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Cronache

Manager rapito a Mosca e liberato, preso ideatore del sequestro

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Il Ros dei carabinieri insieme allo Sco della polizia, coordinati dalla pm della Dda di Bologna, Beatrice Ronchi, hanno arrestato nel ravennate un cittadino uzbeko di mezza età che è ritenuto dagli investigatori “l’ideatore” del rapimento di Stefano Guidotti, capo dell’ufficio di rappresentanza in Russia del gruppo italiano Sad (produttore di gas tecnici industriali), prelevato dal centro di Mosca lo scorso 28 giugno e liberato dalle forze speciali russe il giorno successivo in una abitazione a 400 chilometri di distanza. L’arrestato, che viveva nel Ravennate dall’inizio della guerra in Ucraina e che in passato aveva lavorato come consulente per la stessa azienda di Guidotti, prima di essere allontanato perché “non c’era più sintonia tra il suo modo di operare e le politiche dell’azienda”, è accusato di concorso in rapimento a scopo d’estorsione.

Lo scorso giugno la polizia russa aveva arrestato i rapitori, quattro uomini tra i 21 e i 36 anni. “Grazie alla collaborazione con l’autorità consolare, le forze di polizia e l’autorità giudiziaria russa – ha spiegato il procuratore capo facente funzioni di Bologna, Francesco Caleca – che ci ha fatto conoscere parte delle loro attività, siamo riusciti a ricostruire il segmento italiano della vicenda”.

Gli investigatori, con l’aiuto del centro operativo per la sicurezza cibernetica dell’Emilia-Romagna, infatti, hanno scoperto che il cittadino uzbeko (con passaporto russo) aveva effettuato la prima chiamata all’azienda di Guidotti per chiedere un riscatto, ancora non quantificato, dall’imolese. E lì si era incontrato con un altro manager dell’azienda, che nel frattempo aveva contattato la polizia, convocato per trattare il riscatto. Il giorno dopo ci sarebbe dovuto essere un altro contatto, ma nel frattempo la polizia russa aveva già arrestato i sequestratori. La misura è stata emessa dal Gip di Bologna e martedì prossimo si svolgerà l’interrogatorio di garanzia.

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Don Pietro Pietro Chirico compie 100 anni: la Chiesa sia meno borghese

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“Sono nato il 17 novembre 1924 e di questi cento anni i più belli sono i 75 con la talare. Sono stato ordinato sacerdote il 14 luglio 1949”. La voce di don Pietro Chirico, parroco di Villa Castelli (Brindisi) è nitida e decisa anche quando racconta gli aneddoti legati alla sua nascita avvenuta esattamente un secolo fa. “Io però sono nato il 2 novembre ma aspettarono a registrarmi perché temevano un’altra mobilitazione generale”, aggiunge mentre confessa di “avere qualche problema all’udito e alle ginocchia. Però mi sento un giovanotto”. Quando è venuto al mondo, a Ceglie Messapica “la chiesa del paese forniva anche una istruzione religiosa che io ho frequentato. Dopo qualche anno, dissi ai miei genitori che volevo farmi sacerdote mio padre confidò a mia madre ‘Non ha la faccia del prete’. E invece…”.

E invece da 75 anni don Pietro celebra messa ogni giorno, confessa e impartisce benedizioni. Ricorda come complicato il periodo del secondo conflitto mondiale. “Si viveva con una certa ansia – dice – non capendo neppure cosa fosse la guerra, a differenza di oggi. Ora vediamo, sentiamo, percepiamo il dolore e la sofferenza. Se non fossi cristiano, taglierei la testa a quelli che organizzano le guerre”. Le sue giornate iniziano con le preghiere. “Metto al sicuro le lodi”, riferisce e aggiunge: “Poi leggo i giornali perché il Vangelo serve per caricare la vita della vitalità di Dio, i quotidiani per aggiornarsi di quello che accade. Ho sempre letto il giornale cattolico ma anche quelli legati al pensiero estremista della politica per capire cosa pensano”. Nel corso del suo secolo, la Chiesa è cambiata.

“Ho tirato un sospiro di sollievo quando è stata consentita la lingua italiana: il latino faceva sì, a mio parere, che le preghiere si imparassero senza comprenderle”, sostiene. E Papa Francesco? “Mi piace anche se a molti preti non va perché sono comodi. Cristo ha detto andate, non state. Il cristianesimo è nato per le strade. Ecco io penso che la Chiesa debba essere più apostolica e meno borghese”, continua. E a chi con sarcasmo gli chiede perché è ancora in vita, replica sorridendo: “Evidentemente per Dio non sono ancora maturo per affidarmi alle sue braccia”.

