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Macron: non si ottiene la pace umiliando Mosca

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“Non si fa la pace umiliando la Russia”. Nel Giorno della Vittoria, che Vladimir Putin ha celebrato evitando provocazioni ed escalation, Emmanuel Macron ha voluto dare un segnale di apertura allo zar. “Non siamo in guerra con Mosca”, ha sottolineato il presidente francese, e lo ha ribadito anche a Berlino, incontrando Olaf Scholz. Su questa spinta distensiva si e’ inserita anche la Cina, per tentare di indebolire l’asse Ue-Usa. Xi Jinping, in un colloquio con il cancelliere tedesco, ha sottolineato il suo sostegno all'”autonomia strategica” europea rispetto agli Stati Uniti, auspicando che il conflitto non si espanda. Macron e’ il leader occidentale che piu’ e’ stato in contatto con Putin, prima e dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Nel solco di un approccio dialogante con Mosca, rispetto alla linea di intransigenza di Washington e Londra. Ed anche in occasione della festa parallela del 9 maggio, per la Giornata dell’Europa unita e per la vittoria russa sul nazismo, il presidente francese ha teso una mano a Putin. “Oggi abbiamo visto due volti diversi, il linguaggio della guerra, a Mosca, e quello della pace, a Strasburgo”, ha tenuto a sottolineare Macron in un intervento all’Europarlamento. Riconoscendo, allo stesso tempo, che alla parata di Mosca “non c’e’ stata alcuna escalation verbale” da parte di Putin. Il cuore dell’intervento del presidente francese e’ stato ancora piu’ conciliante verso lo zar. “Domani avremo una pace da costruire e dovremo farlo con Ucraina e Russia attorno al tavolo, ma questo non si fara’ ne’ con l’esclusione reciproca, ne’ con l’umiliazione o lo spirito di vendetta”, ha detto Macron. Facendo un parallelo con il Trattato di Versailles dopo la prima guerra mondiale, segnato dall'”umiliazione” della Germania. Il faro resta quello del sostegno all’Ucraina, ha puntualizzato Macron, tanto da proporre la creazione di una “comunita’ politica europea” in cui potrebbe rientrare Kiev in attesa del lungo percorso di adesione all’Ue. Ma deve essere altrettanto chiaro, ha aggiunto, che “non siamo in guerra contro la Russia” ed e’ necessario “evitare qualsiasi escalation” con Mosca. La necessita’ di “proteggere l’Ue da un conflitto piu’ ampio” e’ stata ribadita da Macron anche a Berlino, dopo il primo faccia a faccia con Scholz dalla sua riconferma all’Eliseo. Il cancelliere tedesco ha utilizzato toni piu’ duri nei confronti del Cremlino. “La pace non puo’ essere accettate dall’Ucraina sotto forma di diktat, ma le due parti devono tornare al tavolo”, ha affermato Scholz. Sottolineando poi che la decisione di fornire armi pesanti all’Ucraina e’ stata presa perche’ “Putin non ci ha lasciato altra scelta”. Il cancelliere ha parlato anche con il leader cinese, che invece ha scelto di non schierarsi contro Mosca, sulla linea della contrapposizione con gli Usa. “Dobbiamo fare del nostro meglio per evitare che il conflitto si intensifichi e si espanda, portando ad una situazione ingestibile”, ha detto Xi a Scholz, aggiungendo, che l’Ue “dovrebbe mostrare la sua responsabilita’ storica e saggezza politica, concentrarsi sulla pace a lungo termine dell’Europa e cercare di risolvere il problema in modo responsabile. La sicurezza europea – e’ stata la frecciata del leader cinese a Washington – dovrebbe essere nelle mani degli europei stessi”. In Italia il discorso distensivo di Macron verso Mosca e’ stato particolarmente apprezzato da Matteo Salvini. “Non siamo in guerra con la Russia, e’ ora di lavorare per la pace”, ha detto il segretario della Lega, tra i piu’ tiepidi nella maggioranza sul sostegno militare a Kiev. Salvini lo ha ribadito rivolgendosi anche al premier: “Spero che il viaggio di Draghi in America porti pace e non altre armi”.

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Medjugorje, il Vaticano oggi fornirà una valutazione sulle presunte “apparizioni” della Vergine Maria

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Il Vaticano sta per fornire la sua attesa valutazione sulle presunte “apparizioni” della Vergine Maria nel villaggio di Medjugorje, situato nel sud della Bosnia. Dopo quasi 15 anni di studi, giovedì il cardinale Víctor Manuel Fernández, a capo dell’ufficio dottrinale del Vaticano, terrà una conferenza stampa sull’argomento, che il Vaticano ha definito “l’esperienza spirituale di Medjugorje”.

Dal 1981, sei bambini e adolescenti affermano di aver avuto visioni della Madonna, visioni che, secondo alcuni di loro, continuano regolarmente. Questo ha reso Medjugorje una meta di pellegrinaggio per milioni di credenti cristiani. Tuttavia, le apparizioni non sono mai state riconosciute ufficialmente dal Vaticano, che ha più volte espresso dubbi sulla loro autenticità.

Papa Francesco ha dichiarato che, pur avendo dubbi sulle visioni attuali, non si può negare l’impatto spirituale di Medjugorje sui pellegrini. Nonostante ciò, il Vaticano ha chiarito che non dichiarerà l’autenticità delle visioni, ma fornirà un orientamento dottrinale che permetta ai fedeli di esprimere la loro devozione senza contraddire la fede.

