Artisti, galleristi, istituzioni museali, curatori, addetti ai lavori del mondo dell’arte, contemporanea e classica, non si sono certo fatti annichilire, distrarre o assorbire dalle notizie insieme alle relative polemiche che hanno riempito le pagine culturali e interne dei maggiori quotidiani nazionali, attirando anche l’attenzione di alcune agenzie di stampa internazionale, sul lato B di un discutibilissimo manufatto in bronzo rappresentativo più di una fantasia dell’autore, e di chi lo ha finanziato, che del messaggio che avrebbe dovuto comunicare. Il ritorno alla vita reale, nell’era postpandemica e post vacanziera evidentemente è anche questo, ma fortunatamente non solo questo. Lo dimostrano le inaugurazioni della scorsa settimana e quelle che nella prossima si susseguiranno, con uno ritmo incalzante che si consiglia di non inseguire nei momenti dei vernissage, ma di assaporare, come in un tour che rispetti il proprio tempo, ogni evento nel tempo e nel modo che più si avvicini alla proprio armonia. Tante mostre inaugurate nei giorni scorsi e da inaugurare nella prossima settimana a Napoli, a partire dalla galleria Intragallery in via Cavallerizza a Chiaia, il Paesaggio / il Passaggio, di Lapo Simeoni e la personale che Lo spazio per le arti contemporanee di Annamaria de Fanis e Rosa Francesca Masturzo ospita fino al 22 Novembre . Il progetto di Lapo Simeoni è incentrato sulla rivisitazione da parte dell’artista di un ciclo di lavori di Arnold Böcklin, che hanno risvegliato in lui ricordi di paesaggi/passaggi particolarmente intimi ed emozionali. Nel suo soggiorno a Roma, Arnold Böcklin venne a contatto con le leggendarie tradizioni dell’Antichità e del Medioevo e con il ricchissimo patrimonio artistico del Rinascimento. Ancora più forte, tuttavia, fu l’impatto con i paesaggi del tedesco Franz Dreber, all’epoca residente a Roma, e con la maestosa natura laziale ed è proprio attraverso questa apertura al mondo del “senzatempo” che Simeoni trova la spinta per intraprendere un viaggio di identificazione col suo maestro, tanto da imbastire un “museo immaginario” dove i paesaggi di Böcklin abbiano idealmente attraversato le fasi artistiche di ogni epoca fino a quella contemporanea.
Opere di Lapo Simeoni in mostra da Intragallery
Opere di Lapo Simeoni in mostra da Intragallery
Opere di Lapo Simeoni in mostra da Intragallery
Opere di Lapo Simeoni in mostra da Intragallery
Fino al 30 Novembre, invece allo studio Trisorio alla Riviera di Chiaia, si potrà visitare la mostra di Gregorio Botta “Breathe in”, che idealmente si lega alla mostra “Breathe out” che quaisi simultaneamente l’artista ha inaugurato a Bologna. Breathe in (inspira), è il tema dominante della mostra allo Studio Trisorio, con opere che evocano il raccoglimento in uno spazio interno, intenso e protetto. Nella prima sala della galleria sono esposti gli Angeli, quattro parallelepipedi di cera al cui interno una luce misteriosa illumina una coppa, oggetto che spesso torna nella poetica dell’artista. Piccoli templi che nascondono e svelano uno spazio grande e indefinito.
Di fronte ad essi – quasi ne fossero un’emanazione – quattro piccole lastre di alabastro racchiudono forme fluttuanti che sembrano premere sulla superficie per manifestarsi. Al centro della seconda sala una fontana infiorata occupa il posto che il pozzo ha nell’hortus conclusus. Spazio concluso, quindi chiuso, ma aperto al cielo e vivificato dalle piante: alle pareti fogli di carta di riso e cera accolgono resti di fiori, tracce di foglie e steli, insieme a piccole gocce di sangue. Sono i Noli me tangere creati da Botta ispirandosi al Beato Angelico del convento di San Marco di Firenze, dove il sangue delle stimmate si trasforma in petali e fiori. Il percorso si chiude con l’opera Hölderlin Paradise, ideale anello di congiunzione fra l’esposizione di Napoli a quella di Bologna: sette cerchi di vetro con fiori di terracotta sono sospesi uno sopra l’altro evocando il movimento ascensionale di una scala.
Opere di Gregorio Botta allo Studio Trisorio.
Smartphonepicure/Mario Laporta/KONTROLAB
Opere di Gregorio Botta allo Studio Trisorio.
