Come se Roma e Parigi si fossero gemellate anche in politica: e’ una Francia sempre piu’ “italiana” quella che si va delineando dopo la debacle della maggioranza presidenziale di Emmanuel Macron nelle elezioni legislative di domenica. Ormai privato della maggioranza assoluta in parlamento, il presidente piu’ giovane della storia di Francia “pensa” a costruire un “governo di unita’ nazionale” per trovare “vie d’uscita alla situazione politica” che si e’ creata nell’Assemble’e Nationale, ha riferito in serata il segretario del Partito comunista (PCF), Fabien Roussel, dopo la lunga giornata di consultazioni all’Eliseo. Macron “mi ha chiesto se siamo pronti a lavorare in un governo di unita’ nazionale”, ha spiegato Roussel ai microfoni di LCI, e se tale iniziativa “sia la soluzione per tirare fuori il paese dalla crisi”. “Lui pensa alla costituzione di un governo di unione nazionale – ha proseguito l’esponente del PCF dopo le consultazioni – se ci saranno i partiti per partecipare”. Per tutta la giornata gli alleati di Macron avevano esortato il capo dello Stato a dar vita a una “grande coalizione”. Fra questi, l’ex premier Edouard Philippe, leader del partito Horizons, che fa parte delle forze che sostengono l’esecutivo. Dopo il voto di domenica, la Francia vive giorni politicamente convulsi. Macron si e’ ritrovato con una fragile maggioranza relativa al Palais Bourbon, un fatto raro nel sistema semi-presidenziale alla francese – la cosiddetta Quinta Repubblica – dove la cultura del compromesso con altre forze politiche e’ meno frequente rispetto a democrazie parlamentari come I’Italia o la Germania, fatta eccezione per i periodi di cosiddetta ‘coabitazione’. Per uscire dall’angolo, il presidente rieletto lo scorso 24 aprile nel ballottaggio contro Marine Le Pen ha avviato da questa mattina le necessarie consultazioni politiche, individuando “possibili soluzioni costruttive al servizio dei francesi”. Il primo ad essere ricevuto e’ stato il presidente dei Re’publicains, Christian Jacob, che ha subito escluso di scendere a patti con la maggioranza Ensemble!. “Ho ribadito al presidente che entrare in cio’ che potrebbe essere un tradimento dei nostri elettori e’ escluso”, ha dichiarato Jacob al termine dell’incontro, aggiungendo: “Abbiamo fatto campagna nell’opposizione, restiamo nell’opposizione in modo determinato ma responsabile”. Gia’ prima del faccia a faccia con Macron, l’esponente repubblicano aveva dato i toni della giornata. “Non abbiamo intenzione di diventare la stampella o la ruota di scorta” di nessuno. “La risposta – ha avvertito – non sara’ negli intrallazzi o negli inciuci”. Poi e’ stato il turno del segretario socialista (PS) aderente all’ormai foltissima nuova unione della gauche guidata da Jean-Luc Me’lenchon (Nupes), Olivier Faure, che si e’ detto “disposto” a “progredire” insieme se l’esecutivo adottera’ misure in favore del potere d’acquisto, in particolare un innalzamento del salario minimo. Previsti nell’agenda presidenziale altri faccia a faccia con Marine Le Pen – ormai forte di 89 deputati all’Assemble’e, un record per l’ex Front National – e con altri esponenti Nupes, tra cui appunto Roussel che ha parlato questa sera. La Francia vive insomma giornate politicamente sempre piu’ incerte. Questa mattina, come consuetudine dopo le elezioni legislative, la premier Elisabeth Borne ha rassegnato le dimissioni. Dimissioni subito respinte da Macron, affinche’ il “governo possa rimanere in carica e agire in questi giorni”, ha spiegato l’Eliseo. La coalizione presidenziale, che per il primo mandato di Macron (2017-2022) poteva contare sulla maggioranza assoluta (la soglia minima e’ di 289 deputati) conserva appena 245 seggi su un totale di 577. Al secondo posto la Nupes con 150 seggi, seguita dal Rassemblement National (89) e dalla destra repubblicana (61).
Quattro militari italiani impegnati nella missione di pace UNIFIL in Libano sono rimasti feriti a seguito di un attacco alla base situata nel sud del Paese. Fonti governative assicurano che i soldati, che si trovavano all’interno di uno dei bunker della base italiana a Shama, non sono in pericolo di vita. Le autorità italiane e internazionali hanno espresso forte indignazione per l’accaduto, mentre proseguono le indagini per ricostruire la dinamica dell’attacco.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LIBANO. SOLDATI DELLE NAZIONI UNITE (FOTO IMAGOECONOMICA)
La dinamica dell’attacco
Secondo le prime ricostruzioni, due razzi sarebbero stati lanciati dal gruppo Hezbollah durante un’escalation di tensioni con Israele. Al momento dell’attacco, la base italiana aveva attivato il livello di allerta 3, che impone ai militari l’utilizzo di elmetti e giubbotti antiproiettile. La decisione si era resa necessaria a causa della pericolosità crescente nell’area, teatro di scontri tra Israele e Hezbollah.
Un team di UNIFIL è stato inviato a Shama per verificare i dettagli dell’accaduto, mentre il governo italiano monitora attentamente la situazione.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON. FOTO IMAGOECONOMICA ANCHE IN EVIDENZA
Le dichiarazioni del ministro Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato con durezza l’attacco, definendolo “intollerabile”:
“Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi UNIFIL come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile”.
Crosetto ha inoltre sottolineato la necessità di proteggere i militari italiani, impegnati in una missione delicata per garantire la stabilità nella regione.
La solidarietà del Presidente Meloni
Anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso solidarietà ai militari feriti e alle loro famiglie, dichiarando:
“Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di UNIFIL. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di UNIFIL”.
Unifil: una missione per la pace
La missione UNIFIL, operativa dal 1978, ha il compito di monitorare il cessate il fuoco tra Israele e il Libano, supportare le forze armate libanesi e garantire la sicurezza nella regione. L’attacco alla base italiana evidenzia la crescente instabilità nell’area e i rischi a cui sono esposti i caschi blu impegnati nella missione di pace.
La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.
Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.
E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.
La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.