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Le toghe, su nuove ordinanze speriamo ci sia serenità

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Appena sopita l’ennesima bufera di polemiche con il governo, le toghe rischiano di intravederne un’altra all’orizzonte, con nuove ordinanze in arrivo dopo il trasporto di altri migranti nel centro italiano in Albania. Nel mezzo c’è l’incontro con il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, che ufficialmente è una visita sul tema della rete della sicurezza nelle banche dati e nell’intera rete informatica della Giustizia – alla luce delle recenti inchieste di Milano e Perugia – e sui problemi organizzativi delle procure.

“Non abbiamo affrontato l’argomento dello scontro del governo con la magistratura. C’è stato uno scambio molto amichevole con i colleghi, ma non abbiamo affrontato questi temi”, chiarisce il presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati, Giuseppe Santalucia all’uscita dagli uffici della Direzione nazionale antimafia, subito dopo essere stato cordialmente accompagnato dallo stesso Melillo – assieme al segretario generale del sindacato Salvatore Casciaro e alla vicepresidente Alessandra Maddalena – fino all’uscio della sede nazionale a Roma. Ma di fronte ai cronisti è inevitabile affrontare l’attualità e i nuovi provvedimenti con cui dovranno ancora una volta pronunciarsi i giudici, stavolta sul trattenimento degli otto nuovi migranti portati dalla nave Libra in Albania. Ci sarà una nuova bocciatura sul loro trattenimento o stavolta il decreto del governo sui Paesi sicuri farà la differenza?

“Faccio un auspicio generale affinché la giurisdizione possa lavorare serenamente”, dice Santalucia. “I magistrati fanno il loro mestiere e non c’è nessuna invasione di campo. Spero non ci siano altre bufere, non c’è ragione di sollevarne: non dipende da atti di volontà della magistratura andare contro qualcuno, si tratta di prendere atto delle norme che sono interpretate in modo esattamente contrario all’abnormità”, aggiunge. Resta sullo sfondo la questione principale dell’incontro dell’Anm con il procuratore nazionale antimafia: “Per Melillo c’è preoccupazione sul versante della cybersicurezza negli uffici delle procure perché scontiamo un ritardo sulla messa in sicurezza dei servizi informatici e di tutto l’apparato pubblico della giustizia – spiega l’Associazione, che su questo ha già incontrato il Guardasigilli Nordio – la situazione richiede attenzione massima anche dai magistrati che utilizzano i servizi informatici, affinché abbiano un’attenzione in più sulla sicurezza. E resta la necessità di implementare questo versante soprattutto da un punto di vista finanziario”. Nelle ultime ore un nuovo tema di discussione è stato invece introdotto dal deputato forzista Enrico Costa, il quale commenta una circolare del Csm che dovrebbe essere messa al voto del plenum il prossimo mercoledì: “Il Consiglio superiore della magistratura approverà una circolare in base alla quale un magistrato, per subire conseguenze sulle valutazioni di professionalità, deve sballare oltre due o tre dei suoi provvedimenti. E pare che la voteranno tutti, laici e togati. Appassionatamente” .

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Cronache

Inviato Tg1 Marco Bariletti aggredito ad Amsterdam da filopalestinesi

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Il clima di tensione sulla vicenda israelo-palestinese coinvolge anche la Rai con un’aggressione all’inviato del Tg1 ad Amsterdam da parte di un gruppo di filopalestinesi e una mail di minacce a Report che arriva dal fronte opposto. A denunciare l’episodio avvenuto nella città olandese, pochi giorni dopo l’attacco ai tifosi della squadra di calcio israeliana Maccabi, è stato il direttore del Tg1, Gian Marco Chiocci.

