I premi di fotografia naturalistica spesso vengono vinti da foto di animali, solitamente quando sono impegnati in un gesto violento, durante la predazione. E, ancora più sovente, sono immagini scattate da uomini. La foto scelta quest’anno da Asferico, il concorso dell’Associazione fotografi naturalisti italiani, non è niente di tutto questo. La vincitrice assoluta, premiata ieri sera al teatro di Caldarola (provincia di Macerata) durante l’Appennino Foto Festival, è stata una fotografia di paesaggio di Barbara Dall’Angelo, la prima donna a ricevere il premio. Lo scatto ritrae una fila di mangrovie che sembrano danzare sull’acqua e il cui riflesso crea un abbraccio stilizzato su uno sfondo bianco, realizzato grazie alla tecnica di high-key. È stata scelta dalla giuria tra 15mila foto di 650 artisti provenienti da cinque continenti.
“Di solito le mangrovie vivono in colonie – spiega Dall’Angelo – Generalmente sono aggrovigliate tra di loro, mentre su quest’isola remota dell’Indonesia, che si chiama Sumba, sembrano creare delle coreografie”. Una disposizione, quella in fila l’una accanto all’altra, che rappresenta per Dall’Angelo “la resilienza della natura, che si inventa delle cose per riuscire ad adattarsi alle difficoltà”, spiega. Problemi oggi “dovuti al cambiamento climatico – riflette la vincitrice – che fa aumentare la temperatura dell’acqua e anche il suo innalzamento, coprendo le loro radici e impedendo la loro sopravvivenza”. Un tema caro a Dall’Angelo, quello della resilienza della natura. E che parla anche per lei e per il suo sguardo fotografico, che in realtà ha trovato soltanto nel 2011. Nella sua vita, fino ad allora, aveva fatto altro: dopo gli studi da regista al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, aveva aperto la sua casa di distribuzione, la Dall’Angelo Pictures, che – tra le altre cose – ha portato in Italia il cartone Masha e Orso.
“A undici anni mio padre mi regalò la mia prima reflex, ma fino a qualche tempo fa le mie erano solo cartoline dei miei viaggi – riflette – Poi mi sono resa conto che nelle foto mancava la mia anima. Così ho fatto dei corsi e già l’anno successivo ho cominciato a collaborare con National Geographic”. Da allora ha smesso di fotografare i suoi viaggi, e ha cominciato a viaggiare per fotografare. Tant’è che trovare le mangrovie di Sumba non è stato un caso. Dall’Angelo è volata in Indonesia soprattutto per loro. “La guida locale voleva farmi vedere le bellezze dell’isola – sorride – ma io sono rimasta per una settimana in compagnia delle mangrovie, a qualsiasi ora”. E non è una novità per la fotografa romana. “Prima di questo viaggio ho fotografato i pini rossi ricoperti di galaverna nella Lapponia finlandese”, ricorda, che a loro volta devono adattarsi al clima in cui si trovano. “Si curvano e resistono al ghiaccio che li ricopre”, racconta.
Quella di dedicarsi alla fotografia è stata una scelta del cuore che, però, ha premiato Dall’Angelo. Così, anche se continua a lavorare a distanza per la propria azienda (“Ho anche siglato un accordo per Masha e Orso mentre ero in Madagascar”, afferma), oggi viaggia per il mondo per fotografare. “Con mio marito abbiamo un patto – dichiara – lui viene sei mesi con me a scattare, io per il resto del tempo sto insieme a lui in barca a vela”. Tra i riconoscimenti finora ricevuti, Dall’Angelo è particolarmente felice di questo. “È bello aver vinto, ma soprattutto essere la prima donna ad aver ricevuto il premio Asferico – commenta – Secondo me c’è bisogno di questo nuovo sguardo, questa sensibilità femminile che aggiunge delle cose diverse”.