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L’ultima di Lollobrigida: olio d’oliva extravergine italiano a non meno di 30 euro al litro

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“Ormai nessuno ci trova nulla di strano se al ristorante paga una bottiglia di vino 30 euro. Anzi, spesso resta convinto di aver bevuto bene a un prezzo accettabile. Lo stesso discorso deve ora valere per l’olio extravergine d’oliva. Perché un litro di buon olio extravergine d’oliva italiano, ma quello vero, non può costare meno di 30 euro”. A dirlo questa mattina a Roma nel corso delle celebrazioni per i 100 anni del Consorzio del Chianti Classico il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida.

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Politica

Termovalorizzatore Roma nel’27, ‘inquina più il traffico’

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Il via ai cantieri a primavera 2025, i primi rifiuti nell’estate del 2027 per un impianto in grado di trattare 600 mila tonnellate l’anno e soddisfare il fabbisogno energetico di 200 mila famiglie. “E inquinerà meno di una via trafficata di Roma” giura il sindaco Roberto Gualtieri, che questa mattina in Campidoglio ha presentato il progetto del termovalorizzatore di Santa Palomba, tra i punti nevralgici dell’intero programma del primo cittadino dem. Al tavolo c’è Fabrizio Palermo, l’ad di Acea che insieme a Suez, Vianini, Rmb e Kanadevia Inova (già Hitachi) ha presentato il progetto che ha passato la valutazione della commissione di gara. “Un progetto molto ambizioso, con i migliori partner al mondo – ha detto Palermo – e il nome stesso del progetto rispecchia il nostro obiettivo”.

Il tmv di Santa Palomba, estremo lembo sud del territorio di Roma, si chiamerà ufficialmente infatti ‘Parco delle Risorse Circolari’, e oltre all’impianto offrirà una serra, una ‘via delle risorse circolari’ con spazi di educazione e coworking dove fare ricerca e didattica, e poi un giardino (‘viridarium’) con una torre panoramica visitabile alta più di 70 metri. Anche l’architettura della struttura è studiata per essere poco impattante. Il punto su cui si insiste di più è la tutela della salute. Le comunità locali sono più volte scese in piazza o si sono rivolte al tribunale.

Il tmv però, ha assicurato il sindaco, sarà “avanzatissimo, ben oltre le ‘bat’ cioè i parametri Ue secondo i quali le polveri devono stare tra 2 e 5 mg a metro cubo: il nostro ne fa 1”. Fioccano paralleli: un duemillesimo di un cucchiaino di farina, un caminetto che invece produce 4.000 mg di polveri. Il progetto prevede anche 4 impianti ancillari – recupero ceneri pesanti, teleriscaldamento, fotovoltaico e cattura della Co2 – e oltre a produrre elettricità e calore è in grado di recuperare migliaia di tonnellate di acciaio, alluminio e rame. I rifiuti arriveranno all’impianto in treno: “Niente tir sull’Ardeatina”.

Le emissioni di Co2 poi sono “80 volte inferiori a una discarica”. Perché l’alternativa, ha affermato Gualtieri, sarebbe stata quella: “Senza il tmv oggi faremmo una conferenza stampa per presentarne una da 1 milione di tonnellate” che durerebbe “solo 5 anni” e poi ne andrebbero realizzate altre: “Una devastazione sociale e ambientale senza precedenti. Questo impianto invece è più avanzato di quello di Copenhagen, dove sopra ci sciano i bambini”.