“Ieri sera un nostro giornalista, Marco Bariletti, ad Amsterdam è stato circondato e aggredito da personaggi filopalestinesi – ha raccontato durante un’audizione in Commissione Segre al Senato -. Gli è stato sequestrato il telefono, è stato spintonato. Ha vissuto momenti di grande terrore e alla fine gli è stato chiesto, mentre era filmato da questi signori, di urlare ‘free Palestine'”. Coinvolto nell’aggressione anche l’operatore Bartolo Mercadante. Su istruzioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani, l’ambasciatore d’Italia nei Paesi Bassi Giorgio Novello ha preso contatto con le autorità olandesi per raccogliere informazioni sull’episodio, sottolineando che avviene “nel contesto particolarmente grave che ha visto aggressioni a tifosi israeliani in una fase di rigurgito di antisemitismo”.

Solidarietà dal presidente del Senato Ignazio La Russa. “L’aggressione ai danni del cronista italiano avvenuta ieri sera ad Amsterdam da parte di teppisti filopalestinesi – afferma – è grave e trova la mia ferma condanna”. “Un episodio grave, da condannare con fermezza”, commenta il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Vicinanza dagli esponenti di Fratelli d’Italia in Vigilanza, mentre la presidente della bicamerale Barbara Floridia parla di “episodio grave”.

Condanna l’aggressione anche la Rai. “Non saranno certo episodi come quello di cui è stato vittima Bariletti – si legge in una nota di Viale Mazzini – a impedire ai giornalisti del servizio pubblico di continuare a informare i cittadini con completezza e rigore”. In mattinata il conduttore di Report aveva denunciato le “agghiaccianti minacce arrivate alla redazione di Report dopo il servizio sul conflitto tra Israele e Palestina realizzato da Giorgio Mottola” e andato in onda nella puntata di domenica scorsa.

“Vi dovreste vergognare per l’ignobile servizio anti Israele della scorsa settimana. Pulizia etnica da parte dell’esercito israeliano a Gaza!? La meriteresti Voi, stile redazione di Charlie Hebdo”, si legge nella mail, acquisita anche dalla questura di Roma. A Report è arrivata la solidarietà di esponenti del centrosinistra, dal Pd a Avs, oltre che da M5s. “Esprimo piena e totale solidarietà per le inaccettabili e vergognose minacce subite – afferma Floridia -. Mi auguro che le autorità competenti riescano ad individuare il prima possibile il responsabile di questo atto che segna un ennesimo attacco indegno alla libertà di informazione nel nostro Paese”.

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Scandalo all’Asl di Bari: 10 arresti e 17 indagati per corruzione e frodi negli appalti pubblici

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Un’inchiesta della Procura di Bari ha portato alla luce un sistema di corruzione all’interno dell’Asl di Bari. L’operazione, condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Bari con il supporto delle unità cinofile, ha visto impegnati oltre 100 militari. Questa mattina sono state eseguite misure cautelari nei confronti di 10 persone, sei delle quali portate in carcere e quattro agli arresti domiciliari, e numerose perquisizioni nei confronti di 17 soggetti complessivamente indagati.

Un sistema diffuso di collusione e favoritismi

L’indagine ha rivelato un quadro inquietante di collusione e mercificazione della funzione pubblica. Secondo la Procura, i comportamenti illeciti costituiscono una vera e propria “deviazione patologica e sistematica dai principi di imparzialità e lealtà” che devono guidare l’operato dei pubblici ufficiali. La rete corruttiva, radicata nei settori strategici dell’Asl di Bari, coinvolge imprenditori locali legati da stretti rapporti con pubblici ufficiali dell’Uoc di Ingegneria Clinica e dell’Uos Edilizia Sanitaria, creando un sistema corruttivo che favorisce solo pochi privilegiati.

Corruzione e turbativa d’asta: le accuse agli indagati

Le accuse comprendono associazione per delinquere, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falso e turbata libertà degli incanti. Le investigazioni, delegate al nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, hanno permesso di accertare una prassi di subappalti illeciti e di turbativa dei procedimenti amministrativi, condizionando le modalità di scelta del contraente per i lavori dell’Asl barese.