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Camorra, due arresti per sequestro di persona

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Napoli, Ponticelli: la Camorra continua a seminare violenza, arrestati due uomini per sequestro di persona. Le indagini, coordinate dalla D.D.A. e svolte dai Carabinieri, hanno preso il via lo scorso agosto, quando i militari hanno raccolto informazioni cruciali sull’accaduto. Il 43enne era stato rapito con la forza da un bar situato a Ponticelli, un quartiere della periferia est di Napoli, e costretto a salire nell’auto dei due uomini arrestati. La vittima è stata trattenuta per diverse ore prima di essere rilasciata. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo avrebbe dovuto fungere da mediatore con il fratello, che si trova in carcere, per interrompere una serie di aggressioni ai danni di alcuni membri detenuti del clan rivale “DE MICCO-DE MARTINO”.

Operazione Carabinieri VIDEO

Gli episodi di violenza, come il sequestro, si inseriscono in un contesto di forte tensione tra i clan camorristici “DE LUCA BOSSA” e “DE MICCO-DE MARTINO”, in lotta per il controllo delle attività illecite nell’area est di Napoli. La faida tra le due famiglie camorriste è radicata e alimentata da una lunga storia di vendette e regolamenti di conti, che prosegue da anni. Questo scontro, che ha già causato numerose vittime, mette in evidenza la difficoltà delle istituzioni nel fronteggiare una realtà complessa e pericolosa che influisce profondamente sulla vita quotidiana del quartiere.

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Guasti e treni rotti, mattina di caos per i passeggeri

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Un guasto a un treno fra Firenze e Bologna ha provocato un’altra mattinata di caos per i trasporti ferroviari. Ci sono stati ritardi fino a 150 minuti e le opposizioni tornano ad attaccare il ministro dei trasporti Matteo Salvini sullo stato di salute dei treni. A causare i ritardi è stato un guasto tecnico a un treno Italo. È successo alle 7.45 in prossimità di San Pellegrino, nel Comune di Firenzuola (Firenze), sulla linea dell’Alta Velocità che attraversa l’Appennino e collega il nord al sud dell’Italia. Il convoglio è rimasto fermo per circa 30 minuti, poi ha ripreso lentamente la corsa dal Mugello verso Bologna, rallentando ulteriormente la circolazione.

I treni dell’alta velocità sono stati deviati sulla linea convenzionale, aumentando i tempi di percorrenza di almeno un’ora e provocando ritardi a cascata anche sugli Intercity e sui regionali che la percorrono. La circolazione è tornata regolare attorno alle 10.50, con 28 treni alta velocità che avevano accumulato ritardi fino a 150 minuti e con passeggeri in attesa non solo alle stazioni di Bologna e Firenze, ma anche Milano, Roma e Napoli. E’ stato invece un problema alla linea elettrica sulla Milano-Brescia – verificato questa mattina poco prima delle 7 fra Casirate, in provincia di Bergamo, e Melzo, nel Milanese- a causare ritardi fino a due ore per 14 treni dell’alta velocità, un intercity e 11 regionali.

I tecnici di Rfi hanno lavorato fino alle 10 per ripristinare la linea elettrica, e poi è ripresa gradualmente la normale circolazione. Durante i lavori, dei 14 treni dell’alta velocità in ritardo sei sono stati deviati sulla linea convenzionale. Opposizioni all’attacco contro Salvini: “Ecco le condizioni dei treni – dice la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga – mentre il ministro insiste sul Ponte per il quale chiede ancora più risorse e accetta tagli ai trasporti e ai servizi garantiti dagli enti locali. È troppo impegnato a fare propaganda contro gli immigrati e perde di vista le condizioni di chi viaggia”. Dura Anna Ascani, vicepresidente della Camera del Pd: “Salvini – dice – sogna da Trump ma dovrebbe fare solo una cosa: il ministro dei Trasporti. Tagli al trasporto pubblico, corse annullate e ritardi cronici di bus e treni. Lui sogna, i cittadini aspettano che inizi a fare il suo lavoro”.

All’attacco anche il Movimento 5 Stelle: “Roma, Milano, Bologna – dicono i parlamentari delle commissioni trasporti – sui monitor delle rispettive stazioni ferroviarie anche oggi si ripete il triste copione. Passeggeri esasperati tra ritardi, disagi, coincidenze perse, disservizi. Il guaio è che chi viaggia spesso in treno vive ormai assuefatto dal tremendo status quo. Mentre nelle stazioni italiane si registra questo caos folle, il ministro dei Trasporti Salvini è in giro a mascherarsi da Trump, e a fare adunate spiegando agli italiani che una volta costruito il ponte sullo Stretto, per il quale vengono sottratti miliardi a tutto il resto del sistema trasportistico, l’Italia sarà un Bengodi. Se il fallimento di Salvini sull’autonomia è stato sancito ieri dalla Consulta, quello sul trasporto ferroviario è certificato dai fatti. Meloni, molto pavidamente, lo lascia fare”.

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