Né importerà rifiuti, ma tratterà solo quelli di Roma; è anzi lievemente sottodimensionato rispetto al fabbisogno (che sarebbe di 800 mila tonnellate) proprio per proseguire anche sulla raccolta differenziata. Tutto il contrario di un ecomostro, dunque, il senso del discorso di Gualtieri che risponde ad anni di critiche: l’impianto, va ricordato, fu quantomeno il casus belli della caduta del governo Draghi e vede tuttora contrario il M5s: “Una vergogna” secondo il capogruppo regionale Adriano Zuccalà e i comitati di zona, che chiedono il ritiro delle ordinanze del sindaco-commissario. Ma lascia scettici anche gli alleati di Alleanza Verdi Sinistra, a partire dall’ex sindaco e ora eurodeputato Ignazio Marino: “Mai previsto che fosse pronto per il Giubileo – ha detto in proposito Gualtieri – c’è una giurisprudenza che ci ha dato ragione. Rispetto al bando abbiamo fatto una gara, rispettando la legge. Chi partecipa partecipa. Problemi di concorrenza ci sarebbero stati in caso di affidamento diretto”.

Ma Marino insiste: “Roma va indietro di 50 anni: dovrà pagare 60 milioni all’anno per le emissioni dall’inizio del 2028, proprio nel momento di introduzione della nuova tassa”. L’investimento, ha ricordato oggi Gualtieri, è di circa 1 miliardo, “e la tariffa è di 178,5 euro. Oggi siamo a 220-230. Complessivamente siamo attorno alle diverse decine di milioni di risparmi l’anno. Il ritardo di Roma di dotarsi di questo impianto è costato tantissimo in termini ambientali ed economici – ha concluso il sindaco – Unico vantaggio, per cosi dire, dell’essere partiti tardi è che ora il tmv sarà tra i più avanzati al mondo”.

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Politica

La direttiva rider è legge, svolta nella Gig economy

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Ultimo via libera alla direttiva rider. Dopo il negoziato di mesi e un accordo già raggiunto in primavera, gli Stati Ue hanno approvato in ultima battuta la nuova normativa sui diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali. Il voto conferma l’intesa dunque per garantire trasparenza nell’uso degli algoritmi sul posto di lavoro e riconoscere per la prima volta più tutele a un comparto che occupa, secondo le stime, oltre 30 milioni di persone nell’Unione europei: autonomi a chiamata o parasubordinati che vanno dai tassisti, ai rider per le consegne dei pasti, dai lavoratori a domicilio, passando per babysitter, operatori socio sanitari e badanti e molti altri ancora.

Al voto al Consiglio Ue a Lussemburgo si è astenuta solo la Germania. Ora la nuova direttiva sarà firmata da Consiglio e Parlamento europeo, ed entrerà in vigore dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale europea. Gli Stati membri avranno quindi due anni per adeguare il diritto interno. L’idea della riforma è garantire che nell’uso di algoritmi per la gestione delle persone sul lavoro i sistemi automatizzati siano monitorati da personale qualificato e che i lavoratori abbiano il diritto di contestare le decisioni automatizzate.

Aiuterà inoltre a determinare correttamente il loro stato occupazionale, consentendo di beneficiare di tutti i diritti con una presunzione legale di occupazione che dovrà essere garantita dagli Stati, e si attiverà anche in presenza di fatti che indicano controllo e direzione dei lavoratori stessi. L’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando (Pd), oggi candidato alla presidenza della Liguria, ha salutato il voto rivendicando il “percorso avviato con il Governo Draghi” che “trova finalmente un suo compimento”, e ricordando il “ridimensionamento” della propria riforma “dalla destra e dal Governo Meloni”.

L’approvazione della direttiva “è un’ottima notizia ed è un duro colpo al caporalato digitale”, ha sottolineato la segretaria Pd Elly Schlein, definendo “doppiamente riprovevole” che “tra le prime norme ridimensionate e rese sostanzialmente inapplicabili dalla destra e dal governo Meloni, ci fosse proprio quella che era stata introdotta dal ministro Andrea Orlando”: “Con questa direttiva anche il governo Meloni sarà finalmente costretto a tornare sui propri passi”. E’ “uno dei giorni più importanti della mia vita”, ha detto Elisabetta Gualmini (Pd), relatrice all’Eurocamera della direttiva: “Trasparenza sugli algoritmi, rispetto dei diritti dei lavoratori, supervisione umana sulle decisioni di assunzione e licenziamento.

