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L’endorsement di Lula per Expo 2030, ‘appoggeremo Roma’

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Il Brasile sosterrà la candidatura di Roma per l’Expo 2030, una partita fondamentale per il governo italiano, con la premier Giorgia Meloni che appena pochi giorni fa si è recata personalmente a Parigi per perorare la causa della Città Eterna davanti all’assemblea del Bie. Se molti lo speravano ma nessuno realmente se l’aspettava più, al termine della sua visita in Italia il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha pronunciato la frase che può pesare molto nella corsa: “Il Brasile appoggerà la candidatura di Roma”. Il tema non era stato toccato nel fuoco di fila di domande della conferenza stampa che il capo dello Stato brasiliano ha tenuto stamattina prima della partenza per Parigi, dove ha ripercorso gli incontri diplomatici e politici avuti mercoledì a Roma, dal Papa a Mattarella, parlando tra l’altro di cambiamenti climatici, accordo fra Ue e Mercosur e Ucraina. Ma alla fine, già pronto a lasciare la sala e avvicinatosi per salutare i giornalisti, ad una domanda sull’incontro con il sindaco Roberto Gualtieri, Lula ha sorriso e assicurato il sostegno del gigante sudamericano alle ambizioni italiane per Expo. Immediato il ringraziamento dello stesso Gualtieri, che conosce il leader brasiliano da tempo avendolo perfino visitato nel 2018 in un carcere di Curitiba, secondo cui l’endorsement “è un segno di una grande amicizia tra i nostri Paesi”.

Lula si è soffermato molto sui colloqui avuti con Sergio Mattarella e Giorgia Meloni su tutti i temi di interesse bilaterale, a cominciare dai progetti per incrementare l’interscambio commerciale (di dieci miliardi di dollari nel 2022) e per accelerare la transizione energetica, rafforzando nello stesso tempo la difesa dell’ambiente. Inoltre, ha aggiunto, “il 2024 sarà un’anno importante per le nostre relazioni visto che l’Italia avrà la presidenza del G7 mentre al Brasile toccherà quella del G20. Questo ci permetterà di incontrarci più spesso”. Ad una domanda specifica sulla premier, il leader brasiliano si è detto “ben impressionato da Giorgia, una donna intelligente” e “una novità straordinaria in un ambiente con una grande presenza di uomini”. Avendo peraltro appreso che né Mattarella né Meloni conoscono direttamente il Brasile, Lula ha confermato di averli entrambi invitati a visitare “al più presto” il suo Paese. L’ex metalmeccanico diventato presidente ha quindi evocato volentieri il suo incontro con papa Francesco, da lui definito “la più importante autorità politica esistente” che “promuove grandi lotte contro le disuguaglianze”. Per poi affrontare lo spinoso capitolo dell’Ucraina, sostenendo che “i due presidenti (Zelensky e Putin) devono sedersi ad un tavolo e cercare una soluzione che permetta ad entrambi di salvaguardare il grosso delle loro ragioni”. Infine il capitolo dell’intesa fra l’Unione europea e il Mercosur, che è sul rettilineo finale ma con ancora nodi da risolvere. L’attuale proposta di accordo di Bruxelles “non ci soddisfa” e “l’ultima lettera inviataci non è accettabile” perché “altera le relazione bilaterali”, ha chiarito Lula. “Ci intimano sanzioni se non rispettiamo l’Accordo di Parigi – ha sottolineato – ma i 27 non hanno rispettato né l’Accordo di Parigi né il Protocollo di Kyoto né le decisioni di Copenaghen. Come Mercosur stiamo preparando una risposta”.

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Breton: von der Leyen non mi voleva, gestione dubbia

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Il francese Thierry Breton accusa Ursula von der Leyen di aver chiesto a Parigi di sostituire il suo nome nel quadro dei negoziati per la formazione della nuova Commissione Ue. Sviluppi che “testimoniano ulteriormente una governance dubbia” e che lo hanno portato alle dimissioni. “Lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome – per ragioni personali che in nessun caso lei ha discusso con me direttamente – e ha offerto alla Francia, come scambio politico, un portafoglio che sarebbe più influente. Le sarà ora proposto un altro candidato”, si legge nella lettera di dimissioni di Breton indirizzata a von der Leyen.

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Kiev invita Onu e Croce Rossa nella zona occupata del Kursk

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Il nuovo ministro degli Esteri dell’Ucraina, Andriy Sybiha, ha invitato le Nazioni Unite e il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) a visitare la porzione della regione russa di Kursk che le truppe di Kiev occupano. “L’Ucraina è pronta a facilitarne il lavoro ed a provare che rispetta il diritto umanitario internazionale” in quel territorio russo, ha scritto Sybiha su X.

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Comore, il presidente Assoumani accoltellato: è fuori pericolo

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Il presidente delle Comore, Azali Assoumani, è “fuori pericolo” dopo essere stato ferito venerdì in un attacco con coltello da parte di un poliziotto di 24 anni che è stato trovato morto nella sua cella il giorno dopo. Lo rendono noto le autorità dello Stato africano insulare, citate dai media internazionali. L’attentato è avvenuto intorno alle 14 ora locale a Salimani Itsandra, subito a nord della capitale Moroni. “Il presidente sta bene. Non ha problemi di salute, è fuori pericolo. Gli sono stati dati alcuni punti di sutura”, ha detto ieri sera il ministro dell’Energia comoriano Aboubacar Said Anli in una conferenza stampa. Azali è stato aggredito mentre partecipava a un funerale. Il movente dell’attacco non è stato ancora determinato.

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