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Ambiente

Le Monde, ‘il Ghana è la discarica mondiale del fast fashion’

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Il Ghana sta diventando “la discarica mondiale del fast fashion” ed è “sommerso dallo scarico massiccio di tessuti usati provenienti dai Paesi occidentali e dall’Asia, la cui qualità sempre più scadente ne impedisce la vendita”: lo sottolinea il sito del quotidiano Le Monde, evidenziando che nel Paese dell’Africa occidentale attivisti denunciano un “colonialismo dei rifiuti”.

“Ogni settimana arrivano in container circa 15 milioni di articoli di seconda mano di cui i consumatori europei, americani, cinesi o coreani hanno scelto di sbarazzarsi”, segnala il quotidiano francese, aggiungendo che la “maggior parte” di questi “obroni wawu”, ossia “vestiti dell’uomo bianco morto”, come vengono chiamati in lingua Twi, viene spedita a Kantamanto, nel cuore economico di Accra, la capitale del Ghana.

“Misuriamo la quantità di microfibre presenti nell’acqua di tutti gli abiti in nylon e poliammide che finiscono sulle nostre spiagge”, ha riferito Joey Ayesu, un tecnico di laboratorio responsabile della ricerca ecologica presso la “Fondazione Or”, l’Ong che coordina questa indagine, i cui primi risultati dovrebbero essere pubblicati entro la fine dell’anno. “C’è un pericolo reale per il nostro metabolismo, se non altro perché i pesci ingeriscono queste sostanze e noi mangiamo i pesci”, ha avvertito Ayesu. Fondata da un’ex stilista americana, Liz Ricketts, l’organizzazione con sede in Ghana si batte contro la trasformazione del Paese dell’Africa occidentale nella pattumiera tessile dell’Occidente. Nel corso degli anni il Paese è diventato uno dei principali retrobottega del “fast fashion” mondiale, la moda usa e getta e di bassa qualità, subendo una moltitudine di danni.

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In 10 anni 146 disastri meteo, agricoltura in ginocchio

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In Italia negli ultimi dieci anni, in particolare dal 2015 al 20 settembre 2024, sono stati registrati 146 eventi meteo estremi che hanno causato danni all’agricoltura, pari al 7,4% del totale degli eventi avvenuti nello stesso periodo in Italia. Lo evidenzia il report Città Clima – speciale Agricoltura di Legambiente realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol – indicando che “preoccupa in particolare l’accelerata degli ultimi due anni 2023-2024, con 79 eventi meteo estremi con danni al settore, che è oltre la metà del totale registrato negli ultimi 10 anni. Sei le regioni più colpite: Piemonte con 20 eventi, seguito da Emilia-Romagna (19), Puglia (17), Sicilia e Veneto (ciascuna con 14), Sardegna (11) con danni alle produzioni di frutta, ortaggi, mais, barbabietole, frutteti e vigneti che sono stati sradicati.

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Ambiente

Trovato un ecosistema preistorico fossile in Valtellina

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Orme di anfibi e rettili, ma anche piante, semi, impronte di pelle e persino gocce di pioggia: è un vero e proprio ecosistema fossilizzato su lastre di arenaria, quello scoperto nel Parco delle Orobie Valtellinesi in provincia di Sondrio. Riportato alla luce dallo scioglimento di neve e ghiaccio causato dal cambiamento climatico, conserva tracce di vita risalenti a 280 milioni di anni fa. I primi reperti, recuperati pochi giorni fa a 3.000 metri di quota con una spettacolare operazione supportata da un elicottero, sono stati mostrati per la prima volta al Museo di Storia Naturale di Milano.

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Copernicus: 2024 l’anno più caldo, sforerà limite 1,5 gradi

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Il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato, e la temperatura media globale sarà più di 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali, probabilmente più di 1,55 gradi. Lo scrive in un comunicato il servizio meteo della Ue, Copernicus.

“L’anomalia media della temperatura globale per i primi 10 mesi del 2024, da gennaio ad ottobre – scrive Copernicus -, è stata di 0,71 gradi superiore rispetto alla media 1991-2020: è la più alta mai registrata per questo periodo, e di 0,16 gradi più alta dello stesso periodo del 2023”.

Secondo il servizio meteo della Ue, “è ora virtualmente certo che il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato. L’anomalia della temperatura media per il resto del 2024 dovrebbe crollare quasi a zero perché il 2024 non risulti l’anno più caldo”. Inoltre, prosegue Copernicus, “dato che il 2023 è stato 1,48 gradi sopra il livello pre-industriale, è virtualmente certo che la temperatura globale annuale per il 2024 sarà di più di 1,5 gradi sopra il livello pre-industriale, ed è probabile che sarà superiore di più di 1,55 gradi”.

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