Il caro vita si raffredda a giugno ma per chi si appresta ad andare in vacanza muovendosi con la propria automobile le notizie non sono rosee: dai distributori di carburante infatti i prezzi della benzina tornano a sfiorare i 2 euro al litro. L’Istat ha confermato che, grazie al progressivo calo dei prezzi del comparto energetico, l’inflazione del mese scorso ha registrato “una netta decelerazione”, attestandosi al 6,4%. Il ministro delle imprese e made in Italy Adolfo Urso è convinto che il paese è sulla strada giusta nella lotta contro l’inflazione, ma al tempo stesso invita a non mollare la presa. E proprio per questo si appresta ad incontrare nei prossimi giorni vari operatori del settore – da quelli della pasta, alla grande distribuzione, alla commissione di allerta rapida per il caro-voli – per valutare l’andamento dei prezzi.
L’inflazione di fondo di giugno, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rallenta ulteriormente, dal +6,0% al +5,6%. Prosegue, inoltre, la frenata della crescita tendenziale dei prezzi del cosiddetto ‘carrello della spesa’, ovvero quell’insieme di beni che comprende gli alimentari, e i prodotti per la cura della casa e della persona, che a giugno è stato pari a +10,5%. Ma il tema degli alimentari continua a inquietare consumatori e non solo. I prezzi del comparto, infatti, sono leggermente rallentati ma continuano comunque a mostrare un andamento particolarmente ‘caldo’. Nel complesso, a livello tendenziale le quotazioni dei beni alimentari sono scese dal +11,4% di maggio al +10,7%, essenzialmente per effetto del rallentamento dei prezzi dei prodotti lavorati (che passano da +13,2% a +11,5%), solo in parte compensata dall’accelerazione dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +8,8% a +9,4%).
Il Codacons fa notare quindi che per alcuni settori come alimentari e trasporti, i listini continuano a mantenersi su “livelli elevatissimi” e l’Unione Nazionale Consumatori fa i conti sottolineando che, per una coppia con due figli, il +6,4% di inflazione significa una stangata pari a 1834 euro su base annua. Di questi ben 846 servono solo per far fronte ai rincari dell’11% di cibo e bevande. “Il rischio concreto è che nel comparto degli alimentari possano celarsi speculazioni tese a mantenere elevati i listini al dettaglio” mette in guardia Assoutenti.
Posizione questa che sembra condivisa anche da Confesercenti, secondo cui dietro le “dinamiche contrastanti” dell’inflazione si nascondono ancora “astuzie” e fenomeni speculativi. In controtendenza con quello che accade per l’indice dei prezzi dei beni energetici, la cui variazione su base annua passa è letteralmente crollata il mese scorso, dal +11,5% a +2,1%, ritornano a muoversi i listini dei carburanti. In particolare, secondo l’elaborazione di Quotidiano Energia sui dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del Mimit e aggiornati alle 8 di ieri, per chi al distributore si rifornisce al servito, il prezzo medio della benzina è salito a 2 euro al litro, contro gli 1,996 delle rilevazioni precedenti. Salgono anche i prezzi medi del servito per chi fa il pieno diesel: a 1,852 euro al litro (contro i precedenti 1,845).