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Lotta al Covid, il piano del premier Draghi: Green pass, obbligo vaccinale e terza dose

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Il premier Mario Draghi lo dice in conferenza stampa a Palazzo Chigi, davanti ai giornalisti convocati: “Il governo è per l’obbligo vaccinale e per la terza dose, Aifa permettendo”. E sul Green pass: “Il ministro Speranza ed io ne stiamo discutendo: l’orientamento è che verrà esteso ad altre categorie e settori lavorativi. Per decidere quali faremo una cabina di regia”.

Estendere il Green pass e pronti a obbligo vaccinale e terza dose. Draghi fa il punto post estate sulla situazione nazionale ed internazionale. Si parla di Covid e decisioni politiche da assumere per questo inverno per evitare chiusure impossibili da sostener per la nostra economia. Draghi annuncia l’intenzione del governo di imporre l’obbligo vaccinale. A chi gli chiedeva se questo è l’orientamento di tutti, Draghi ha risposto “sì”. Analogo “sì” è stata anche la risposta a chi gli chiedeva se si va verso la terza dose. Per quanto riguarda il Green Pass il premier  sostiene che ci sarà sicuramente una estensione dell’uso del certificato. “Con il ministro Speranza ne stiamo parlando e discutendo da un po’ di tempo. L’orientamento è che ci sarò un’estensione. Per decidere esattamente quali sono i vari passi, quali sono i settori che dovranno averlo prima, faremo una cabina di regia, come peraltro è stato chiesto dal senatore Salvini, ma la direzione è quella”, ha spiegato Draghi. “Nella cabina di regia, chiesta da Salvini, decideremo a chi e quanto svelti”.

Attacchi dei no vax sono odiosi e vigliacchi. Draghi ha poi espresso “piena solidarietà a chi è stato vittima di aggressioni nel corso di queste manifestazioni no vax, no pass. Si tratta di violenza odiosa, vigliacca, nei confronti di chi fa informazione e di chi è in prima linea nella lotta alla pandemia”. “La campagna procede spedita, verso la fine di settembre sarà vaccinato l’80% della popolazione, già oggi siamo al 70% completamente vaccinato”, ha detto il premier ribadendo comunque l’invito a vaccinarsi: “Ribadisco il mio invito a vaccinarsi, è un atto verso se stessi e anche di solidarietà verso gli altri, di protezione della propria famiglia e delle persone di cui si viene in contatto”.

Io al Quirinale? Parlarne ora è offensivo. Qui Draghi è netto. Anche perchè si mostra molto seccato dal chiacchiericcio che se ne fa da tempo. “Trovo un po’ offensivo parlare del Quirinale.. ed è anche un po’ offensivo verso il presidente della Repubblica. Ma a parte l’offensivo, non vedo la fine… Vedo una coalizione con le sue divergenze, ci sono provenienze politiche, culturali, personali, professionali nella maggioranza e nel governo. Il governo va fondamentalmente molto d’accordo nei suoi membri e il Parlamento ha fatto uno straordinario lavoro e continua a farlo. Non vedo nessun disastro all’orizzonte e non mi preoccupo per me stesso di sicuro…”. Questa la risposta di Draghi a chi gli domandava se non intraveda la fine del governo e per questo abbia iniziato a pensare ad una sua elezione a presidente della Repubblica.

Scontri nella maggioranza? Chiarimento spetta a partiti, governo va avanti. “Il chiarimento politico lo fanno le forze politiche”. Certo “è chiaro che sarebbe auspicabile una maggiore convergenza” sui provvedimenti, ma “il governo va avanti”. Questo il pensiero di Draghi a proposito del voto di mercoledì della Lega per l’abolizione del green pass. Rispondendo ad una ulteriore domanda sullo stesso argomento, Draghi ha sottolineato che “il governo sta in piedi perché il Parlamento lo vuole. Il destino di questo governo, l’orizzonte, sono tutti decisi dal Parlamento. I processi con cui il governo agisce e quelli con cui il Parlamento decide sono integrati. Questo non vuol dire che il governo debba fare il mestiere dei partiti come i partiti non devono fare il mestiere del governo. Dunque se c’è un chiarimento politico quello è un qualcosa che viene deciso a livello di partiti, non di governo”.