Questa è l’Europa vicina ai cittadini e alle categorie più vulnerabili. L’Europa che festeggiamo”. Il sindacato europeo Etuc è subito intervenuto per chiedere che gli Stati non perdano tempo nell’attuare la riforma. La nuova direttiva comporterà “una presunzione di occupazione per i lavoratori”, ha spiegato, rendendo più facile rivendicare i propri diritti. Introdurrà una regolamentazione della gestione con algoritmo, il riconoscimento dei sindacati e la necessità di contrattazione collettiva nel settore delle piattaforme.

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Ambientalisti, dal Ponte sullo Stretto impatti gravissimi

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Le Associazioni ambientaliste demoliscono il Ponte sullo Stretto, fortemente voluto dal vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini. “Rimane un progetto dall’impatto ambientale gravissimo e irreversibile, non compensabile né mitigabile”, mettono nero su bianco Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu, Man e Wwf Italia, insieme alla ‘Società dei Territorialisti’ ai ‘Medici per l’Ambiente – Isde’ e ai Comitati ‘Invece del Ponte e ‘No Ponte – Capo Peloro’ nelle “nuove Osservazioni”, presentate alla Commissione Via del ministero dell’Ambiente. E lo fanno “contestando nel metodo e nel merito” le integrazioni depositate dalla Stretto di Messina un mese fa in risposta alle richieste della Commissione stessa. In un corposo testo di oltre 600 pagine, elaborato da 39 tecnici ed esperti per conto delle Associazioni, si sottolinea che il lavoro di analisi prodotto dalla Stretto di Messina contiene un “errore eccezionalmente grave”, ovvero, “la totale assenza di una valutazione della somma che i vari impatti connessi alla realizzazione dell’opera producono”.

L’assenza del cosiddetto “effetto cumulo” rappresenta “una palese violazione della normativa vigente, sia comunitaria che nazionale”, denunciano. Inoltre, essendo il Ponte un “progetto ideologico”, voluto politicamente, indipendentemente dalla sua utilità e realizzabilità, l’altra “palese violazione” è relativa alla cosiddetta “opzione zero” che “non viene analizzata correttamente”, in particolare nel rapporto costi, non solo economici, ma anche ambientali, e benefici tra fare o non fare l’opera, spiegano ancora le Associazioni, specificando che dal punto di vista economico, il Ponte rappresenta “un buco nero nei bilanci pubblici”. Il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture però non ci sta e, prendendo la parola, ad un evento organizzato dalla Camera di Commercio Americana in Italia, tuona: “Solo l’Italia vede la politica dividersi sulle infrastrutture, il dibattito sul sì o no al ponte è un delirio esclusivamente italiano. Il ponte è sovranista, il ponte è fascista, è il ponte di Salvini”, dice.

“Mi fa piacere che dall’estero siano più sereni, obiettivi, curiosi e che guardino all’Italia come un modello”, aggiunge Salvini, auspicando che “sia un milanese a posare la prima pietra dei lavori” per il Ponte sullo Stretto “perché tutte le imprese italiane, in primis quelle lombarde, si avvantaggeranno dai lavori per questa infrastruttura”. L’obiettivo è “arrivare al 2032 per arrivare a vedere il compimento delle grandi opere”, conclude il ministro. Tra gli altri punti evidenziati nelle Osservazioni, la presenza di “faglie sismiche attive e capaci nell’area interessata dall’opera”, quindi il “pesantissimo impatto sulla ricchissima biodiversità dell’area, in special modo sull’avifauna”. Le Associazioni ambientaliste e i Comitati ritengono pertanto che la Commissione non potrà che chiudere il procedimento Via in corso “con parere negativo”. La Commissione dovrebbe esprimersi entro metà novembre per poi trasmettere il suo parere alla Conferenza dei servizi, che a sua volta chiuderà i lavori e presenterà al Cipess tutto il materiale raccolto. Il dl Infrastrutture fissa al 31 dicembre la scadenza per la decisione del Cipess sul progetto definitivo del Ponte sullo Stretto.

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