Smartphonepicure/Mario Laporta/KONTROLAB
Opere di Gregorio Botta allo Studio Trisorio.
Smartphonepicure/Mario Laporta/KONTROLAB
Opere di Gregorio Botta allo Studio Trisorio.
Smartphonepicure/Mario Laporta/KONTROLAB
Opere di Gregorio Botta allo Studio Trisorio.
Smartphonepicure/Mario Laporta/KONTROLAB
Opere di Gregorio Botta allo Studio Trisorio.
Smartphonepicure/Mario Laporta/KONTROLAB
Da Andrea Nuovo Home Gallery, in via Monte di Dio, invece è presente fino al 7 Gennaio 2022, una collettiva curata da Massimo Sgroi, “Modalità: No Humans” 8 artisti di diverse nazionalità, Guler Ates, Jean-Michel Bihorel, Patrick Jacobs, Federica Limongelli, Suzy Moxhay, Barbara Nati, Hélène Pavlopoulou e Simon Reilly, presentano 20 opere che spaziano dal figurativo all’astratto. Pittura, fotografia, diorami e arte digitale, che si fondono in un unico progetto che vuole creare nuovi mondi e nuovi scenari.
Opere della mostra “Modalità- No Humans” alla Home gallery Andrea Nuovo.
Smartphonepicure/Mario Laporta/KONTROLAB
Opere della mostra “Modalità- No Humans” alla Home gallery Andrea Nuovo.
Smartphonepicure/Mario Laporta/KONTROLAB
Opere della mostra “Modalità- No Humans” alla Home gallery Andrea Nuovo.
Smartphonepicure/Mario Laporta/KONTROLAB
Opere della mostra “Modalità- No Humans” alla Home gallery Andrea Nuovo.
Smartphonepicure/Mario Laporta/KONTROLAB
Opere della mostra “Modalità- No Humans” alla Home gallery Andrea Nuovo.
Smartphonepicure/Mario Laporta/KONTROLAB
Opere della mostra “Modalità- No Humans” alla Home gallery Andrea Nuovo.
Smartphonepicure/Mario Laporta/KONTROLAB
Opere della mostra “Modalità- No Humans” alla Home gallery Andrea Nuovo.
Smartphonepicure/Mario Laporta/KONTROLAB
Shazar Gallery, a Montesanto, fino al 30 Novembre presenta il progetto commissionato all’artista spagnolo Andrés Pachon – Class(h) dalla galleria napoletana quello in mstra è una nuovissima ed esclusiva visualizzazione sperimentale possibile solo grazie ad una Intelligenza Artificiale. L’opera rinnova e implementa un lavoro precedente “AbstractMachine” (2020) acquisito dal Museo Nazionale Reina Sofía. Negli spazi di via P. Scura il pubblico potrà “attraversare” e interagire con la “scatola nera” (una video installazione interattiva), la macchina utilizzate per il riconoscimento, la classificazione e la generazione di immagini dell’Archivio della Biblioteca Pubblica di New York. Attraverso diversi dispositivi e un software, creato esclusivamente per la Shazar, Pachon ha ottenuto immagini multiple che rivelano la modalità di esplorazione dell’Intelligenza Artificiale. In Class(h) le fonti visive originali dell’archivio non sono mai presenti, appaiono invece figure generate da un’Intelligenza Artificiale che ‘ha imparato’ a rappresentare i caratteri latenti dell’archivio, concentrandosi sulle peculiarità visive che associa alle diverse categorie (Classi o Cluster). Svelando processi che sono solitamente oscurati e non apertamente visibili, Pachon instaura nuovi rapporti tra immagini e tipologie. Il software interattivo e i pannelli fotografici (20) che compongono Class(h) consentono a queste rappresentazioni di acquisire un carattere evocativo e di esplorare l’associazione di nuove idee oltre i codici prestabiliti.
