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Cronache

Le baraccopoli dei braccianti, migliaia nel degrado tra Sicilia, Puglia e Campania

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Vivono costretti nel degrado delle baraccopoli e spesso ci muoiono. Le migliaia di migranti impiegati come braccianti dalla piana di Gioia Tauro fino alla Puglia e alla Campania sopravvivono ammassati in bidonville come quella di San Ferdinando dove oggi ha perso la vita un giovane senegalese. Sono decine le persone, in gran parte straniere e giovanissime, che hanno perso la vita nelle baraccopoli, soprattutto in Calabria, Puglia e Sicilia. Solo nella baraccopoli di San Ferdinando, nella Piana di Gioia Tauro in Calabria, oltre al ventinovenne Moussa Ba, morto ieri notte, hanno perso la vita Suruwa Jaiteh, 18 anni dal Gambia, il 2 dicembre scorso e il 27 gennaio 2018 Becky Moses, 26 anni, che veniva dalla Nigeria. In quella occasione un’altra donna di 27 anni rimase gravemente ferita e 200 tra tende e baracche rimasero distrutte dalle fiamme. Oltre a queste morti, bisogna ricordare l’assassinio di Soumayla Sacko, del Mali, ucciso nel giugno scorso mentre tentava di recuperare del materiale per costruire un riparo in una localita’ non lontana dalla baraccopoli. Anche nel dicembre 2016 e nel gennaio 2017 altri incendi erano scoppiati nella baraccopoli sorta nell’area industriale e in quei casi le fiamme si erano limitate a colpire una sola baracca, ferendo gli occupanti. Nel marzo 2017 altri due giovani provenienti dal Mali sono morti nel violento incendio che ha avvolto e distrutto le loro e molte altre baracche nel gran Ghetto di Rignano, baraccopoli nelle campagne tra Rignano e San Severo popolatasi nell’arco di 20 anni per il flusso ininterrotto di migranti africani che, sfruttati dai caporali, cercano lavoro nelle campagne della Capitanata. Mamadou Konate e Nouhou Doumbia morirono perche’, fino all’ultimo, come centinaia di altri migranti, si rifiutavano di lasciare il ghetto dove era cominciato lo sgombero ordinato dalla Prefettura di Foggia. Solo pochi mesi prima, un altro ragazzo di 20 anni, Ivan Miecoganuchev, era morto carbonizzato nella baraccopoli chiamata ‘ghetto dei bulgari’, a causa di un incendio sviluppatosi anche in quel caso durante la notte e che in pochi minuti aveva divorato la sua e altre baracche. Il ‘ghetto dei bulgari’ si trova in localita’ ‘Pescia’, tra Borgo Mezzanone e Borgo Tressanti, a una ventina di chilometri da Foggia. Sono sette gli incendi che negli ultimi anni si sono sviluppati all’interno delle baraccopoli della Capitanata dove si concentravano i migranti stagionali nei campi. Nel novembre scorso un altro giovane, Bakary Secka, era morto nel ghetto di Borgo Mezzanone a Manfredonia, baraccopoli abusiva sorta accanto al Centro richiedenti asilo politico. L’incendio era stato il secondo nella baraccopoli a distanza di due giorni. Andando piu’ lontano nel tempo, nel 2013, un giovane di 20 anni originario del Senegal era morto nell’incendio divampato all’interno di una tendopoli improvvisata a Campobello di Mazara (Trapani), in cui viveva in condizioni disumane con altri 500 immigrati impegnati nella raccolta stagionale delle olive e nella vendemmia nella Valle del Belice.

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Sparatoria al mercato del pesce di Salerno, due morti: arrestato un uomo

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All’alba di oggi, il mercato ittico di Salerno è stato teatro di una tragica sparatoria che ha causato la morte di due persone. Un uomo ha aperto il fuoco, uccidendo una persona sul colpo e ferendone gravemente un’altra.

Il presunto autore della sparatoria si è costituito poco dopo, presentandosi alla Stazione dei Carabinieri di Salerno-Mercatello e consegnando l’arma utilizzata nel delitto. Si tratta di un commerciante della città, anche se al momento non sono ancora noti i motivi che lo hanno spinto a compiere questo gesto drammatico.

Le indagini sono condotte dai Carabinieri della Compagnia di Salerno e dalla Squadra Mobile della Questura, con il coordinamento della Procura di Salerno. Le forze dell’ordine stanno cercando di chiarire la dinamica e il movente della sparatoria, mentre l’autore del crimine è in caserma per essere interrogato.

