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Cronache

L’Organizzazione mondiale della sanità attacca l’Italia: un massacro nelle residenze sanitarie assistenziali

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“Un massacro”. Cosi’ Ranieri Guerra dell’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) definisce quanto e’ accaduto e sta ancora accadendo agli anziani colpiti da Covid 19 nelle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) in Italia. Un atto d’accusa da chi e’ anche consulente del ministro della Salute, ma che come direttore generale aggiunto dell’Oms chiede conto proprio al governo di “cosa e’ successo e come mai”. “Un massacro”, appunto, con centinaia, probabilmente migliaia di morti nelle case di cura – mancano dati specifici, a differenza ad esempio della Francia -, di cui il Pio Albergo Trivulzio di Milano e’ solo il caso piu’ eclatante. Guerra torna in conferenza stampa alla Protezione civile nel giorno in cui si registrano 578 vittime – nella media ancora alta del periodo -, e 2.667 contagiati in piu’ (anch’essi nel trend), portando il totale a oltre 165 mila. In flessione invece i pazienti guariti, solo 962 piu’ di martedi’. Prosegue il calo dei ricoveri nelle terapie intensive, ormai costante: 107 i pazienti dimessi, di cui 48 in Lombardia. Quest’ultima regione resta l’epicentro della pandemia in Italia. I nuovi contagiati sono 558, le vittime ancora 235 in piu’, per un totale di oltre 11 mila, sempre al di sopra del 50% dei morti a livello nazionale, arrivati a 21.645. In Lombardia e a Milano alla popolazione “un po’ piu’ di disciplina va richiesta, soprattutto adesso che siamo in una fase cruciale”, risponde Guerra, premettendo che “e’ una regione molto articolata, con un’altissima presenza produttiva, con enormi filiere essenziali, a partire dalla sanita’” e in settori non chiusi dal governo, ma sottolineando che “la mobilita’ registrata, fino al 45% del totale in certi giorni recenti, sembra un po’ troppa”. Insomma la Lombardia sembra pagare la massiccia presenza di attivita’ essenziali, secondo Guerra. E la Regione oggi ha chiesto la ripresa delle produzioni il 4 maggio. Ma e’ sulle Rsa che l’esponente dell’Oms usa i toni piu’ forti. “Il tema delle strutture extra ospedaliere e’ fondamentale, servono un ripensamento e una revisione per un adeguamento progressivo non solo degli standard di cura ma anche dei percorsi di presa in carico – argomenta Guerra -. Il massacro che abbiamo visto nelle Rsa dev’essere un’occasione da non disperdere per ripensare ad assistenza e cura”. Quanto al presente, sulle Rsa il capo della Protezione civile Angelo Borrelli ricorda che “l’Istituto superiore di sanita’ sta facendo un’indagine approfondita suLle condizioni dei pazienti e sulle cause di morte, attendiamo gli esiti. Come dipartimento siamo intervenuti in supporto alle sanita’ regionali, stiamo inviando infermieri e medici”. Il discorso sul Sistema sanitario italiano, di cui pure Guerra sottolinea “le eccellenze” e la tenuta di fronte allo tsunami Covid 19, si fa piu’ generale. “Ci sono standard di prevenzione che devono essere molto piu’ cogenti”, dice, si deve procedere in fretta ad un “rafforzamento forte e duraturo di tutto l’impianto territoriale”, specie in vista della fase 2. E proprio la prevenzione ha pagato di piu’ i tagli. “Vi siete focalizzati sulla mancanza di posti letto – dice – ma il punto cruciale e’ che la capacita’ preventiva del paese e’ andata diminuendo”. “Bisogna pensare che un dipartimento di prevenzione e una rete di strutture capaci di erogare vaccinazioni in maniera capillare sono il presidio fondamentale” anche per le riaperture post crisi. Un ultimo dato sorprende: l’Italia e’ il paese europeo con “il tasso minore di vaccinati” contro l’influenza “tra gli operatori sanitari”. “Un malcostume – lo definisce Guerra – che va emendato e corretto”. Altra questione, le mascherine. Su questo il commissario Domenico Arcuri e’ stato rassicurante: “Le regioni ci chiedono un fabbisogno di 3,5 milioni di mascherine al giorno. Nell’ultima settimana ne abbiamo distribuite una media di 5,1 milioni al giorno e dunque abbiamo finalmente una capacita’ di risposta che e’ superiore al fabbisogno delle Regioni”, ha affermato, sottolineando che la maggior parte arriva dall’estero e ricordando che in 3 settimane 61 imprese italiane sono state autorizzate a riconvertirsi e a produrle.

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Cronache

Strage in famiglia: 17enne rivede i nonni in carcere

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A distanza di poco più di due settimane dalla strage di Paderno Dugnano, nel Milanese, avvenuta nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre, il 17enne, che ha ucciso a coltellate padre, madre e fratello di 12 anni, oggi ha incontrato nel carcere minorile Beccaria i nonni. Nonni che da giorni avevano chiesto di vederlo perché, comunque, malgrado ciò che è successo e che resta senza una vera spiegazione, hanno deciso di non abbandonare il nipote e di “sostenerlo”. Cinque giorni fa il Tribunale per i minorenni di Milano aveva autorizzato, su richiesta della difesa, il colloquio, dopo che sia il 17enne che i nonni, così come gli altri familiari, avevano manifestato la loro disponibilità. I nonni, ma allo stesso modo gli zii del ragazzo, hanno più volte ripetuto, infatti, che vogliono rimanergli vicino e vogliono aiutarlo nel suo percorso giudiziario. E oggi si è trattato ovviamente, da quanto si è saputo, di un incontro toccante, fatto di lacrime, parole e silenzi.