Andrès Pachon Class(h) projec 2021 Botany cluster photograpgic print 50×75 ed of 3 + 2AP
Importante novità è l’apertura dell’antico complesso monastico dell’Università Suor Orsola Benincasa all’Arte Contemporanea. Il 5 Ottobre sarà inaugurata la mostra “Refugio” dell’artista Lello Torchia curata da Armando Minopoli, nei giardini monumentali del Claustro storico. L’allestimento prevede la collocazione di sculture che fissano l’istinto di autoconservazione dell’essere umano, la ricerca di un ricovero, e allo stesso tempo l’istinto, attraverso il guscio che ripara, a cercare la natura circostante che gli è negata. L’idea di ospitare la mostra nasce rifacendosi all’antica origine della cittadella monastica cogliendone il carattere di “rifugio” spirituale e fisico che il convento offriva e al contempo interpretando i magnifici giardini del Claustro come emblematica e splendida rappresentazione della bellezza di Madre Natura a cui sempre ci si orienta nel momento del bisogno e dello sconforto per covare la speranza di una protezione, di un riparo, di un “rifugio” appunto, per il genere umano. La mostra “Refugio” nasce dalla collaborazione tra l’artista Lello Torchia (Napoli, 1971) e CEAR, organizzazione non governativa spagnola impegnata nella protezione di rifugiati, richiedenti asilo, apolidi e migranti.
Opere di Lello Torchia al Suor Orsola Benincasa
Opere di Lello Torchia al Suor Orsola Benincasa
Opere di Lello Torchia al Suor Orsola Benincasa
Opere di Lello Torchia al Suor Orsola Benincasa
Sarà poi la volta del CFI il Centro di Fotografia Indipendente, che offrirà, come consuetudine, i propri spazi alle interessanti mostre fotografiche degli allievi partecipanti ai corsi che si tengono presso la sede del CFI. La Mia Prima è il titolo dell’evento che vede 4 mostre curate da Roberta Fuorvia e Mario Spada. Un’occasione per portare alla luce il lavoro svolto dagli allievi che si sono trovati ad interrompere il corso annuale a causa del Covid nel 2020, posticipato la mostra di un anno , i docenti hanno continuato a seguire il percorso artistico dei partecipanti nonostante il momento difficile e dal 7 Ottobre, presentano, alle ore 19,00, i loro lavori nella sede di piazza Guglielmo Pepe 4. Racconti intimi e personali e ricerca artistica di Emilia Ferrara, Gaetano Ippolito, Elèna Lucarelli e Mattia Tarantino.
Elèna Lucariello – Sacrificium Foto00001
Emilia Ferrara – Person in Charge Foto00005
Gaetano Ippolito – Untouch Foto 00006
Mattia Tarantino – Marialaura Foto00003
Al Pan, Sabato 9 Ottobre, ancora fotografia, con la mostra di Piero Gemelli, “La bellezza svelata. Fotografie e storie immaginate”. La mostra promossa dall’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli, in collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana, DMR GROUP insieme a SON e DGA, aggiunge un ulteriore tassello al progetto curatoriale che Maria Savarese sta portando avanti sulla fotografia internazionale fra arte e moda, iniziato con la collezione fotografica di Carla Sozzani, e proseguito con Giovanni Gastel e Guy Bourdin. Maria Savarese per la curatela della mostra, si avvale della collaborazione di Maria Vittoria Baravelli.
Una foto di Piero Gemelli in esposizione al PAN
Fino al 18 Ottobre invece presso la SALA delle carceri di Castel dell’Ovo si potrà vedere un progetto espositivo di Enzo Palumbo a cura di Marco Izzolino. Una installazione, il cui titolo è “GLI ANTIPODI”, a prescindere da qualsiasi lettura simbolico-interpretativa, nasce dalla volontà e dal desiderio di creare un atto di sospensione illusoria, un ponte sospeso composto da centinaia di mattoni, il quale, sfidando la legge di gravità, ne enuncia la sfida formale, esortando l’uomo (e l’arte in particolare) ha il compito di voler concretizzare la propria progettualità sociale e il proprio cammino di conoscenza. La storia di chi ha cercato (e cerca) di vivere con profondità di senso e di valori la propria esperienza comunicativa, illuminando il proprio presente nella progettazione di PONTI verso il futuro.
Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse,
Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES.
Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli.
Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli.
Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it
E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International.
Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.
Un tycoon delle criptovalute sta per mangiare la banana appiccicata alla parete di Maurizio Cattelan. Pagando 6,2 milioni di dollari da Sotheby’s, il collezionista Justin Sun, fondatore della piattaforma Tron, ha battuto altri sei concorrenti per una di tre edizioni dell’opera concettuale Comedian creata nel 2019 dall’artista padovano celebre in tutto il mondo per le sue provocazioni. Sun, che nella sua raccolta ha un Giacometti da 78 milioni comprato nel 2021, ha seguito l’asta da Hong Kong e pagato in criptovalute. Dopo aver messo le mani su Comedian ha fatto sapere che “nei prossimi giorni mangerà la banana come parte di questa unica esperienza artistica, onorandone il ruolo sia nella storia dell’arte che nella cultura pop”.