Escamotage e “pizzini”: le strategie per eludere i controlli

Per occultare le operazioni illecite, i pubblici ufficiali hanno adottato vari sistemi, tra cui la commissione di acquisti di lusso per mascherare pagamenti, come gioielli e pelletteria. Durante le indagini, è emerso che uno degli indagati forniva agli imprenditori istruzioni dettagliate per l’acquisto di articoli di lusso su siti di moda, arrivando a stampare le schermate con i codici degli oggetti.

Le intercettazioni rivelano anche l’utilizzo di particolari accortezze, come la pratica di invitare gli imprenditori a depositare i telefoni cellulari negli uffici per evitare registrazioni e proseguire le conversazioni all’esterno. I pubblici ufficiali comunicavano spesso tramite “pizzini” per evitare comunicazioni verbali compromettenti all’interno degli uffici.

Aumento dei costi e danni per il bilancio pubblico

Secondo la Procura, questo sistema di frodi ha comportato un forte aumento dei costi delle commesse pubbliche, con conseguenti danni per il bilancio dell’Asl e dei fondi pubblici. Un’intercettazione riportata nei fascicoli evidenzia la discrepanza tra i costi reali dei lavori e le somme gonfiate: “Io ho stimato che di quei lavori forse 5mila euro stanno (…) Come li giustifichiamo gli altri 120 mila euro?”

Una propensione sistematica alla frode

La rete corruttiva, descritta dalla Procura come un “mercimonio della funzione pubblica”, mostra una spiccata propensione a delinquere. Le tecniche usate per aggirare i controlli evidenziano un sistema rodato, volto a massimizzare i profitti illeciti attraverso pratiche corrotte e truffe ai danni del bilancio pubblico.

Conclusione: indagini in corso e presunzione di innocenza

Le persone coinvolte nel provvedimento cautelare sono considerate presunte innocenti fino a sentenza definitiva. L’operazione della Guardia di Finanza rappresenta un passo importante nella lotta alla corruzione e alle infiltrazioni criminali negli enti pubblici, un fenomeno che continua a minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

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Accusato di abusi sessuali è irreperibile, non luogo a procedere

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Finisce con un nulla di fatto l’inchiesta della Procura di Lecce su un presunto caso di violenza sessuale avvenuta il 26 agosto 2022 ai danni di una ragazzina di 12 anni in vacanza in un villaggio turistico di Otranto, nella zona dei Laghi Alimini. Questa mattina il gup di Lecce Anna Paola Capano ha emesso la sentenza di non luogo a procedere a carico del presunto responsabile della violenza, un ragazzo di 27 anni di origini cubane residente a Milano, in servizio come animatore nel villaggio. La sentenza è motivata dal fatto che non c’è prova che l’imputato abbia avuto conoscenza della pendenza del procedimento a suo carico. Il 28enne, infatti, risulta irreperibile.

Agenti della questura Garibaldi di Milano quando si sono recati presso la residenza del giovane per notificargli l’atto di fissazione dell’udienza preliminare, non hanno trovato alcun nominativo sul citofono in uno stabile sprovvisto di portineria. L’ultima volta in cui il 28enne è stato visto risale al 23 aprile 2023, in occasione dell’incidente probatorio con l’ascolto della minore in modalità protetta. Poi nessun contatto, neppure con il suo avvocato.

Anche il numero del cellulare risulta disattivato. Il 27enne si è sempre proclamato innocente asserendo che la ragazzina si fosse inventata tutto con le amiche, che la minorenne avrebbe assunto alcol fino ad ubriacarsi per poi inventare la violenza per nascondere ai genitori la sbronza. La dodicenne, invece, nel corso dell’incidente probatorio ha confermato quanto esposto nella querela presentata a distanza di tempo dalla madre: di aver cioè ballato con lui in pista nel corso di una serata evento organizzata nel villaggio e di aver accettato dall’animatore un drink che l’avrebbe stordita.

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