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Letta-Sala per il modello Milano, il 18 sfida a Pontida

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La partita per le elezioni di settembre “e’ tutta da giocare”, alla faccia della previsione di Matteo Salvini convinto che il centrodestrastia per stravincere, secondo Enrico Letta che in Lombardia, nella regione cioe’ dove sono nati Carroccio e Forza Italia, lancia alla Lega un ideale ‘guanto di sfida’. Il 18 settembre, mentre sul pratone di Pontida andra’ in scena, dopo due anni di pausa per il Covid, il tradizionale raduno leghista, il Pd sara’ infatti in piazza, con tutti i suoi sindaci e amministratori locali, con ogni probabilita’ a Monza. Citta’ strappata al centrodestra alle ultime elezioni comunali, ma anche collegio in cui e’ candidato al Senato all’uninominale Silvio Berlusconi. “Ci sono tre settimane davanti in cui gli indecisi sono al 40%, i giovani non hanno ancora deciso cosa andare a votare, e’ una partita tutta da giocare – ha detto Letta uscendo da Palazzo Marino, dove ha incontrati il sindaco di Milano Giuseppe Sala – Come si e’ visto anche in tante altre elezioni nel nostro Paese, sono le ultime settimane quelle decisive, motivo per il quale le voglio cominciare da Milano accanto a un’esperienza cosi’ positiva, come quella di Sala”. Il sindaco, che ha detto di non aver dubbi e che votera’ Pd, dal canto suo ha dato la disponibilita’ a dare il suo “contributo” spiegando “quello che sta facendo Milano” che “e’ difficile da replicare ma non impossibile”, ovvero cercare di tenere insieme grandi opere e ambiente per disegnare “una citta’ contemporanea”, solidarieta’ e crescita. La partenza da Milano e’ stata ieri con l’inaugurazione della Festa dell’Unita’, oggi dal sindaco e poi in provincia a PizzAut – pizzeria in cui lavorano giovani autistici dove gia’ sono stati Giuseppe Conte e la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati – quindi in Lombardia comizi a Cantu’, nel fine settimana il forum Ambrosetti a Cernobbio, dove Letta da anni e’ di casa. E ancora la settimana prossima, il 9 settembre, il bus elettrico in sosta a Brescia e Bergamo. E infine l’appuntamento del 18 , una “grande iniziativa con tutti i sindaci” che non sara’, assicura il segretario Pd, una anti Pontida. “E’ Pontida che e’ contro di noi” aggiunge prima di rilanciare su alcune delle priorita’ della campagna: “inclusione sociale e diritti”. Per convincere quel 40% di indecisi, Letta ribadisce che “l’unica alternativa veramente vincente al centrodestra di Meloni e Salvini e’ il nostro centrosinistra, e’ il nostro Partito democratico”. Osservazione che fa infuriare il Terzo Polo e pure il Movimento 5 stelle, con Giuseppe Conte che parla di “mistificazione”. Ma la linea del segretario Pd e’ chiara: “non aveva senso” rimettersi con i pentastellati dopo la caduta del governo. “Stiamo cercando di costruire un’alternativa vera al centrodestra – sottolinea – I numeri dicono che anche a partire dai collegi uninominali, penso per esempio a Milano, o li vinciamo noi o li vince il centrodestra. Questa legge elettorale crea un’alternativa binaria: o il centrodestra o il centrosinistra”. Di una cosa e’ certo, lui – che dice di non aspirare a tornare premier (” non e’ una mia aspirazione, lo rifarei esclusivamente per senso del dovere), non intende piu’ rinunciare alle sue idee, nemmeno per stare al governo. Pero’ adesso la partita e’ aperta e in questo Milano e la Lombardia hanno un ruolo fondamentale. “Un sesto degli italiani vive in Lombardia – ricorda il coordinatore regionale Vinicio Peluffo – e quindi un pezzo fondamentale della campagna elettorale e’ qui, un territorio deluso dalle scelte della Lega degli ultimi mesi e degli ultimi anni, dove c’e’ bisogno di risposte concrete, con scelte europeiste per la stabilita’ e la crescita economica. E’ chiaro che il centrodestra di Meloni e Salvini non risponde della esigenze di questo territorio”. La sfida e’ aperta. Primo appuntamento il 18 settembre in piazza, poi il 25 alle urne.

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Bocchino: dall’Italia verso un’internazionale conservatrice

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La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.

Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.

E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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