Non è mafia. I giudici della VI sezione penale della Cassazione, presieduta da Giorgio Fidelbo, dopo una lunga camera di consiglio hanno deciso che il sodalizio guidato dall’ex Nar Massimo Carminati e dall’ex Ras delle cooperative Salvatore Buzzi non era un’associazione mafiosa. La sentenza su ‘Mafia Capitale’, che non riconosce il 416bis, reato caduto in primo grado ma ammesso in Appello, giunge a cinque anni dall’operazione che con due retate, il 2 dicembre 2014 e il 4 giugno 2015, ha portato all’arresto rispettivamente di 37 e 44 persone. Il verdetto dei giudici della Suprema Corte è arrivato alle 20 dopo tre giorni di udienze fiume con la requisitoria dei tre sostituti procuratori generali Luigi Birritteri, Luigi Orsi e Mariella De Masellis, terminata con la richiesta di conferma delle condanne dell’Appello, e le arringhe dei difensori.
“Ci sono i vivi sopra e i morti sotto e noi in mezzo, un mondo in cui tutti si incontrano. Il mondo di mezzo e’ quello dove e’ anche possibile che io mi trovi a cena con Berlusconi”. E’ da una frase (intercettata dal Ros) dell’ex esponente dei Nar Massimo Carminati, che distingueva i colletti bianchi (Mondo di Sopra) dai criminali (Mondo di Sotto), che nasce l’inchiesta sul ‘Mondo di Mezzo’, mediaticamente piu’ conosciuta come ‘Mafia Capitale’. Un’indagine, firmata dalla procura guidata all’epoca da Giuseppe Pignatone, che deflagra il 2 dicembre del 2014 con decine di arresti e centinaia di indagati e chiama in causa pezzi importanti della politica romana, sia di destra che del centrosinistra, con due personaggi principali sullo sfondo: Carminati, per l’appunto, con i suoi uomini di fiducia, e il responsabile della cooperativa ’29 Giugno’ (che da’ lavoro ad ex detenuti) Salvatore Buzzi, assieme ai suoi collaboratori. Per i pm, i due avrebbero messo in piedi un sodalizio criminoso che si accaparrava gli appalti (leciti e non) per la manutenzione urbana (come punti verdi e piste ciclabili) e per il sociale (business degli immigrati, ‘in primis’), una torta da milioni di euro ogni anno, coinvolgendo anche i vertici di Ama, l’azienda municipalizzata per i rifiuti. In primo grado, dopo 240 udienze celebrate a carico di 46 imputati nell’aula bunker di Rebibbia e diluite in 20 mesi, il tribunale fa cadere l’accusa di associazione di stampo mafioso e non riconosce l’aggravante del metodo mafioso. Per il collegio giudicante presieduto da Rosanna Ianniello, c’erano a Roma due associazioni per delinquere semplici, una capeggiata da Carminati e l’altra dallo stesso ex militante di destra assieme a Buzzi. La Corte d’appello, invece, ribalta tutto e recepisce l’impostazione originaria della procura. Queste le tappe piu’ significative:
– 2 DICEMBRE 2014 – 37 persone arrestate (28 in carcere e 9 ai domiciliari) e decine di perquisizioni ‘eccellenti’, tra cui quella nei confronti dell’ex sindaco Gianni Alemanno, indagato per associazione di stampo mafioso. E’ il primo bilancio dell’operazione ‘Mondo di Mezzo’, condotta dal Ros. Lunga la lista dei reati contestati: estorsione, corruzione, usura, riciclaggio, turbativa d’asta e trasferimento fraudolento di valori.
– 4 GIUGNO 2015 – Nuova ondata di arresti per ‘Mafia Capitale’: 19 persone in carcere, 25 ai domiciliari, altre 21 indagate a piede libero e altrettante perquisizioni. Nuove misure cautelari per Carminati e Buzzi. In carcere finisce anche Luca Gramazio, ex consigliere capogruppo Pdl (poi Fi) in consiglio comunale e poi in Regione: e’ ritenuto il ‘volto istituzionale’ di Mafia Capitale per aver messo le sue cariche al servizio del sodalizio criminoso con cui avrebbe elaborato “le strategie di penetrazione nella pubblica amministrazione”.
– 5 NOVEMBRE 2015 – Comincia il processo ‘Mafia Capitale’ davanti alla decima sezione penale del tribunale. Autorizzate le riprese televisive in aula “alla luce dell’interesse sociale particolarmente rilevante alla conoscenza del dibattimento in relazione alla natura delle imputazioni, ai soggetti coinvolti e alla gravita’ dei fatti contestati”.