La banana in questione era stata acquistata poche ore prima dell’asta per 35 centesimi da un banchetto di frutta e verdura dell’Upper East Side: assieme al nastro adesivo grigio che l’attacca alla parete, deve essere sostituita regolarmente e questo fa parte del progetto di Cattelan che aveva inteso Comedian come una satira delle speculazioni del mercato: “Su che base un oggetto acquista valore nel sistema dell’arte?”, si era chiesto l’artista famoso per America, il water d’oro massiccio installato nel 2016 al Guggenheim. Piu’ di recente lo stesso Cattelan aveva aggiunto che “l’asta sara’ l’apice della carriera di Comedian. Sono ansioso di vedere quali saranno le risposte”.
Comedian aveva debuttato ad Art Basel Miami dove la galleria Perrotin ne aveva venduto le tre edizioni, due per 120 mila dollari e la terza per 150 mila, pagati da un anonimo acquirente che l’aveva poi donata al Guggenheim. Durante la fiera, l’artista delle performance David Datuna ne aveva mangiata una, costringendo Perrotin a chiudere lo stand prima del tempo. Un’altra banana era stata mangiata l’anno scorso da uno studente d’arte sudcoreano nel museo della fondazione Samsung a Seul: il giovane si era giustificato dicendo che “aveva fame”. Uno dei concetti alla base dell’installazione e’ che le sue parti devono essere continuamente rigenerate.
“Non è solo un’opera d’arte,” ha dichiarato Sun a Sotheby’s: “Comedian è un fenomeno culturale che collega i mondi dell’arte, dei meme e della comunità delle criptovalute e che ispirerà ulteriori discussioni in futuro”. Fatto sta che gia’ prima di essere messa all’asta, la banana è stata oggetto di attenzione quando, all’inizio di novembre, l’executive di Sotheby’s Michael Bouhanna ha lanciato anonimamente una criptovaluta ispirata a Cattelan e denominata $Ban.
Immediatamente accusato di aver usato informazioni riservate per guadagnare sull’aumento del prezzo del token, l’executive ha negato, dichiarando di aver “scelto di lanciarlo per hobby in modo anonimo”, senza associazioni quindi con il suo profilo personale. Due rivali di Sun all’asta di Sotheby’s avevano investito nella cripto di Bouhanna. Uno dei due, Theodore Bi, voleva comprare Comedian come dono per Elon Musk ma si era fermato alla soglia dei 2,5 milioni di dollari.
Dopo sei anni di chiusura, la Casa della Fontana Piccola di Pompei riapre al pubblico, rivelando nuovamente tutta la sua bellezza. Questo straordinario esempio di architettura pompeiana torna a incantare i visitatori con i suoi affreschi, i colori vividi e una fontana unica, simbolo dell’arte e della cultura dell’antica città.
Un esempio di eleganza pompeiana
La Casa della Fontana Piccola è un autentico capolavoro. I suoi affreschi murari, con il celebre rosso pompeiano, e le decorazioni ricche di dettagli, raccontano la vita e i costumi dell’epoca. Ma ciò che rende davvero speciale questa dimora è la fontana visibile già dall’ingresso. Si tratta di un’opera d’arte decorata con tessere di pasta vitrea e valve di mollusco, con un sistema che faceva sgorgare acqua dalla bocca di una maschera tragica in marmo e dal becco di un’oca tenuta da un amorino in bronzo.
Storia e particolarità della domus
Costruita unendo due abitazioni precedenti, la casa aveva due ingressi su via di Mercurio, simbolo dello stato sociale elevato dei proprietari. Danneggiata dal terremoto del 62 d.C., fu quasi completamente affrescata in IV stile pompeiano, pochi anni prima dell’eruzione del Vesuvio. Le pareti laterali del peristilio presentano paesaggi mozzafiato, tra cui una veduta di città marittima, un tema molto in voga nella decorazione di giardini.
Esplorata tra il 1826 e il 1827 dall’architetto Antonio Bonucci, direttore degli scavi, la casa sarebbe appartenuta a Helvius Vestalis, un pomarius (mercante di frutta), secondo un’iscrizione elettorale trovata sulla facciata.
I restauri e gli interventi strutturali
La casa è stata oggetto di importanti lavori di restauro per preservarne la struttura e garantirne la sicurezza. Tra gli interventi principali:
Rinforzo strutturale delle travi in calcestruzzo dell’atrio principale, utilizzando materiali innovativi come il fibrorinforzo (FRP).