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Cronache

EXEFlegrei 2024: esercitazione vulcanica per la sicurezza dei cittadini della zona rossa

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Partecipare ai momenti di confronto pubblico e, soprattutto, prendere parte all’esercitazione del 12 ottobre è l’obiettivo del dipartimento nazionale e della struttura regionale di protezione civile. In quel giorno, nell’area occidentale di Napoli e in altri sei Comuni della zona rossa vulcanica, si simulerà un’allerta rossa con la conseguente evacuazione assistitadella popolazione.

L’esercitazione, denominata EXEFlegrei 2024, è su base volontaria e coinvolgerà un’area densamente abitata da quasi mezzo milione di persone. Nelle ultime settimane, il capo della protezione civile Fabio Ciciliano e il responsabile campano Italo Giulivo hanno già organizzato incontri pubblici in diversi Comuni come Pozzuoli, Quarto, Marano, Giugliano e Monte di Procida. Il prossimo appuntamento sarà a Napoli, giovedì 12 ottobre, presso l’Auditorium della Porta del Parco di Bagnoli, dove verranno presentate le attività e le modalità di partecipazione.

La partecipazione cittadina è fondamentale per aumentare la percezione del rischio vulcanico e migliorare la gestione delle emergenze. Durante l’incontro, Ciciliano e Giulivo, insieme al prefetto di Napoli Michele di Bari e al direttore dell’Osservatorio Vesuviano-Ingv Mauro Di Vito, illustreranno il piano comunale di protezione civile, spiegando le aree di attesa, le aree di incontro previste nelle regioni gemellate e le modalità di adesione all’esercitazione.

L’informazione è cruciale: durante il fine settimana verranno allestiti gazebo informativi in diversi punti dei Comuni della zona rossa, con la distribuzione di brochure e moduli per aderire. Lo slogan scelto per questa esercitazione è: “Partecipo per essere pronto”, sottolineando l’importanza del coinvolgimento della popolazione.

Per garantire la massima partecipazione, la protezione civile regionale ha lanciato una campagna informativa attraverso siti web, social media, giornali, radio e televisioni. Il 12 ottobre, i cittadini che aderiranno all’esercitazione si recheranno nelle aree di attesa, da dove verranno trasferiti tramite bus verso le aree di incontro individuate nella pianificazione.

Pianificazione e sicurezza: il sistema IT-alert invierà, l’11 ottobre, un messaggio di allarme pubblico a tutti coloro che si troveranno sul territorio campano, dando avvio alle 72 ore di evacuazione previste per l’eventuale allerta rossa.

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Incidente ad Arenella: indagini su un dramma che ha sconvolto la vita di Morena, la studentessa 16enne

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Era impossibile schivare quel bolide. Un consulente della Procura di Napoli ha stabilito che l’incidente che ha coinvolto Morena G., la studentessa di 16 anni travolta da un’auto lo scorso giugno, non poteva essere evitato. Il rapporto, depositato di recente, ha messo in luce un dettaglio fondamentale: l’investitore viaggiava al doppio della velocità consentita.

In quella zona, a pochi metri dall’ospedale Cardarelli, il limite di velocità è di 35 chilometri orari, ma l’auto viaggiava tra i 70 e gli 80 chilometri orari, rendendo inevitabile l’impatto. La vicenda ha portato Morena, bella e solare, a lottare per la sua vita, costretta a subire delicati interventi chirurgici e l’amputazione di una gamba.

Le indagini proseguono sotto la direzione del pm Luigi Landolfi. Un video acquisito agli atti mostra la dinamica dell’incidente: l’uomo alla guida di una Fiat Panda ha tentato un sorpasso nonostante la presenza di una doppia striscia bianca che vietava manovre di quel tipo. Dopo aver superato una Volvo, l’auto ha travolto lo scooter su cui viaggiavano Morena e il fidanzato. Entrambi i ragazzi sono stati sbalzati in aria, con conseguenze gravissime per Morena, mentre l’investitore si è dato alla fuga.

Le indagini hanno confermato che l’autista non ha prestato soccorso. Le telecamere di videosorveglianza hanno catturato l’intera scena, documentando anche il tentativo dell’autista di evitare i corpi dopo l’impatto, urtando la Volvo durante la fuga. L’identità dell’uomo, un 43enne di Mugnano, è stata scoperta grazie alle immagini dei sistemi di cattura targhe. L’uomo è stato denunciato a piede libero, poiché quella notte non sono stati effettuati test tossicologici o alcolemici.

Ora la famiglia di Morena, assistita dall’avvocato Aldo Pascale, chiede giustizia per una vita spezzata dall’incidente. Mentre il 43enne, difeso dall’avvocato Antonio Zoff, dovrà rispondere delle accuse basate sulle perizie e sui video acquisiti, Morena non è mai stata lasciata sola. Accudita dai genitori e supportata dai docenti, continua a lottare con grande forza e determinazione.

 

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