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L’orario ideale per la cena secondo la scienza: l’importanza di mangiare presto per la salute

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La cena è sempre più posticipata nelle nostre giornate frenetiche, ma recenti studi scientifici evidenziano quanto l’orario in cui ci sediamo a tavola possa influire sulla salute generale e metabolica. Mangiare tardi può aumentare il rischio di patologie metaboliche e obesità, secondo uno studio pubblicato su Nutrition & Diabetes, che sottolinea l’importanza della “crononutrizione” e dei ritmi circadiani per il benessere.

Cosa dice la ricerca: il rischio di cenare tardi

Una ricerca condotta negli Stati Uniti ha analizzato i dati di oltre 41.000 persone, valutando l’orario, la frequenza e la qualità dei pasti consumati tra le 23 e l’1 di notte. I risultati sono chiari: mangiare a tarda ora aumenta significativamente il rischio di mortalità generale, con un’incidenza particolare per patologie come il diabete. Chi consuma l’ultimo pasto prima delle 22 ha una maggiore probabilità di mantenere livelli di glicemia più equilibrati e ridurre il rischio di insulino-resistenza, come osservato anche dai ricercatori italiani.

Il ruolo dei ritmi circadiani e dei “geni clock”

«L’organismo è regolato da ritmi circadiani, cicli biologici che determinano molte funzioni fisiologiche, inclusa la sensibilità agli ormoni come l’insulina», spiega Matteo Cerri, neurofisiologo dell’Università di Bologna. «I “geni clock” allineano il nostro metabolismo con i ritmi di luce e buio, ottimizzando la secrezione ormonale e la capacità di processare nutrienti nelle ore diurne». Secondo Sofia Lotti, nutrizionista e ricercatrice dell’Università di Firenze, questo equilibrio è gestito dal nucleo soprachiasmatico nell’ipotalamo, che coordina l’orologio interno grazie alla melanopsina, un pigmento retinico, e all’ormone melatonina.

La sensibilità all’insulina durante la giornata

Durante il giorno, il corpo è maggiormente sensibile all’insulina, permettendo di utilizzare efficacemente il glucosio come energia. Di notte, invece, la sensibilità insulinica diminuisce, rendendo più difficile per il corpo gestire zuccheri e carboidrati. «Mangiare tardi, soprattutto alimenti zuccherati, può quindi portare a un accumulo di glucosio nel sangue e, nel lungo periodo, contribuire allo sviluppo dell’insulino-resistenza», evidenzia Lotti. Questa condizione rappresenta una fase pre-diabetica e aumenta il rischio di diabete di tipo 2.

Effetti di una cena tardiva: aumento della fame e accumulo di grasso viscerale

Mangiare tardi non solo influisce sui livelli di zucchero nel sangue, ma altera anche gli ormoni della fame e della sazietà, come la grelina e la leptina. «Cenare a tarda ora aumenta i livelli di grelina, riducendo quelli di leptina, portando così a una sensazione di sazietà ridotta e a un desiderio maggiore di alimenti ad alto contenuto calorico», aggiunge Lotti. Questo squilibrio ormonale, combinato con la minore sensibilità insulinica nelle ore serali, facilita l’accumulo di grasso nel tessuto adiposo viscerale, aumentando il rischio di obesità e di malattie cardiovascolari.

Consigli pratici: cenare prima per migliorare salute e metabolismo

Seguire i ritmi circadiani e anticipare la cena può portare benefici significativi, migliorando l’efficienza metabolica e riducendo il rischio di malattie croniche. Anche se può essere difficile allineare i pasti con l’orologio biologico, piccoli cambiamenti nelle abitudini alimentari possono fare una grande differenza per la salute generale.

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Ritmi circadiani e performance cognitive: quando il cervello è al massimo dell’efficienza

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Diversi studi scientifici sui ritmi circadiani dimostrano che il nostro cervello non mantiene una performance costante durante le 16 ore di veglia, ma attraversa fasi in cui è più o meno efficiente a seconda del momento della giornata. La comprensione di queste fluttuazioni può aiutarci a organizzare meglio le nostre attività quotidiane, massimizzando attenzione, concentrazione e creatività.

Mattina: massima concentrazione e attenzione tra le 9 e le 11

Secondo le ricerche, uno dei momenti di maggiore efficienza cognitiva si verifica tra le 9 e le 11 del mattino, quando il livello di cortisolo – l’ormone che regola stress e vigilanza – è particolarmente elevato. Questo picco di cortisolo facilita l’attenzione e la concentrazione, rendendo la mattina ideale per affrontare attività complesse che richiedono analisi e precisione. «In questa fase della giornata, il cervello è più predisposto all’elaborazione di informazioni e al pensiero analitico, caratteristiche fondamentali per compiti complessi», afferma l’esperto Cerri.

