che ha avuto come ospite il giornalista Paulo Vilota, dedicato a Maradona. Si sente la voce stanca, impastata del Pibe che con toni molto cortesi, garbati, si rivolge al compagno di Veronica Ojeda per chiedergli di occuparsi di Diego Fernando e della sua ex compagna.
Diego è poi morto, ma prima di morire si è sincerato delle condizioni di salute della madre del suo bambino, Verònica Ojeda, appena uscita dall’incubo covid e voleva assicurarsi che questo Mario Baudry avesse cura del figlio di 7 anni Diego Fernando, “il mio angelo” lo definisce.
Il tempo si incaricherà di fornirci ogni prova della morte di un uomo che è storia, leggenda. La vita di Maradona la racconteranno poi gli storiografi e scriveranno pagine di storia su quest’uomo arrivato come Bergoglio dall’altra parte del mondo per dare gioia soprattutto a schiere di poveri, disperati, diseredati, appassionati di Napoli e di tutte le periferie del mondo.
Quattro militari italiani impegnati nella missione di pace UNIFIL in Libano sono rimasti feriti a seguito di un attacco alla base situata nel sud del Paese. Fonti governative assicurano che i soldati, che si trovavano all’interno di uno dei bunker della base italiana a Shama, non sono in pericolo di vita. Le autorità italiane e internazionali hanno espresso forte indignazione per l’accaduto, mentre proseguono le indagini per ricostruire la dinamica dell’attacco.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LIBANO. SOLDATI DELLE NAZIONI UNITE (FOTO IMAGOECONOMICA)
La dinamica dell’attacco
Secondo le prime ricostruzioni, due razzi sarebbero stati lanciati dal gruppo Hezbollah durante un’escalation di tensioni con Israele. Al momento dell’attacco, la base italiana aveva attivato il livello di allerta 3, che impone ai militari l’utilizzo di elmetti e giubbotti antiproiettile. La decisione si era resa necessaria a causa della pericolosità crescente nell’area, teatro di scontri tra Israele e Hezbollah.
Un team di UNIFIL è stato inviato a Shama per verificare i dettagli dell’accaduto, mentre il governo italiano monitora attentamente la situazione.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON. FOTO IMAGOECONOMICA ANCHE IN EVIDENZA
Le dichiarazioni del ministro Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato con durezza l’attacco, definendolo “intollerabile”:
“Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi UNIFIL come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile”.
Crosetto ha inoltre sottolineato la necessità di proteggere i militari italiani, impegnati in una missione delicata per garantire la stabilità nella regione.
La solidarietà del Presidente Meloni
Anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso solidarietà ai militari feriti e alle loro famiglie, dichiarando:
“Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di UNIFIL. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di UNIFIL”.
Unifil: una missione per la pace
La missione UNIFIL, operativa dal 1978, ha il compito di monitorare il cessate il fuoco tra Israele e il Libano, supportare le forze armate libanesi e garantire la sicurezza nella regione. L’attacco alla base italiana evidenzia la crescente instabilità nell’area e i rischi a cui sono esposti i caschi blu impegnati nella missione di pace.
La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.
Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.
E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.
La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.