L’annuncio del Vaticano avrà un impatto significativo su Medjugorje, un luogo che dipende fortemente dal turismo religioso, con il 2024 previsto come un anno record di visite.

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Hezbollah sotto attacco, un colpo strategico senza precedenti del Mossad e delle Israel Defense Forces

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Le esplosioni che hanno recentemente colpito Hezbollah tra Libano e Siria hanno inflitto un durissimo colpo al “Partito di Dio”. Migliaia di feriti, una milizia disorientata e la catena di comando vulnerabile: questo è il quadro che emerge dalle operazioni orchestrate dall’intelligence israeliana, che ha ottenuto un risultato devastante senza ricorrere a un singolo attacco convenzionale. In pochi minuti, il Mossad e i servizi delle Israel Defense Forces (IDF) hanno messo in ginocchio la milizia guidata da Hassan Nasrallah, un risultato che in una guerra tradizionale sarebbe stato possibile solo dopo una lunga e costosa serie di attacchi.

Gli esperti sottolineano come questo attacco abbia reso temporaneamente inabili al combattimento migliaia di miliziani di Hezbollah, con ospedali e basi libanesi sovraffollati di feriti. Le esplosioni non hanno causato un elevato numero di morti, ma i danni fisici riportati dai membri della milizia sono stati gravi: ferite profonde, amputazioni, perdita della vista e dell’udito. Molti di questi combattenti non torneranno operativi prima di alcune settimane o mesi, mentre altri non saranno più in grado di combattere.

Un attacco non letale ma devastante

Le esplosioni, pur non essendo mortali, hanno causato danni significativi alle capacità operative di Hezbollah. Le testimonianze riportano ferite devastanti: mani esplose dopo aver afferrato i cercapersone, mutilazioni, e gravi traumi fisici che segneranno questi miliziani per tutta la vita. Questo non solo riduce il numero di combattenti pronti all’azione, ma li rende facilmente identificabili per le forze di intelligence israeliane, aumentando il rischio per Hezbollah.

La crisi della leadership e l’incubo logistico

Per Nasrallah, questo attacco rappresenta un vero incubo. La difficoltà nel rimpiazzare rapidamente i feriti, mantenendo un livello operativo efficiente, è una delle principali preoccupazioni. A differenza di altre organizzazioni, Hezbollah non può semplicemente reclutare chiunque: ha bisogno di combattenti addestrati, molti dei quali hanno già partecipato alle operazioni in Siria o hanno lanciato missili contro Israele. Inoltre, la base di reclutamento è limitata alla comunità sciita, in particolare ai fedeli di Nasrallah, escludendo il movimento Amal, complicando ulteriormente il processo di rimpiazzo.

Un colpo alla comunicazione: l’offensiva digitale

Uno degli effetti più gravi di questo attacco è la paralisi delle comunicazioni all’interno del movimento. Hezbollah, nel tentativo di evitare cyberattacchi, aveva recentemente abbandonato l’uso dei cellulari in favore dei cercapersone (pager), considerati più sicuri. Tuttavia, questo sistema si è rivelato vulnerabile, e ora l’organizzazione si trova in difficoltà. Senza cercapersone, dovrà tornare a utilizzare vecchi sistemi di comunicazione, come linee telefoniche obsolete, che sono facilmente intercettabili da Israele e da altri avversari.

La sfida per Hezbollah è dunque doppia: da un lato, gestire una crisi umanitaria e militare senza precedenti; dall’altro, trovare nuovi metodi di comunicazione sicuri e immediati. Questo scenario di paralisi inquieta i vertici del movimento, soprattutto in vista di un possibile attacco terrestre da parte di Israele.

Questo attacco non convenzionale ha dimostrato la potenza strategica dell’intelligence israeliana, capace di infliggere un duro colpo a Hezbollah senza entrare direttamente in conflitto armato. Il “Partito di Dio” si trova ora in una posizione estremamente vulnerabile, e la capacità di reagire sarà cruciale per il suo futuro.

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Venezuela, El Pais: saccheggiati 4 miliardi di petrolio

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La compagnia pubblica Petroleos del Venezuela S.A. (PDVSA) sarebbe al centro di uno dei maggiori scandali di corruzione nel Paese. Secondo un’inchiesta pubblicata dal quotidiano spagnolo El País, un gruppo di ex gerarchi chavisti e imprenditori ha saccheggiato circa 4,2 miliardi di dollari (oltre 3,7 miliardi di euro) alla compagnia. Questo colossale furto non ha solo colpito le finanze dell’azienda, ma ha anche avuto un impatto devastante sull’economia venezuelana, sostiene il quotidiano.

Lo schema di corruzione è stato operativo tra il 2007 e il 2012, durante i governi dell’ex presidente Hugo Chávez. I coinvolti, tra cui alti funzionari di PDVSA e imprenditori legati al regime, hanno utilizzato una complessa rete di tangenti e commissioni illegali per dirottare fondi. Aziende, principalmente cinesi, pagavano commissioni fino a un 10% per aggiudicarsi contratti milionari con la compagnia statale Uno dei personaggi chiave in questo intrigo è Diego Salazar, cugino dell’ex ministro di Energia ed ex presidente di PVDSA, Rafael Ramírez. La rete di corruzione non includeva solo funzionari e impresari: tra di loro c’erano regine di bellezza, ambasciatori, attrici e avvocati.

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