“Volevo proprio cancellare tutta la mia vita di prima”, aveva messo a verbale, interrogato, il ragazzo parlando di un suo “malessere” che durava da tempo, ma che si era acuito in estate, e dicendo di sentirsi “estraneo” rispetto al mondo. E aveva spiegato, però, che non ce l’aveva con la sua famiglia nello specifico e non aveva, dunque, fornito un movente preciso per la strage. La difesa, con legale Amedeo Rizza, intanto, punta su una consulenza psichiatrica affidata ad un esperto per una successiva richiesta di perizia, affinché venga accertato se al momento dei fatti il giovane avesse o meno un vizio di mente. Per la difesa, inoltre, non può reggere nel procedimento l’aggravante della premeditazione, contestata, invece, dalla procuratrice facente funzione per i minori di Milano, Sabrina Ditaranto, e dalla pm Elisa Salatino nell’accusa di triplice omicidio. Aggravante riconosciuta dalla gip Laura Pietrasanta nella misura cautelare.

Il ragazzo, dopo l’incontro con i nonni di oggi, è stato poi trasferito, da quanto si è saputo, dal carcere minorile Beccaria di Milano a quello di Firenze.

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Maltempo: temporali e forti venti, allerta gialla in 10 regioni

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Una vasta perturbazione, attualmente centrata sull’area balcanica, determinerà un graduale inasprimento delle condizioni di maltempo sull’Italia, con precipitazioni sparse sul territorio, specie settori adriatici, più diffuse e persistenti su Emilia-Romagna e Marche. Inoltre, la formazione di un’aera di bassa pressione sul basso Tirreno genererà una intensificazione dei venti nord-orientali sui settori adriatici centro-settentrionali. Sulla base delle previsioni disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le regioni coinvolte – alle quali spetta l’attivazione dei sistemi di protezione civile nei territori interessati – ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse.

L’avviso prevede dalle prime ore di domani precipitazioni diffuse e persistenti, anche a carattere di carattere di rovescio o temporale, su Emilia-Romagna e Marche, dalla mattinata, precipitazioni sparse, anche a carattere di rovescio o temporale, su Abruzzo e Molise, specie settori costieri, e su Campania, Puglia e Basilicata. Tali fenomeni saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, locali grandinate e forti raffiche di vento. Attesi, inoltre, dal primo mattino di domani, venti da forti a burrasca nord-orientali, su Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna e Marche, specie su settori costieri e appenninici, con mareggiate sulle coste esposte. Sulla base dei fenomeni previsti e in atto è stata valutata per la giornata di domani allerta gialla su parte di Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, sugli interi territori di Molise, Basilicata e Puglia, su parte di Campania e Sardegna.

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Auto contro scooter, omicidio volontario dopo una lite

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Un incontro, questa volta casuale. Gli animi che si scaldano, ancora, per quella relazione sentimentale con sua sorella che proprio non gli andava giù. Il finestrino della sua auto frantumato con un martelletto, la rabbia che monta e l’inseguimento dello scooter a bordo del quale viaggiavano i due rivali. Infine la tragedia provocata da una collisione, a quanto pare voluta, che trasforma un diciannovenne nell’assassino di un ventenne. E’ il drammatico epilogo di una lite che andava avanti da qualche mese, caratterizzata anche da altri episodi su cui adesso si sta cercando di fare luce, la morte di Corrado Finale, speronato mentre era in fuga su uno scooter con un altro giovane che, per fortuna, è rimasto solo ferito. Contrariamente a quanto si era pensato in un primo momento non si è trattato di un incidente, uno dei tanti che funestano i weekend, ma di un atto voluto, deliberato, finalizzato a punire quei giovani suoi rivali.

E così ha trasformato la Fiat 500 in un ariete, facendo carambolare a terra i ragazzi che prima finiscono con lo scooter contro un palo e poi su una fioriera. Le condizioni di Corrado, disarcionato dal Beverly, sono sembrate subito molto gravi. E, purtroppo, il suo decesso è sopraggiunto poco dopo, per le gravi ferite riportate. Sarà l’esame autoptico disposto dalla Procura di Napoli Nord, a fornire l’esatta causa della morte. L’altro centauro, il ragazzino protagonista dell’osteggiata liaison amorosa, invece se l’è cavata: la sua prognosi è di 30 giorni, ma è vivo. E’ stato proprio lui a raccontare ai carabinieri la dinamica dell’accaduto (peraltro confermata dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza acquisite dagli investigatori), insieme con il movente: una relazione sentimentale contrastata con la sorella del 19enne fermato il quale, dopo l’incidente, si è allontanato senza prestare soccorso alcuno.

Solo successivamente si è consegnato in caserma accompagnato dall’avvocato. Ieri, l’investitore, che viaggiava su una Fiat 500, al termine dell’interrogatorio è stato sottoposto a fermo, non per omicidio stradale, come sembrava logico in un primo momento, ma per i ben più gravi reati di omicidio volontario e tentato omicidio. Nell’auto c’era anche la sorella la quale ha confermato la lite che da mesi andava avanti tra il fratello e il fidanzatino. In caserma, davanti al pm, sono stati convocati e ascoltati anche alcuni parenti del sopravvissuto. Uno ha fatto riferimento a un grave episodio risalente a qualche settimana fa, quando è stata lanciata una bottiglia incendiaria contro il portone della sua abitazione. Un episodio inquietante ma non denunciato. Secondo questa persona sarebbe stato proprio quel giovane fermato l’autore del gesto intimidatorio, ma lui, che ha reso dichiarazioni parzialmente confessorie, ha smentito di avere compiuto quell’attentato. Sequestrati per le perizie la vettura, il parafango bianco di una Fiat 500 trovato su via del Mare, teatro dell’incidente, e lo scooter sul quale viaggiava la vittima.

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