– 18 DICEMBRE 2015 – Alemanno, in un procedimento stralcio, viene rinviato a giudizio per corruzione e finanziamento illecito dal gup Nicola Di Grazia. Resta indagato a piede libero per associazione di stampo mafioso.
– 18 LUGLIO 2016 – Assoluzione in primo grado per Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e condanna a un anno e 4 mesi di reclusione per Mario Monge, dirigente della cooperativa ‘Sol.Co’, ritenuto responsabile del reato di turbativa d’asta. La sentenza fa riferimento a una presunta attivita’ di interferenza durante l’iter della gara d’appalto (del valore di 90 milioni di euro) per l’assegnazione del servizio Cup (Centro unico di prenotazione), indetto e poi annullato dalla Regione stessa con i primi arresti di ‘Mafia Capitale’ del dicembre 2014.
– 7 FEBBRAIO 2017 – Finiscono in archivio le posizioni di 113 indagati su 116 coinvolti per imputazioni piu’ o meno residuali, rispetto al processo principale. Accogliendo le richieste della procura, il gip Flavia Costantini ritiene che per alcune posizioni “le indagini sin qui portate avanti non hanno consentito di individuare elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio”; per tutte le altre, non sono state riscontrate o ritenute credibili le dichiarazioni accusatorie fatte da Buzzi. E cosi’, per il reato di associazione di stampo mafioso escono definitivamente di scena, ad esempio, Alemanno, gli avvocati Pierpaolo Dell’Anno, Domenico Leto e Michelangelo Curti, l’ex capo della segreteria politica di Alemanno Antonio Lucarelli, l’ex responsabile di Ente Eur Riccardo Mancini ed Ernesto Diotallevi, finito nel mirino dei pm perche’ sospettato di essere a Roma il referente di ‘Cosa Nostra’. Archiviazione anche per il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (indagato per 2 episodi di corruzione e uno di turbativa d’asta), per il suo ex braccio destro Maurizio Venafro (che qui rispondeva di corruzione), per il presidente del Consiglio Regionale del Lazio, Daniele Leodori (turbativa d’asta).
– 27 APRILE 2017 – Nel maxi-processo di primo grado, la procura chiede la condanna di tutti e 46 imputati per complessivi 515 anni di reclusione. Le pene piu’ elevate vengono sollecitate per gli organizzatori o i semplici partecipi dell’associazione di stampo mafioso. Il primo della lista e’ Carminati (28 anni perche’ capo oltre che promotore), seguito da Buzzi (26 anni e 3 mesi), e poi da Riccardo Brugia (25 anni e 10 mesi), Fabrizio Franco Testa (22 anni), Franco Panzironi (21 anni), Matteo Calvio (21 anni), Roberto Lacopo (21 anni), Carlo Pucci (19 anni), Carlo Maria Guarany (19 anni), Paolo Di Ninno (19 anni), Claudio Caldarelli (19 anni), Luca Gramazio (19 anni e 6 mesi), Alessandra Garrone (18 anni e 6 mesi), Nadia Cerrito (18 anni) e Agostino Gaglianone (18 anni).
– 20 LUGLIO 2017 – Il maxi-processo si chiude con 41 condanne e 5 assoluzioni. Niente 416 bis e neppure l’aggravante del metodo mafioso. Per il tribunale, fino al dicembre 2014, hanno agito due associazioni per delinquere ‘semplici’: una che faceva capo a Carminati, con Brugia, Calvio e Roberto Lacopo; e un’altra riconducibile sempre agli stessi Brugia e Carminati insieme con Buzzi, Caldarelli, Cerrito, Di Ninno, Gaglianone, Garrone, Gramazio, Guarany, Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto, Panzironi, Pucci e Testa. Questo l’esito del primo dibattimento con l’elenco dei condannati: Claudio Bolla (6 anni), Stefano Bravo (4 anni e 6 mesi), Riccardo Brugia (11 anni), Emanuela Bugitti (6 anni), Salvatore Buzzi (19 anni), Claudio Caldarelli (10 anni), Matteo Calvio (9 anni), Massimo Carminati (20 anni), Nadia Cerrito (5 anni), Pierina Chiaravalle (2 anni e 8 mesi), Mario Cola (5 anni), Sandro Coltellacci (7 anni), Mirko Coratti (6 anni), Giovanni De Carlo (2 anni e mezzo), Paolo Di Ninno (12 anni), Antonio Esposito (5 anni), Franco Figurelli (5 anni), Agostino Gaglianone (6 anni e mezzo), Alessandra Garrone (13 anni e mezzo), Luca Gramazio (11 anni), Carlo Maria Guarany (5 anni), Cristiano Guarnera (4 anni), Giuseppe Ietto (4 anni), Giovanni Lacopo (6 anni), Roberto Lacopo (8 anni), Guido Magrini (5 anni), Sergio Menichelli (5 anni), Michele Nacamulli (5 anni), Luca Odevaine (6 anni e 6 mesi, che diventano 8 in continuazione con due precedenti patteggiamenti), Franco Panzironi (10 anni), Pier Paolo Pedetti (7 anni), Marco Placidi (5 anni), Carlo Pucci (6 anni), Daniele Pulcini (1 anno), Mario Schina (5 anni e mezzo), Angelo Scozzafava (5 anni), Andrea Tassone (5 anni), Fabrizio Franco Testa (12 anni), Giordano Tredicine (3 anni), Claudio Turella (9 anni), Tiziano Zuccolo (3 anni e mezzo). Assolti Giovanni Fiscon, Giuseppe Mogliani, Fabio Stefoni, Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero.
