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L’ira di Meloni: Macron fa campagna elettorale al G7

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Sin dal tiepido abbraccio in mattinata davanti all’ingresso di Borgo Egnazia si è capito che il G7 sarebbe stato teatro di un duello fra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron. Non certo il primo, e con ogni probabilità non l’ultimo. La premier e il presidente francese stanno giocando la partita della nuova governance Ue da due prospettive diverse e con obiettivi decisamente divergenti. La leader di FdI, alla luce della crescita delle forze di destra, punta a frenare le mosse di popolari, socialisti e liberali per una rapida conferma di Ursula von der Leyen e il mantenimento di alleanze all’insegna dello status quo.

Ma a chi gli domandava se Meloni ora è più forte, l’inquilino dell’Eliseo ha risposto tranchant: “Gli equilibri politici” in Europa “sono cambiati relativamente poco”. É inevitabile leggere in quest’ottica le tensioni che hanno accompagnato la vigilia e la prima giornata del summit in Puglia. Non solo sul paragrafo dedicato all’aborto nella dichiarazione finale dei leader. Difficile non notare come alla vigilia Macron abbia ricevuto Ursula von der Leyen, protagonista principale del risiko per il vertice della Commissione europea. E che nelle stesse ore sia arrivato da Parigi l’annuncio dell’accordo raggiunto sull’utilizzo dei beni russi congelati per dare nuovi aiuti all’Ucraina. È uno dei “risultati concreti” a cui puntava Meloni in veste di presidente di turno del gruppo dei Sette grandi.

E che, dopo un intenso lavoro condotto dalla sherpa del governo per il G7, Elisabetta Belloni, ha potuto annunciare solo nella dichiarazione al termine della prima giornata, sottolineando che era un traguardo “non scontato”, che la rende “particolarmente fiera”. Insomma il bilancio del vertice finora è positivo per la presidente del Consiglio. “Sono contenta, certo”, ha sorriso passando davanti a giornalisti e fotografi prima di assistere su un campo da golf alla cerimonia delle bandiere. In attesa della giornata “storica” in cui per la prima volta un pontefice sarà ospite del G7, invitato speciale per affrontare il tema dei limiti etici all’Intelligenza artificiale, la leader di FdI rivendica una “ampia condivisione” da parte dei leader sul Piano Mattei lanciato dal governo. E già può annunciare che sulla dichiarazione finale c’è il consenso.

Resta, però, l’incidente diplomatico sulla tutela dell’aborto. La premier, secondo le ricostruzioni filtrate da altre delegazioni internazionali, si è ritrovata isolata sull’idea di evitare di inserire un esplicito riferimento all’interruzione di gravidanza. Una posizione fatta filtrare alla vigilia anche da fonti francesi. L’irritazione di Palazzo Chigi appare evidente nei toni con cui fonti italiane hanno ricostruito l’episodio come un caso di “strumentalizzazione post elettorale”.

E la stessa Meloni sottolinea: “Non c’è alcuna ragione di polemizzare su temi che già da tempo ci trovano d’accordo. E credo sia profondamente sbagliato, in tempi difficili come questi, fare campagna elettorale utilizzando un forum prezioso come il G7”.

Accuse con destinatari generici, ma non è difficile pensare che gli indiziati siano oltralpe. Di certo è un’azione di disturbo tutt’altro che gradita a chi come Meloni punta sul buon esito del G7 anche per poter rafforzare la propria posizione quando entreranno nel vivo i negoziati fra i 27 per i ruoli apicali di Commissione e Consiglio Ue. Il primo appuntamento informale è lunedì a Bruxelles. Il saluto gelido con von der Leyen a Borgo Egnazia conferma che l’entusiasmo verso un suo bis è ai minimi termini.

E ogni trattativa, dal punto di vista italiano, dovrà includere una poltrona da commissario di peso, e una vicepresidenza della Commissione. Meloni non ha fretta, vuole attendere le elezioni legislative in Francia del 30 giugno. La sua speranza è che l’ultradestra di Marine Le Pen, dopo l’exploit alle Europee, vada al governo, enfatizzando il cambio di vento rivendicato dalle varie forze conservatrici dopo il voto per il Parlamento europeo. Per Macron è al limite una leggera brezza che nulla cambierà.

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Politica

La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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