Impermeabilizzazione dei solai per prevenire infiltrazioni.
Revisione delle coperture, inclusa quella del peristilio, per proteggere la casa dagli agenti atmosferici.
Le coperture, già restaurate nel 1971, sono state riportate all’altezza originaria per restituire l’antica volumetria della dimora.
L’iniziativa “Raccontare i cantieri”
Con la riapertura della Casa della Fontana Piccola, prende il via una nuova stagione di “Raccontare i cantieri”, giunta alla sua quarta edizione. Ogni giovedì, fino al 17 aprile 2025, i possessori della MyPompeii Card potranno visitare i cantieri di restauro in corso nel Parco Archeologico, iniziando proprio dalla Casa della Fontana Piccola.
Conclusione
La riapertura della Casa della Fontana Piccola rappresenta non solo un recupero storico di grande valore, ma anche un’occasione per riflettere sulla continua necessità di valorizzare e preservare il nostro patrimonio culturale. Un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti della storia e dell’archeologia.
Il Gruppo del Gusto della Stampa Estera ha scelto L’Aquila per celebrare il 20° Premio dedicato all’eccellenza agroalimentare italiana, un traguardo prestigioso che quest’anno rende omaggio a Marino Niola, antropologo e divulgatore scientifico, nella categoria “Divulgatore dell’autenticità agroalimentare italiana”.
Il contributo di Marino Niola all’antropologia della gastronomia
Marino Niola (nella foto Imagoconomica in evidenza) , nato a Napoli nel 1953, è un antropologo della contemporaneità, noto per i suoi studi sulle pratiche devozionali, le trasformazioni culturali legate alla globalizzazione e, soprattutto, per il suo contributo alla comprensione dei riti e simboli della gastronomia contemporanea.
Docente all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Niola insegna discipline come Antropologia dei Simboli, Antropologia delle arti e della performance e Miti e riti della gastronomia contemporanea. È inoltre editorialista de La Repubblica, dove cura la rubrica “Miti d’oggi” sul Venerdì, e collabora con testate nazionali e internazionali come Il Mattino e Le Nouvel Observateur.
Tra i suoi numerosi saggi, si ricordano titoli come:
Si fa presto a dire cotto. Un antropologo in cucina (2009)
Homo dieteticus. Viaggio nelle tribù alimentari (2015)
Andare per i luoghi della dieta mediterranea (2017)
Mangiare come Dio comanda (2023).
Queste opere riflettono il suo impegno nel valorizzare la cultura alimentare italiana, esplorando le radici antropologiche e culturali che legano il cibo alle identità locali e nazionali.
Il Premio del Gruppo del Gusto
Il Premio del Gruppo del Gusto, giunto alla sua 20ª edizione, si propone di valorizzare e promuovere l’agroalimentare italiano a livello internazionale, grazie alla partecipazione di giornalisti esteri provenienti da 34 Paesi e 5 continenti. Marino Niola è stato selezionato per la sua capacità di divulgare l’autenticità e la tradizione agroalimentare italiana, combinando rigore scientifico e passione narrativa.
La cerimonia a L’Aquila
La premiazione si terrà sabato 23 novembre, alle ore 18, nella Sala ipogea del Consiglio Regionale d’Abruzzo, a L’Aquila. Durante l’evento, verranno premiate altre eccellenze del settore, tra cui:
Tenuta Vannulo (categoria “Esercizio legato all’alimentare da almeno 100 anni della stessa famiglia”);
Cooperativa Altopiano di Navelli (categoria “Consorzio/cooperative a difesa dei valori agroalimentari italiani”);
Associazione PIZZAUT (Premio speciale della giuria per l’inclusione lavorativa di giovani autistici).
L’importanza del riconoscimento
Il premio a Marino Niola sottolinea l’importanza di valorizzare le eccellenze italiane, non solo nella produzione agroalimentare, ma anche nella capacità di raccontare il legame profondo tra cibo, cultura e identità. L’impegno di Niola nel promuovere la dieta mediterranea e nel raccontare le tradizioni culinarie italiane lo rende una figura chiave nella diffusione internazionale del patrimonio enogastronomico italiano.
Grazie al suo lavoro, il professor Niola contribuisce a consolidare l’immagine dell’Italia come culla di tradizioni culinarie uniche e radicate nella storia. Questo premio rappresenta un ulteriore riconoscimento del suo ruolo cruciale come ponte tra antropologia, cultura e divulgazione enogastronomica.