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Cronache

Legittima difesa, il ministro Bongiorno si schiera col suo capo Salvini: ha fatto bene ad andare in carcere dall’imprenditore

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Ha fatto bene il ministro dell’Interno ad andare in carcere a Piacenza a portare solidarieta’ Angelo Peveri: “Il gesto di Matteo Salvini e’ pienamente coerente con una nostra battaglia: dimostrare che stiamo dalla parte di chi e’ aggredito, non di chi aggredisce”, dice il ministro Giulia Bongiorno alla Stampa: “Lo avevamo detto in campagna elettorale che avremmo spinto per leggi in favore delle vittime, e ora, in coerenza, stiamo cambiando la legge della legittima difesa”. A proposito della quale, aggiunge, “la norma e’ assolutamente equilibrata, io sarei stata anche piu’ radicale”. Il ministro respinge le critiche, che spesso sono “politiche, non giuridiche: Tanto per cominciare, la norma dice che si tutela chi ‘respinge’ un aggressore in casa propria. Non e’ affatto una licenza ad uccidere. E’ abbastanza chiara la differenza tra i verbi ‘respingere’ e ‘aggredire’?”. A Davigo, intervistato ieri dallo stesso giornale, replica: “Dissento radicalmente dal dottor Davigo: in questa legge, a volerla leggere, non c’e’ affatto la legittimazione a sparare alle spalle a un ladro che fugge. Ripeto, anche a beneficio di chi sostiene l’incostituzionalita’ della norma, come gli esponenti di Magistratura democratica, che la condotta di reagire e respingere chi entra con violenza o minaccia in casa e’ assolutamente proporzionata alla situazione di pericolo che si crea”. “Io penso – aggiunge – che chi si introduce in casa d’altri per rubare, violentare o uccidere, ne deve accettare le conseguenze. Ma questo e’ il mio pensiero personale”.

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Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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Cronache

‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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