Pomeriggio: creatività e pensiero flessibile tra le 14 e le 17

La finestra pomeridiana tra le 14 e le 17 sembra essere più propizia per attività che richiedono creatività e flessibilità mentale. Sebbene in questa fascia oraria l’attenzione possa essere più bassa rispetto alla mattina, questa lieve diminuzione di vigilanza può effettivamente favorire il pensiero creativo, permettendo connessioni inaspettate tra le idee. «Il pomeriggio è particolarmente indicato per il problem-solving creativo e per compiti che richiedono pensiero laterale, in cui un approccio meno rigido permette di raggiungere soluzioni innovative», aggiunge Cerri.

Differenze individuali: l’influenza del cronotipo

Oltre alle fluttuazioni orarie generali, esistono anche differenze individuali legate al cronotipo, ossia la predisposizione naturale a sentirsi più energici in determinate ore della giornata. I cosiddetti “gufi” tendono a performare meglio nelle ore serali, mentre le “allodole” danno il meglio di sé nelle prime ore del mattino. Riconoscere il proprio cronotipo può aiutare a pianificare attività e impegni in modo ancora più efficace, massimizzando la produttività personale.

Ottimizzare le attività quotidiane in base ai ritmi naturali

Conoscere i ritmi circadiani può offrire un vantaggio significativo nel gestire le attività quotidiane. Programmare le attività complesse al mattino e dedicare il pomeriggio a compiti che richiedono pensiero creativo può aiutare a sfruttare al massimo le capacità del cervello in ogni momento della giornata, migliorando produttività e benessere generale.

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13enne morta, indagato il fidanzato per omicidio

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Non aveva ancora compiuto 14 anni e la sua breve vita è finita una mattina di fine ottobre, volando dal balconcino condominiale del palazzo dove abitava, una caduta di otto metri che non le ha lasciato scampo. Era insieme al suo fidanzato, di un anno più grande e in tanti dicevano prima e continuano a dire, dopo la tragedia, che era un rapporto complesso. La sorella maggiore grida la sua rabbia sui social e parla di femminicidio, di una relazione malata, di un ragazzo ossessionato. La madre piange. Lui è stato sentito a lungo ieri dai carabinieri e dai magistrati, ma infine rilasciato a tarda sera. E’ indagato però, a piede libero, per omicidio volontario: ha ricevuto un avviso di garanzia in vista dell’autopsia che lunedì mattina sarà conferita dalla Procura per i minorenni di Bologna.

La storia che arriva da Piacenza apre un altro abisso di dolore per due famiglie, con protagonisti giovanissimi e con tanti dettagli ancora da chiarire, interrogativi senza risposta, investigatori al lavoro da ieri mattina per ricostruire i fili della vicenda. Tutto è successo nelle ore in cui Filippo Turetta, da un’aula di tribunale a Venezia, raccontava come aveva ucciso Giulia Cecchettin. Su Piacenza la Procura per i minorenni, titolare del caso, ancora non si sbilancia. In una nota il procuratore capo Giuseppe Di Giorgio conferma che non sono stati assunti provvedimenti restrittivi: “Al momento non è ancora possibile esprimersi sulla natura accidentale o volontaria della caduta, né se la stessa sia stata procurata da terzi”. Sarà conferito l’incarico per gli esami medico legali, spiega il procuratore e sono in corso “serrate indagini” per ricostruire l’accaduto “attraverso accertamenti tecnici sui luoghi e sulle cose sequestrate, tra cui il cellulare della ragazza e l’audizione di persone informate sui fatti”.

Tra le persone sentite ci sarebbe anche la madre della ragazza, che avrebbe confermato il rapporto conflittuale tra la figlia, che vive con lei e la sorella maggiore, e il ragazzo. Ieri mattina la 13enne non è andata a scuola. Ma è salita sul balcone con il giovane, non è chiaro il motivo. Un altro aspetto che dovrà essere verificato è se la ragazza si fosse confidata con altri, per esempio con i servizi sociali che seguivano il nucleo, in merito ai problemi che aveva con il giovane. Per quello che la sorella, in uno sfogo sui social, definisce un rapporto ossessivo. La giovane, 22 anni, non ha dubbi: “L’ha buttata giù lui, non era pazza, né depressa, è stata l’ennesima vittima di violenza”. E ancora: “Era ossessionato da lei, ha provato in tutti i modi a liberarsi di questo reietto”, aggiunge, pubblicando gli screenshot di alcuni scambi via chat con la sorellina dove questa diceva: “Mi viene sotto casa, mi viene sotto scuola”.