– 11 SETTEMBRE 2018 – La terza Corte d’appello di Roma, guidata da Claudio Tortora, ribalta la sentenza di primo grado e riconosce il carattere di mafiosita’ a 18 dei 43 imputati del ‘Mondo di Mezzo’ (sotto forma del 416 bis, o del solo concorso esterno e dell’aggravante prevista dall’articolo 7 della legge del 1991), pur infliggendo ai due principali imputati pene piu’ miti. Oltre ai nomi di Carminati (condannato a 14 anni e mezzo) e Buzzi (18 anni e 4 mesi), la lista comprende quelli di Bolla (4 anni e 5 mesi), Brugia (11 anni e 4 mesi), Bugitti (3 anni e 8 mesi), Caldarelli (9 anni e 4 mesi), Calvio (10 anni e 4 mesi), Di Ninno (6 anni e 3 mesi), Gaglianone (4 anni e 10 mesi), Garrone (6 anni e 6 mesi), Gramazio (8 anni e 8 mesi), Guarany (4 anni e 10 mesi), Giovanni Lacopo (5 anni e 4 mesi), Roberto Lacopo (8 anni), Nacamulli (3 anni e 11 mesi), Panzironi (8 anni e 7 mesi), Pucci (7 anni e 8 mesi) e Testa (9 anni e 4 mesi). Altre 15 condanne sono state inflitte per reati che vanno dalla corruzione all’estorsione, alla turbativa d’asta: Esposito (2 anni e un mese), De Carlo (2 anni), Coratti (4 anni e 6 mesi), Coltellacci (4 anni e 6 mesi), Figurelli (4 anni), Cola (3 anni), Guarnera (4 anni e 8 mesi), Magrini (3 anni), Pedetti (3 anni e due mesi), Schina (4 anni), Scozzafava (2 anni e 3 mesi), Tredicine (2 anni e 6 mesi), Zuccolo (9 mesi), Placidi (5 anni) e Tassone (5 anni). Otto in tutto gli assolti: Bravo, Chiaravalle, Ietto, Menichelli, Pulcini (per non aver commesso il fatto) e Cerrito (perche’ il fatto non costituisce reato), tutti condannati in primo grado. Assolti di nuovo Ruotolo e Salvatore, per i quali l’accusa, in entrambi i gradi di giudizio, ha sempre chiesto la condanna per associazione di stampo mafioso. Patteggiano la pena l’ex componente del Tavolo di coordinamento sugli immigrati del Viminale, Odevaine (5 anni e 2 mesi), e l’ex funzionario del X Dipartimento Turella (6 anni).
– 8 FEBBRAIO 2019 – Il pm Luca Tescaroli chiede la condanna a 5 anni di Alemanno (4 anni e mezzo per corruzione piu’ altri 6 mesi per finanziamento illecito) ritenendolo “l’uomo politico di riferimento dell’organizzazione ‘Mafia Capitale’ in ragione del suo ruolo apicale di sindaco, nel periodo 29 aprile 2008-12 giugno 2013” e anche perche’ successivamente, una volta diventato consigliere comunale di minoranza in seno al Pdl, e’ rimasto “il punto di riferimento” di Buzzi.
– 25 FEBBRAIO 2019 – Alemanno viene condannato a 6 anni dalla seconda sezione penale del tribunale.
– 16 APRILE 2019 – Il gup Costantino De Robbio rinvia a giudizio 13 persone accusate dalla procura di aver detto il falso o di aver taciuto in tutto o in parte quello che sapevano quando sono state convocate come testimoni durante il dibattimento nell’aula bunker di Rebibbia. Il processo, che avra’ inizio il 13 novembre davanti alla settima sezione penale del tribunale, riguardera’, tra gli altri, Antonio Lucarelli, gia’ braccio destro del sindaco Alemanno, e Micaela Campana, parlamentare Pd, gia’ responsabile nazionale per il welfare.