“Su Afghanistan Ue ha dimostrato assenza e grande povertà” – “L’emigrazione, la fuga, il salvataggio degli afghani ha ancora una volta dimostrato la povertà dell’Unione europea per quanto riguarda la gestione delle migrazioni”. Lo ha detto Mario Draghi poco prima di partire per il summit in Francia con Macron. A giudizio del premier “questo ormai è un problema mondiale e l’Unione europea, unita da tanti principi e ideali, non riesce ad affrontarlo. Questa è veramente una spina nella stessa esistenza dell’Ue, quindi ne parlerò con Macron, certamente”, ha aggiunto. “Abbiamo avuto casi di Paesi che fin dal primo giorno, mi chiedo come si possa dire, con l’attentato, con i morti lì, ‘non vogliamo rifugiati afghani’: come si fa? Non va bene…”, ha aggiunto Draghi che sulla vicenda aghana non rinuncia all’idea di organizzare un G20: “Io continuo a pensare che si farà, ora avremo una serie di altre conversazioni, con il presidente Xi la prossima settimana, vedremo che cosa succede all’assemblea Onu, il G20 in ogni caso si farà dopo l’assemblea Onu”. “Non è ancora il momento in cui si hanno strategie chiare, ora ognuno sta parlando molto, riflettendo ma non è che ci siano mappe. Per questo la cosa più importante ora è aiutare e proteggere gli afgani. E’ la cosa che possiamo fare ora e su cui abbiamo risultati immediati”.

“Lamorgese sta lavorando bene, nessuno ha la bacchetta magica” – “Lamorgese lavora molto bene, il problema è molto difficile, e io non ho visto nessuno che abbia la bacchetta magica. I numeri non sono spaventosi, abbiamo avuto anni peggiori e credo che la ministra Lamorgese faccia il suo lavoro e lo faccia bene”. Mario Draghi affronta così l’argomento immigrazione e la domanda sulle critiche della Lega al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese per la gestione dei flussi migratori. Argomento su cui Draghi è tornato in seguito, rispondendo ad una domanda sulla possibilità di un incontro a tre con Salvini e Lamorgese: “E’ un’opinione personale, dovrei chiedere al ministro Lamorgese, ma dovrebbe essere un chiarimento interessante, in cui Salvini e Lamorgese possono dire i loro punti di vista… Soprattutto – è la notazione di Draghi – se quel che non va è raffrontabile a quello che non andava 3, 4 o 5 anni fa. Ovviamente non all’anno della pandemia, perché lì si è fermato tutto, anche i migranti. Se il ministro Lamorgese lo vorrà si farà volentieri, magari non in tv o in streaming”.

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Mattarella: scuola è pilastro ma prof poco pagati

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Scuola in festa a Cagliari per l’inaugurazione dell’anno scolastico 2024-2025. Un sistema educativo “pilastro fondamentale della vita della Repubblica” e dalla cui qualità “dipende strettamente il futuro della nostra società”, come ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha fatto gli auguri in diretta televisiva a tutti gli studenti e ai 1300 presenti all’evento ‘Tutti a scuola’ che si è tenuto nel capoluogo sardo con i ministri dell’Istruzione e dello Sport, Giuseppe Valditara e Andrea Abodi. Un appuntamento itinerante con i ragazzi che hanno salutato con entusiasmo non solo la delegazione olimpionica guidata dal presidente del Coni Giovanni Malagò e dalle pallavoliste italiane Paola Egonu, Alessia Orro, Myriam Silla e Anna Danesi e dalla windsurfista Marta Maggetti, ma anche lo stesso capo dello Stato: “grande Sergio!” si è sentito più volte dalla platea dei giovanissimi. Il presidente ha sottolineato i problemi ancora aperti nel mondo scolastico e tra i giovani. In primis le retribuzioni dei docenti “spesso non all’altezza di altri Paesi europei”.

Con il ministro Valditara che ha però ricordato la rinnovata attenzione da parte del governo al personale della scuola perché “lo merita per il lavoro che fa e che è strategico”, Poi c è il fenomeno del bullismo e cyberbullismo che, “nonostante i tanti sforzi, sono tuttora diffusi tra i nostri giovani”. Per Mattarella “occorre rinnovare un’azione rivolta a reprimere e anzitutto a prevenire, incidendo sulle cause profonde. Non possiamo più chiudere gli occhi di fronte a tanti fatti di cronaca, a tanti episodi di varia gravità ma tutti intollerabili”, ha ammonito evidenziando che il disagio giovanile è “una grande e urgente questione nazionale”. Serve, gli ha fatto eco il ministro dell’Istruzione e del Merito, una “cultura del rispetto come antidoto ai fenomeni del bullismo: credo profondamente nella capacità della scuola di insegnare la bellezza del saper incontrare l’altro con il sorriso”.

