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Cronache

Libero dopo un anno in Sudan, ‘fine di un incubo’

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Un lungo viaggio aereo da Khartoum all’aeroporto di Fiumicino, un posto in tribuna d’onore per assistere a Italia-Scozia per il 6 nazioni di rugby e il trasferimento finale in treno da Roma fino a casa, al Lido di Venezia. La lunga giornata del rientro in Italia di Marco Zennaro, l’imprenditore 47enne bloccato in Sudan da 361 giorni, 75 dei quali trascorsi in una prigione per una diatriba commerciale con il Paese africano, era iniziata la notte scorsa. Dopo la partenza, rimandata di un giorno per le condizioni del tempo avverse, il volo di linea della Turkish Airlines ha fatto scalo a Istanbul, prima di raggiungere Roma. “Si conclude un incubo – ha raccontato Zennaro ai giornalisti, stanco ma visibilmente felice – a complicare la situazione il meteo, le tempeste di sabbia. Ora finalmente sono a casa!” Ospitato a partire dal 15 agosto scorso nella foresteria dell’Ambasciata, l’imprenditore e’ stato accompagnato dal Direttore Generale per gli Italiani all’estero della Farnesina Luigi Maria Vignali su indicazione del Ministro Luigi Di Maio. Lo stesso Vignali si era recato nuovamente in questi giorni nella capitale sudanese per seguire personalmente gli sviluppi finali della lunga controversia processuale e rimuovere il ‘travel ban’ che aveva sinora impedito la liberazione. Assolto in tre procedimenti penali, Zennaro ha pendente l’appello di una causa civile, nella quale i suoi referenti sudanesi lo hanno accusato aver consegnato una partita di trasformatori difettati. Tra i primi a dargli il benvenuto in Italia lo stesso Di Maio. In missione in queste ore nella Repubblica del Congo, il ministro ha sentito telefonicamente Zennaro e gli ha espresso il ‘bentornato a casa’ di tutti gli italiani. A favorire la liberta’ , sostengono i familiari, ha contribuito la messa a disposizione di 200.000 euro, reperiti con una raccolta di fondi promossa da Unioncamere Veneto, a cui hanno partecipato imprenditori e associazioni di categoria, oltre, a livello personale, da Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia. “La risoluzione del caso – ha sottolineato l’imprenditore – e’ stato frutto di un grande lavoro di squadra: a partire dal direttore generale per gli italiani all’Estero della Farnesina Vignali, che ringrazio personalmente, coadiuvato dal professor Orsoni, dai nostri avvocati sul posto, e da tutte le realta’ che mi hanno supportato economicamente”. E’ stato un anno lungo e duro, ha ripetuto piu’ volte. “Chi ringrazio? Prima di tutto mia moglie, perche’ in tutto questo tempo ha tenuto saldi i valori piu’ importanti che ho nella vita che sono rappresentati dalla famiglia e dai figli – ha elencato – poi intendo ringraziare anche le due dottoresse che mi hanno supportato clinicamente durante questo anno in Sudan, Anna Paola Borsa e Lucia Ceschin”. Meno conciliante era stato, di primo mattino, il tono del padre dell’uomo, Cristiano Zennaro, che aveva ringraziato in un video il figlio “per essere sopravvissuto a quei terribili e infernali giorni di detenzione”, attribuendo alla famiglia il merito di aver trovato la soluzione economica per chiudere la controversia. Prima di tornare a casa in treno, Zennaro ha voluto accogliere l’invito della Fir, di cui e’ tesserato, assistendo dalla tribuna d’onore alla partita di rugby 6 Nazioni Italia-Scozia. Non sono mancate le felicitazioni del Presidente del Veneto, Luca Zaia, e del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. “Festeggiamo la liberazione di Marco – ha detto il Governatore -. A lui invio il piu’ caloroso benvenuto mio e di tutti i veneti”. Per Brugnaro “finalmente oggi Venezia torna ad abbracciare un suo cittadino. Sono particolarmente orgoglioso che questa triste vicenda – ha concluso – abbia avuto un risvolto positivo”.

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Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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