– 20 MAGGIO 2019 – La terza Corte d’appello di Roma infligge un anno di carcere (pena sospesa), 500 euro di multa e divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per dodici mesi a Maurizio Venafro. Confermati i 16 mesi di reclusione attribuiti all’altro imputato, Mario Monge.
– 16 OTTOBRE 2019 – La procura generale della Cassazione chiede ai giudici della sesta sezione penale di respingere i ricorsi delle difese e di confermare la sentenza di appello.
– 18 OTTOBRE 2019 – Le difese dei 32 imputati concludono i loro interventi chiedendo di annullare il giudizio di secondo grado.
Un bambino di 8 anni è morto nello scontro tra due auto su una strada vicino al cimitero di Oleggio (NOVARA), il fratello di 4 anni è stato portato in ospedale di NOVARA in codice rosso. Ferita anche la nonna due bambini, che era alla guida: è stata portata in codice giallo all’ospedale di Borgomanero (NOVARA. Lievi ferite per le due persone a bordo dell’altra auto.
Il freddo con il termometro sceso sotto lo zero, la neve e le raffiche di vento che hanno raggiunto i 150 chilometri all’ora e causato mareggiate con onde alte 8 metri stanno sferzando buona parte dell’Italia nelle ultime ore. Ma non durerà ancora molto, nel fine settimana infatti è atteso un miglioramento. Nelle province toscane è stata una notte di interventi quella appena trascorsa, con raffiche di Libeccio fino a 150km/h sui crinali dell’Appennino Tosco-Emiliano e fino a 63 nodi sulla costa livornese, e onde a Gorgona di 8 metri e di 6 all’Elba. Strade allagate a causa della pioggia nel Pistoiese, tra le aree più colpite e dove si sono registrati anche black out. Tanti gli interventi per alberi e rami caduti a causa del vento che ha scoperchiato anche due stabili in provincia di Lucca, a Montecarlo e Borgo a Mozzano, con 22 evacuati.
Stop per il vento ai traghetti per l’Elba e Capraia, rallentata in generale l’operatività del porto di Livorno. Stop anche alla linea ferroviaria Faentina per circa due ore stamani dalle 6 alle 8.15 per rami caduti in prossimità dei binari. Intanto “i tecnici Enel stanno intervenendo per risolvere le circa 3.000 utenze senza corrente tra Massa Carrara, Lucca, Prato, Pistoia, Firenze e Livorno, oltre agli interventi in corso per cadute di alberi e allagamenti localizzati” scrive sui social il governatore toscano Eugenio Giani.
Il maltempo rende anche oggi molto difficili i collegamenti marittimi nel golfo di Napoli dove, da stanotte, soffia un vento forte di Ponente. Fermi dunque nei porti tutti gli aliscafi e cancellate le relative corse programmate da Napoli Molo Beverello da e per i porti di Forio, Casamicciola, Ischia Porto e Procida così come quelli da Pozzuoli per Procida. Le due isole restano attualmente collegate solo da pochi collegamenti operati coi traghetti. L’Alto Adige questa mattina si è svegliato imbiancato. In val Ridanna sono caduti 20 centimetri di neve, nelle altri valli (da Resia fino in Pusteria) tra i 10 e i 15 centimetri. Una ‘spolverata’ di neve, inconsueta per questo periodo della stagione, è arrivata anche a Bolzano.
La neve è arrivata anche su buona parte della Lombardia e ha coinvolto anche a basse quote le province di Sondrio, Varese, Lecco, Como, Milano, Brescia e Bergamo. A Milano città, dopo il nevischio di ieri sera, oggi spende il sole. In Valtellina e Valchiavenna sono scesi tra i 15 e i 25 centimetri di neve. Tutti innevati e percorribili in auto solo con le catene montate i passi alpini rimasti aperti. Anche in Valchiavenna oggi è tornato il bel tempo ma c’è già un’allerta gialla della Protezione civile per vento forte. Danni e disagi nella notte a causa del vento che ha soffiato forte nelle Marche, causando in particolare la caduta di alberi su strade e problemi a linee elettriche.