E se vi è la necessità di un nuovo “patto educativo tra famiglie e insegnanti, visto che quello passato “si è incrinato” – ha sottolineato il capo dello Stato -, la nuova scuola avulsa da “gerarchie del sapere” o “piramidi dei talenti” sembra passare da un modello delle tre I fondato su informatica, impresa e inglese a quello che punta su intelligenza artificiale (per potenziare la didattica ma anche messa a disposizione per alcune disabilità), integrazione (“superando i gap formativi degli studenti stranieri di prima generazione”) e inclusione (per evitare il ‘dramma’ a quegli studenti disabili costretti a cambiare i loro prof di sostegno precari). Insomma alla scuola serve una svolta nella quale “l’Europa sia l’orizzonte”, ha puntualizzato Mattarella ma che si differenzi da quei “diplomifici”, scoperti recentemente dalla Guardia di Finanza, che .- ha spiegato Valditara – “non sono affatto al servizio della crescita della persona e della valorizzazione dei talenti e che, in realtà, non fanno il bene dei nostri giovani”.

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Salvini: processo attacco a governo, sarà Pontida di lotta

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Niente armi per carità, ridimensiona netta Giulia Bongiorno. Né uno scontro a viso aperto con i pm. Ma una battaglia “pacifica e democratica” a difesa di Matteo Salvini, ci sarà. Scandita a tappe, dal prossimo weekend e, di sicuro, fino al 6 ottobre. Quella domenica, il sacro pratone di Pontida accoglierà di nuovo il popolo della Lega per il tradizionale raduno bergamasco e stavolta avrà una causa in più da sostenere: la difesa della libertà. Quella del suo segretario, prima di tutto. Messa a rischio da “un tentativo della sinistra di attaccare il governo e il diritto alla difesa dei confini nazionali”. Salvini descrive così i sei anni di carcere che rischia, per l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. E’ quanto gli contesta la procura di Palermo per aver impedito lo sbarco di 147 migranti dalla nave Open Arms a Lampedusa, da ministro dell’Interno nel 2019. Ora la Lega fa scudo attorno al suo leader. E in un consiglio federale convocato d’urgenza, 48 ore dopo la requisitoria dei pm, il partito traccia la linea. Un po’ difensiva e parecchio di attacco, è l’impressione.

“Si tratta di un processo politico”, arringa i suoi il Capitano, a inizio riunione. Tesi che il presidente dell’associazione magistrati smonta: per Giuseppe Santalucia, di politico c’è solo l’imputato ma “non è un processo alla politica” perché, rimarca, “in un sistema di democrazia costituzionale come il nostro, anche un ministro può essere soggetto a controlli di legalità”. Quindi l’ipotesi che “la magistratura si arresti di fronte a politica e politici sarebbe incostituzionale”, taglia corto il magistrato a La7. Intanto la Lega va avanti. E nella riunione di un’ora definisce un battage con gazebo nelle piazze dal prossimo weekend e nel successivo. Così fino a Pontida, che il numero due di Salvini, Andrea Crippa promette sarà “vivace” e “internazionale”. Invitati i principali alleati internazionali: da Marine Le Pen (che fu la super ospite l’anno scorso) all’olandese di ultradestra Geert Wilders. Un marcamento, serrato nei toni e stretto nei tempi, per tenere alta la causa con elettori e militanti. E non si esclude che possa essere un crescendo verso una grande manifestazione di piazza a Palermo il 18 ottobre. Quel giorno è prevista l’arringa dell’avvocata di Salvini (oltre che senatrice della Lega), nell’aula bunker di Palermo dove si celebra il processo. Un luogo più che simbolico per la giustizia in Italia. Forte, allora, la tentazione di “una chiamata alle armi” a tutti i leghisti per blindare – anche fisicamente – il leader a ridosso del suo momento più difficile. Inevitabile il ricordo di tutta Forza Italia davanti al palazzo di giustizia di Milano nel 2013 a difesa di Berlusconi, a processo per il caso Ruby. Un’immagine che però lascia scettici molti leghisti preoccupati dal confronto. Per Salvini, la sentenza di primo grado arriverà dopo le cosiddette ‘udienze di repliche’, ricorda Bongiorno, forse “dopo una settimana o due”.