Il ragazzo, per quello che si è potuto apprendere, nell’interrogatorio avrebbe parlato di un suicidio da parte della fidanzata. E’ possibile che una volta raccolti ulteriori elementi venga nuovamente sentito dagli inquirenti. Che continuano il loro lavoro, dopo aver fatto sopralluoghi e audizioni per “chiarire la dinamica e i movimenti della minore nelle ore precedenti alla caduta nonché a valutare l’eventuale coinvolgimento di coetanei”, come spiegato dal procuratore Di Giorgio. Sembra che non ci fossero telecamere a riprendere il terrazzo del volo fatale che lascia sgomenta una città. Ieri le compagne di scuola, dopo aver saputo quello che era successo, sono corse nella strada dove la 13enne viveva, hanno portato palloncini bianchi.

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Turetta forse non più in aula, sentenza a dicembre

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Aveva pensato di “rapirla, per stare con lei, e dopo qualche tempo toglierle la vita”, ma ha anche aggiunto che “nella mia testa quel pensiero, fino all’ultimo, non era definitivo”. Davanti ai giudici dell’Assise, ieri, Filippo Turetta ha ondeggiato continuamente fra queste due figure: quella dell’assassino che aveva premeditato ogni cosa – ciò che gli contesta la Procura – e quella di chi vuole “ammettere tutte le colpe”, ma nello stesso tempo non voleva “che quello fosse l’epilogo”. Sarà la Corte d’Assise a decidere se questo sia stato solo un estremo tentativo di allontanare da sè la premeditazione. E quella di ieri potrebbe essere stata l’unica volta di Turetta in aula.

La sentenza è attesa il 3 dicembre. Certo, il memoriale di 80 pagine scritto durante i lunghi mesi del carcere non pare aver derubricato l’immagine del killer impietoso che ha massacrato l’ex fidanzata con 75 coltellate. Di fronte alle incongruenze contestate dal pm, Andrea Petroni, su quanto aveva verbalizzato nell’interrogatorio del 25 novembre, e quanto scritto nel memoriale, Filippo ha ammesso di aver “detto una serie di bugie”. Negli 80 fogli scritti quasi tutti in corsivo ha provato a spiegarne il perchè: temeva che i suoi genitori non avrebbero più voluto vederlo dopo l’arresto in Germania e quello che era emerso sull’omicidio. Ma loro, Nicola ed Elisabetta, il 3 dicembre erano andati a trovarlo in carcere a Verona. “Erano ovviamente scossi e scioccati emotivamente – scrive – Non riuscivano ad accettare la cosa, e questo senza che pensassero che potesse esserci una sorta di premeditazione”.

Temeva insomma, che scoprire anche la premeditazione li avrebbe allontanati per sempre da lui. In ogni caso, per l’accusa, sarebbe bastata la “lista delle cose da fare – lo scotch, il badile, i sacchi neri, le manette – a togliere ogni dubbio su quali erano le intenzioni di Filippo. Una lista – cancellata e ritrovata nel suo telefonino – compilata il 7 novembre 2023, quattro giorni prima dell’assassinio di Giulia. “Era una lista per sfogarmi, mi tranquillizzava” ha risposto ieri in aula, sostenendo che non era un piano da attuare in un momento preciso. Turetta potrebbe non ripresentarsi più in aula. Il suo esame si è concluso ieri; l’udienza già programma per il proseguo dell’ interrogatorio, lunedì 28 ottobre, è stata annullata. “In astratto, dal punto di vista processuale, non è più necessario” ha spiegato il suo difensore, il prof Giovanni Caruso. Per la sentenza, si vedrà. Caruso ha detto di prevedere “una commisurazione della pena della giusta severità”, anche se, ha osservato, “che i processi per reati come i femminicidi vengano definiti con l’ergastolo è abbastanza frequente.

E’ una possibilità”. Il faccia a faccia con i giudici, ieri, era una condotta che il legale aveva stabilito con Turetta, una condizione per garantire il proseguimento della sua difesa. Così come l’idea del memoriale. Ieri, ha aggiunto Caruso, “è’ stato un adempimento molto duro, sofferto per tutti Ma era un passaggio doveroso, che andava fatto e su cui ho insistito”. Diversa, naturalmente, la valutazione degli avvocati delle parti civili. L’avvocato Stefano Tigani, che rappresenta Gino Cecchettin, ha detto che “l’udienza di ieri ha certificato in tutto le imputazioni e le aggravanti. L’imputato ha peraltro mentito sin dall’inizio, e persino il memoriale, che nelle sue intenzioni dichiarate doveva essere un atto di trasparenza, è imbarazzante così come lo è stato il suo esame”. “Turetta – ha concluso – non merita alcuna attenuante, non ci sono i presupposti. Non c’è pentimento, non c’è presa di distanza dall’ illecito. Non c’è rispetto per la vittima e la famiglia. Nulla di nulla”.

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