Si chiude un’altra pagina nella storia dell’eredità, dei privilegi (e dei soprusi) del colonialismo britannico. Il Regno Unito – sotto il nuovo governo laburista di Keir Starmer – ha infatti riconosciuto la sovranità della Repubblica di Mauritius sulle isole Chagos, sperdute nel mezzo dell’Oceano Indiano fra Africa e Asia, dopo una lunga contesa durata quasi 6 decenni: dall’occupazione manu militari dell’arcipelago alla tragica deportazione di parte della popolazione locale, sino alle resistenze protrattesi anche negli ultimi anni in barba alle pressioni internazionali.
La restituzione formale, sancita da un accordo definito “storico”, arriva 27 anni dopo l’ultima rinuncia del genere, la restituzione di Hong Kong alla Cina. Ma lascia intatto il controllo di Londra sulla più strategica delle isole Chagos, quella di Diego Garcia, sede di una “vitale” base militare che il Regno condivide (in posizione subalterna) con gli Usa. Una sorta di portaerei naturale, utile agli interessi di potenza del grande alleato americano, da cui negli anni si sono levati in volo anche i B-52, le cosiddette Fortezze Stratosferiche, che bombardarono l’Afghanistan o l’Iraq a margine dell’invasione di quei Paesi.
“Questo governo aveva ereditato una situazione in cui il funzionamento sicuro a lungo termine di Diego Garcia era minacciato, con una sovranità contestata e continue sfide legali”, ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico, David Lammy. “L’accordo – ha poi rivendicato – garantisce questa base militare, oltre a escludere la possibilità che l’Oceano Indiano venga utilizzato come pericolosa rotta d’immigrazione illegale verso il Regno Unito e a rinsaldare le relazioni con Mauritius, nostro stretto partner nel Commonwealth”. Il Regno Unito espulse gli abitanti delle Chagos negli anni ’60 e ’70, in quello che è stato descritto come un crimine contro l’umanità, quando pretese di mantenerne il possesso anche dopo l’indipendenza di Mauritius nel 1968.
La Corte internazionale di giustizia aveva stabilito fin dal 2019 nero su bianco che Londra le restituisse, dopo la “separazione illegale”, con una sentenza sostenuta a larga maggioranza dall’assemblea generale dell’Onu e ‘benedetta’ dal Papa. Ma gli ultimi gabinetti conservatori si erano ostinati a ignorala, fino all’avvento del governo laburista-moderato di Starmer, che almeno su questo dossier ha voluto dare un segnale di svolta in senso progressista: tanto più avendo un titolare del Foreign Office di origini familiari caraibiche come Lammy, portavoce da tempo della battaglia culturale per fare i conti con il passato coloniale.
Il presidente americano Joe Biden ha plaudito “all’accordo storico” sulle Chagos come a un frutto “delle diplomazia e della partnership”. Non senza evidenziare tuttavia a sua volta che la sovranità mauriziana su Diego Garcia e sulla sua base continuerà ad “essere esercitata dal Regno Unito”: garante della presenza militare Usa.
L’intesa appare d’altronde anche una mossa d’immagine di fronte al continente africano e ai malumori anti-occidentali di tanti Paesi che stanno rafforzando i legami con la Russia e soprattutto con la Cina. Oltre a rendere più facili le cose a Carlo III, presidente d’onore permanente del Commonwealth, in vista del prossimo vertice dell’organizzazione nata dalle ceneri del British Empire in programma dal 21 ottobre nelle Isole Samoa: tappa di un viaggio, il primo post-cancro, che vedrà il re 75enne visitare con la regina Camilla pure l’Australia.