In ogni caso la legale di Salvini impone cautela: “Non c’è nessuna voglia di acutizzare scontri con la magistratura. C’è assoluta e piena fiducia nei confronti della magistratura” ma insiste “in questo processo ci sono alcune anomalie” ossia “si è focalizzata l’attenzione sul singolo caso” pur essendoci stati altri precedenti. Intanto, oltre al sostegno degli alleati di governo in Italia, il vicepremier leghista incassa la rinnovata vicinanza di Viktor Orban: il presidente ungherese lo incorona “il patriota più coraggioso d’Europa” e soprattutto “il nostro eroe!” parlando a nome dei sovranisti probabilmente. In un tweet aggiunge che è stato “punito per aver fermato l’immigrazione” e che “coloro che difendono l’Europa vengono costantemente penalizzati”. Il Capitano lo ringrazia annunciando: “Ci vediamo venerdì nella splendida città di Budapest” (l’occasione sarà il vertice informale dei ministri dei Trasporti nella capitale ungherese) e assicura: “Il processo e le minacce non fermeranno il vento del cambiamento e della libertà che soffia in Europa”.

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Caso Cospito, il testimone Donzelli: Delmastro disse che erano notizie non riservate

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“Delmastro mi assicurò che quelle notizie che mi aveva riferito” sul caso dell’anarchico Alfredo Cospito “non erano segrete” ed in prima battuta “non gli ho chiesto da chi arrivassero queste informazioni ma supponevo arrivassero dal Dap”. E’ quanto ha sostenuto in tribunale, a Roma, il parlamentare di Fdi, Giovanni Donzelli, sentito come testimone nel processo che vede imputato il sottosegretario alla Giustizia per l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio in relazione al caso dell’anarchico abruzzese protagonista, tra l’ottobre del 2022 e l’inizio del 2023, di un lungo sciopero della fame attuato per protestare contro il regime del carcere duro a cui è sottoposto.

Il processo ruota intorno alle dichiarazioni fatte nel gennaio del 2023 dal responsabile dell’organizzazione di Fdi, Donzelli, alla Camera dei deputati. L’esponente di Fratelli d’Italia riferì il contenuto di conversazioni avvenute nell’ora d’aria nel carcere di Sassari tra Cospito e alcuni detenuti di camorra e ‘ndrangheta, anche loro al 41 bis. Informazioni che Donzelli ebbe proprio dal sottosegretario, che ha la delega del ministro della Giustizia al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Nel processo compaiono, come parti civili, quattro parlamentari Pd: Silvio Lai, Debora Serracchiani, Walter Verini e Andrea Orlando. Nel corso dell’audizione, davanti ai giudici dell’ottava sezione collegiale di piazzale Clodio, Donzelli ha fornito la sua versione ricostruendo le tappe dei colloqui avuti con il collega di partito.

“Ricordo che il 30 gennaio del 2023 parlai con lui per la prima volta dei rapporti tra Cospito e altri detenuti – ha detto il testimone -. Fu un colloquio generico, il tema era il 41 bis. La mattina seguente, dopo avere letto un articolo su un quotidiano, ho incontrato Delmastro per caso in Transatlantico: gli ho chiesto ulteriori dettagli sui colloqui tra Cospito e altri detenuti al 41 bis. Mi fece anche i nomi che mi sono appuntato sul cellulare. Non gli ho chiesto da chi arrivassero queste informazioni ma supponevo venissero dal Dap”.

Dopo l’intervento alla Camera le opposizioni vanno alla carica. “Dopo l’esplosione del caso chiesi della natura di quelle informazioni a Delmastro: lui mi assicurò che quelle notizie che mi aveva riferito non erano segrete e aggiunse di averlo chiesto anche al magistrato Sebastiano Ardita che gli assicurò che non si trattava di notizie riservate”.

E ancora: “Delmastro ha una memoria incredibile su tutto, cita anche cose di dieci anni prima, io ho una memoria pessima. Suppongo che lui lo avesse letto il verbale del Nic, Nucleo Investigativo Centrale della Polizia penitenziaria, non l’ha letto davanti a me, mi ha riferito delle parti. Io quel verbale non l’ho mai letto”. Donzelli è quindi tornato sul suo intervento alla Camera. “Ho pensato che fosse necessario evidenziare in Parlamento quanto fosse utile difendere il 41bis. Perché ero preoccupato delle posizioni che avevo visto”. Donzelli ha aggiunto che era sua intenzione “fare i nomi in Aula dei parlamentari del Pd che incontrarono Cospito in carcere e ricordo che mi appuntai anche quanto avevano dichiarato fuori dal penitenziario. Io reputo che fu un errore istituzionale andare a trovare Cospito in carcere mentre erano in corso attentati in relazione al suo sciopero della fame”.

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