Il fuoco non allenta la sua morsa in Sicilia, alimentato dal vento caldo e dalle temperature che in alcune zone dell’isola sfiorano i 40 gradi. E per fare fronte al fuoco arriveranno gli aiuti dalle altre regioni dopo che la Protezione civile, a seguito della richiesta di Palazzo dei Normanni di supporto nazionale, ha mobilitato altre squadre di terra e disposto il raddoppio dei turni dei vigili impegnati. Divampano anche le polemiche. Il capo della Protezione Civile Curcio ha ricordato al presidente della Regione Musumeci, dopo la sua richiesta al governo dello stato di mobilitazione, che “le responsabilita’ nell’ambito di cio’ che si fa contro gli incendi boschivi sono chiare: le norme prevedono che la lotta attiva sia di competenza delle Regioni, e la lotta attiva non e’ solo spegnimento, ma anche sorveglianza, avvistamento”.
“Allo Stato spetta il coordinamento del concorso aereo quando le Regioni non riescono con i propri mezzi a intervenire”, dice il Fabrizio Curcio. Sulle carenze di organico dei vigili del fuoco e sulle emergenze a cui non sarebbero messi nelle condizioni di far fronte per “precise e chiare responsabilita’ politiche”, punta il dito la Cgil. Ed il capogruppo del Pd all’Assemblea siciliana Giuseppe Lupo rincara la dose: “La Sicilia brucia, ma cosa ha fatto il governo regionale per prevenire questo disastro?”. Negligenza, condizioni climatiche favorevoli, una cicca buttata ai margini della strada, fenomeni di ‘spotting’ ma soprattutto la mano dell’uomo e il dolo sono le cause degli incendi che da giorni divampano da una parte all’altra dell’Isola e in Calabria dove il sindaco di Reggio ha avanzato la richiesta dello stato di calamita’. Da Palermo a Catania sono ancora decine gli interventi dei Vigili del fuoco, forestali, mezzi aerei, protezione civile per spegnere roghi che hanno fatto alzare un’altissima colonna di fumo che perfino la Nasa ha fotografato da un satellite. Polizzi Generosa, Monreale, Petralia Soprana, Scillato, Misilmeri sono alcune delle localita’ dove si sta cercando di fermare il fronte del fuoco. Nel Catanese, a causa di un incendio lungo i versanti ai margini della sede stradale, e’ stata temporaneamente chiusa al traffico in entrambe le direzioni a Belpasso la strada statale 417 ” di Caltagirone”. Nel capoluogo etneo solo stamane sono stati spenti alcuni focolai che erano ancora attivi nella fascia jonica, tra San Francesco la rena e Vaccarizzo dopo i roghi che ieri sera, in una citta’ arsa dal caldo africano ed alimentate dal forte vento, hanno distrutto lo stabilimento balneare ‘Le capannine’ e costretto ad evacuare circa 200 persone via mare e a chiudere per qualche ora l’aeroporto di Fontanarossa. Oggi sono state complessivamente 115 le richieste di soccorso registrate in tutta la provincia. Le aree interessate sono state in linea di massima quelle gia’ devastate dalle fiamme ma nuovi roghi sono divampati tra Adrano, Belpasso e Santa Maria di Licodia. La zona maggiormente colpita ieri e’ stata quella tra Fossa Creta, via Palermo e l’Asse dei Servizi, dove diverse famiglie sono state costrette ad abbandonare le case (una sessantina quelle distrutte o gravemente danneggiate). Secondo i vigili del fuoco, impegnati in 24 ore in 800 interventi in tutta Italia di cui 250 solo in Sicilia, le condizioni climatiche di queste ore sono state quelle “perfette” per favorire una propagazione incontrollata dei roghi. Solidarieta’ alle comunita’ e ai cittadini “colpiti dagli sciagurati incendi, che puntualmente ogni anno si ripetono” viene espressa dall’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, che pero’ lancia anche un anatema contro gli autori dei tanti roghi dolosi: “Questi incendi non sono frutto di un destino avverso al quale sottomettersi con rassegnazione, ma chiamano in causa a vari livelli la responsabilita’ diretta e indiretta dell’uomo. E’ una grave colpa della cattiveria umana bruciare un patrimonio naturalistico”.
Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.
Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.
Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.
“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.