Nottata di burrasca sulla costa spezzina con venti oltre i 100 km/h che hanno obbligato i Vigili del Fuoco a un superlavoro per gestire crolli di piante, tetti scoperchiati e cornicioni pericolanti oltre a un container finito in mare. Il forte peggioramento delle condizioni meteo a Taranto, che dalle prime ore della giornata è sferzata da violente raffiche di vento superiori ai 60 km/h ha indotto il sindaco, Rinaldo Melucci, a firmare un’ordinanza per la chiusura immediata di giardini, parchi e cimiteri, a rinviare le iniziative per il Natale e ad attivare il Centro Operativo Comunale, l’organo di gestione delle emergenze. L’accensione delle luminarie e l’inaugurazione della pista di pattinaggio sul ghiaccio sono state rinviate a domani.
Sospendere gli sfratti durante il Giubileo, a partire da quelli per ‘morosità incolpevole’ ossia legati alle difficoltà nel pagare l’affitto. A lanciare la moratoria per l’Anno Santo sono la Caritas di Roma e la Diocesi, nel giorno in cui è stato presentato il nuovo rapporto sulla povertà nella capitale.
“Ci piacerebbe promuovere una moratoria affinché nel Giubileo non vi siano sfratti”, ha detto il Vicario per la città, mons. Baldo Reina. Un appello subito accolto dalle istituzioni locali. “Mi farò portavoce nei confronti del governo perché penso sia giusto che nel Giubileo si vari una moratoria straordinaria sugli sfratti” ha assicurato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ricordando che era già stato fatto durante il Covid e che è necessario un “atto normativo”. Sulla stessa linea il presidente della Regione Francesco Rocca. “Sosterrò già dal prossimo Tavolo sul Giubileo questa istanza” ha detto il governatore sottolineando: “Il prefetto è un uomo di grandissimo equilibrio e attenzione sappiamo per certo che intere aree di edilizia residenziale pubblica sono in mano alla criminalità mentre ci sono persone fragili”. E in tal senso ha annunciato che sono in arrivo risorse per il sostegno all’affitto e per il contrasto alla povertà alimentare.
“Nei prossimi giorni, siamo in fase di legge di bilancio e stabilità, ci saranno misure interessanti” ha promesso Rocca. Un impegno apprezzato dal sindaco Gualtieri che ha definito l’ipotesi del contributo regionale “molto positiva”. Di diverso avviso sulla moratoria per gli sfratti il presidente dei senatori di FI, Maurizio Gasparri: “La proprietà privata non si tocca ed il proprietario di un immobile è giusto che possa agire, sempre, per garantire il suo bene – ha tuonato -. Se Gualtieri si fa garante delle occupazioni illegali, noi ci facciamo portavoce, come sempre, della tutela della proprietà privata”.
Intanto dal VII rapporto della Caritas di Roma, una lettura della città dal punto di vista dei poveri, emerge che la quota di persone a rischio di povertà nella capitale è del 12,7%. Lo scorso anno c’è stato un aumento del 21% delle persone accolte nelle tre mense sociali. Complessivamente gli ‘ospiti’ sono stati 11.124, con 322.058 pasti distribuiti in convenzione con Roma Capitale. Otto su dieci sono uomini. In crescita anche le persone che si sono rivolte ai centri di ascolto (3 quelli diocesani e 201 nelle parrocchie). Sono state accolte in tutto 13.162 persone, segnando un +12% rispetto al 2022 e superiori a quelle incontrate durante l’emergenza Covid. A chiedere aiuto continuano a essere prevalentemente le donne, il 60% del totale. A pesare, secondo la Caritas, anche il “progressivo venire meno del Reddito di cittadinanza e l’istituzione dell’Assegno di inclusione e del Supporto alla formazione, misure che solo in parte hanno sostituito i trasferimenti che ricevevano le famiglie più povere”.
“Abbiamo bisogno di metterci in ascolto” ha detto il vicario generale per la diocesi di Roma, Baldo Reina che, riguardo al recente appello del Papa ai parroci ad offrire spazi ai poveri, ha annunciato: “La settimana prossima incontreremo i superiori degli istituti religiosi e i 36 parroci prefetti per metterci all’opera”. Tra le proposte concrete per il Giubileo quella di “arrivare a 100 parrocchie che forniscono il doposcuola” ha spiegato il direttore della Caritas di Roma, Giustino Trincia, che è intervenuto anche sulla questione delle tensostrutture pensate per offrire accoglienza ai senza fissa dimora. “La polemica mi sembra un po’ campata in aria. E’ chiaro che non è soluzione ma nel frattempo queste persone stanno nelle tende. In questa fase che facciamo?” ha detto Trincia. Dal canto suo Gualtieri ha assicurato: “Le tensostrutture si faranno tutte e quattro. Si sta procedendo secondo i piani e saranno pronte per il Giubileo”.