Da piccolo non ho avuto la fortuna di nascere in una classica famiglia composta da un papà e una mamma che ti mettono al centro della loro vita inondandoti di amore ed emozioni. Proprio questo mi ha spinto a cercare questi due elementi nel mondo circostante. La natura, i paesaggi, gli animali hanno da sempre (anche se in parte) colmato in me questa assenza.
La mia ultima avventura in questo senso risale allo scorso settembre, quando, pur venendo da una tragedia familiare, con l’umore sotto le scarpe, ho deciso di raggiungere il tetto d’Europa, alla ricerca di paesaggi fantastici, animali artici e soprattutto del fenomeno più affascinante che la notte in natura possa offrire: l’aurora boreale.
Sulla superficie solare si verificano talvolta delle eruzioni di materia con liberazione di una quantità di energia ingente, paragonabile a quella di decine di milioni di bombe atomiche. Da quì nasce il cosiddetto “vento solare”, che raggiunge ad altissima velocità i Poli magnetici terrestri e nell’impatto con l’atmosfera causa la comparsa di bande luminose di diversi colori, a seconda dell’elemento atmosferico raggiunto. Il fenomeno è ben visibile solo di notte, con il cielo libero da copertura nuvolosa e alle alte latitudini. La presenza di luce lunare può rendere il tutto meno incisivo ma, se la quantità di energia è consistente, l’impatto visivo finale non ne risente.
La presenza di due grandi masse oceaniche quali l’Oceano Atlantico a Ovest e il Mar Glaciale Artico a Nord portano a una costante e massiccia copertura nuvolosa. Per questa ragione, assistere ad un’aurora boreale è una vera e propria impresa. Bisogna seguire costantemente i dati e i grafici emessi dalla NASA sul vento solare e quelli meteo sulle previsioni a breve termine. Ad onor di ciò, noi appassionati del fenomeno siamo definiti “aurora hunters”, ovvero cacciatori di aurore, in quanto si tratta di una caccia vera e propria.
Con questi presupposti, il 18 settembre scorso, dopo tre giorni di viaggio da Ischia (voli fino a Tromso + circa 500 km di guida con auto a noleggio), sono arrivato a Skarsvag, l’ultimo villaggio abitato dell’Europa settentrionale, a circa 15 km dal punto più a Nord d’Europa, ovvero la falesia di Capo Nord (in realtà il punto più a Nord si chiama Knivskjellodden, ma è stato scelto convenzionalmente Capo Nord per la bellezza della falesia, che offre un appeal decisamente superiore). Mi hanno accolto una pioggia battente, una massiccia copertura nuvolosa e una temperatura di poco superiore ai 0 gradi. Normalissimo per quei posti, ma avevo la sicurezza quasi matematica di non riuscire a vedere l’aurora boreale, cosa comunque non facile a Capo Nord nonostante la miglior posizione al livello di latitudine.
Nonostante questo non mi sono scoraggiato. Dal satellite avevo notato un buco di sereno molto circoscritto e in avvicinamento nella coltre di nuvole che avvolgeva come al solito l’isola e tutta la costa settentrionale atlantica della Norvegia. Incrociando i dati meteo con quelli della Nasa relativi all’attività geomagnetica, i grafici mi davano una velocità e densità del vento solare molto alti, e tutto ciò era altamente favorevole per il verificarsi di un’eventuale aurora boreale. Mi sono messo in macchina e mi sono recato sulla falesia di Capo Nord. Nelle prime due ore di viaggio ho trovato cielo chiuso, freddo, vento, pioggia. Dall’una di notte il cielo ha cominciato ad aprirsi. Mentre il buco di sereno si avvicinava, lentamente è uscita la lun. Poi… ecco! Un’aurora boreale molto potente e molto ben visibile nonostante la luce lunare; uno spettacolo che ho avuto la fortuna di documentare e che non dimenticherò mai più.
Dopo questo colpo di fortuna inaspettato, sono tornato al campo base per ripartire, due giorni dopo, verso Sud, alla volta della Lapponia finlandese settentrionale, con altri 400 km da percorrere alla guida. Il mio viaggio si è concluso quattro giorni dopo, tornando a Ischia da Tromso.
Durante il viaggio ho potuto osservare diverse specie della fauna artica: mi sono imbattuto in un branco di renne selvatiche di notte; nel nulla della tundra artica; ho potuto vedere da vicino la maestosità delle aquile di mare coda bianca, con i loro circa 240cm di apertura alare nei fiordi di Tromso.
Michelangelo Ambrosini