La decisione del Consiglio di Stato che ha definitivamente bocciato i ricorsi delle principali società di telefonia italiane e ha sancito che le bollette devono avere periodicità mensile è un fatto. La speranza è che sia finito  il “giochetto” che per due anni ha consentito a gestori di tlc e di servizi tv (SKY) di fatturare i loro servizi ogni 28 giorni con un aggravio medio delle tariffe dell’ 8% su base annua. In pratica chi ha applicato la tariffazione a 28 giorni ha stabilito che un povero cristo di italiano doveva pagare 13 mensilità in un anno. Ora che questa condotta è stata smascherata e che il balletto giudiziario è finito, rocca rimborsare i risparmiatori, per le cifre pagate in eccesso. I rimborsi dovrebbero essere automatici, a scalare sulle prossime bollette. Il Consiglio di Stato ha anche confermato le multe comminate dall’Agcom Vodafone, Wind Tre e Fastweb, dimezzandole però a 580mila euro per operatore, mentre per Tim è attesa un analogo pronunciamento. Ma le società coinvolte potrebbero usare delle scappatoie: occorre fare molta attenzione ai conti.
La storia delle bollette telefoniche a 28 giorni inizia tra il 2017 e la primavera del 2018, quando tutti i principali operatori della telefonia (Tim, Vodafone, Wind, Tre, Fastweb), ai quali in seguito si aggiungerà anche Sky nel cartello dell’aumento selvaggio e ingiustificato, cambiano la periodicità della fatturazione: le bollette non vengono inviate più su base mensile ma ogni 28 giorni. In un anno, così, le bollette passano da 12 a 13, con un rincaro dell’ 8% circa. Le associazioni dei consumatori interessano da subito l’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) che il 24 marzo 2017 pubblica una delibera secondo la quale almeno per la telefonia fissa la fatturazione deve restare obbligatoriamente mensile. La delibera dell’ Agcom dovrebbe essere recepita entro 90 giorni, con effetto retroattivo dal 23 giugno 2017, ma Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb fanno orecchie da mercante e continuano a fatturare ogni 28 giorni. Così le associazioni dei consumatori il 14 novembre 2017 inseriscono nel decreto fiscale un emendamento che obbliga alla fatturazione mensile le imprese telefoniche, reti televisive e servizi web.
Il decreto, convertito con la legge 172 del 4 dicembre 2017, rende le bollette mensili obbligatorie dal 5 aprile 2018. A inizio 2018, però, operatori telefonici e Sky tornano a bollette mensili, ma rimodulano le tariffe con aumenti dell’8% e fanno ricorso al Tar del Lazio contro le delibere dell’ Agcom sostenendo che i consumatori erano stati informati e che l’Agcom violerebbe la libertà d’impresa trasformando i prezzi liberi in tariffe regolamentate. Il 12 gennaio 2018 il Tar del Lazio respinge i ricorsi di Tim, Vodafone, WindTre e Fastweb contro la delibera AgCom ma sospende “in via cautelare” i rimborsi ai clienti fino al 31 ottobre 2018. A febbraio del 2018 parte anche un’istruttoria dell’ ntitrust nei confronti di Tim, Vodafone, Fastweb, Wind Tre e dell’associazione di categoria Asstel per accertare se le imprese abbiano stretto un’intesa anticoncorrenziale coordinando le strategie commerciali. Ma alle società di Tlc ricorrono al Consiglio di Stato, che il 12 luglio ha messo la parola fine al braccio di ferro. Scatta così l’obbligo definitivo per gli operatori telefonici di restituire ai loro clienti i giorni “illegittimamente erosi” rispetto alla reale durata del mese.
I ristori per i clienti dovrebbero essere automatici: le società dovranno allungare le prossime scadenze mensili fino a restituire i giorni sottratti nel passato. Per ciascun cliente si tratta di cifre tra i 30 e i 60 euro. Ma, come previsto dalla stessa Agcom, le compagnie potranno restituire i “giorni erosi” anche in un altro modo: fornendo nuovi servizi ai clienti, a patto che abbiano lo stesso valore economico.
Una scappatoia che va verificata dai consumatori: i nuovi servizi dovranno essere accettati solo se sono davvero utili.
In caso di dubbi, meglio avere il ristoro in bolletta. I servizi aggiuntivi che vengono proposti in bolletta si ritengono però approvati se non viene presentata disdetta entro una certa data. Ma l’ associazione di consumatori Aduc contesta il metodo del silenzio-assenso: “Non va affatto bene, sia per la delibera Agcom che a suo tempo aveva rilevato l’ illegalità e, a maggior ragione, per la sentenza del Consiglio di Stato” del 12 luglio. A chi non accetta i nuovi servizi, l’ Aduc indica una strada: innanzitutto inviare con raccomandata a/r un’ intimazione al gestore di sospendere i servizi non concordati e di rimborsare quanto dovuto chiedendo eventualmente anche i danni.
Come secondo passo, se alla lettera riceve risposta negativa o se non si riceve risposta, fare un tentativo di conciliazione (obbligatoria) al Corecom della propria Regione.
Infine, se neanche la conciliazione va a buon fine, fare causa alla società davanti al proprio giudice di pace o presentare istanza di definizione della controversia al proprio Corecom regionale, se abilitato, o direttamente all’ Agcom utilizzando il formulario GU14 . In questo modo potranno essere stroncati eventuali escamotage. A proposito, come farà Sky a rimborsare i maltolto ai suoi abbonati? Quando sapremo che cosa hanno deciso le Authority sul comportamento di Sky che non è stato diverso da quello delle Compagnie Telefoniche già stangate?
https://www.juorno.it/noiconsumatori-ecco-come-fare-causa-a-sky-per-chiedere-la-restituzione-del-maltolto/