Andate a dire ai tedeschi di ricordarsi di quando, alla fine di un conflitto terribile che loro stessi avevano scatenato, la comunità internazionale li ha aiutati in molti modi, compresa la cancellazione del debito di guerra. Andateglielo a ricordare se, in cambio di quella memoria, vi aspettate che i tedeschi si mostrino generosi nei confronti di chi, oggi, fa appello alla loro solidarietà: italiani, spagnoli, e gente così: europei, insomma. Non funziona. Sarebbe come chiedere agli italiani, di fronte alla spinta migratoria, di smetterla di parlare di “invasione” e di ricordarsi di cosa è stato il loro passato di popolo: persone, ma che dico, folle sterminate in fuga dal proprio Paese, alla ricerca di qualcosa che nella loro terra non potevano avere. Non funziona: con gli italiani allo stesso modo dei tedeschi. Vogliamo continuare? Ricordare, quando si tratta di soldi, quel che noi mai saremmo senza Atene, l’inestinguibile debito culturale dell’Europa e del mondo nei confronti della Grecia? O ricordare -non sorridete, qualcuno lo fa- che la speciazione umana, la nostra avventura vivente, è cominciata da qualche parte in un’Africa-madre che chiede, prima che aiuti, una sensibilità affettuosa? No, amici miei: non funziona.
Vi sono grandi personalità che hanno provato a dirci che tipo di marchingegno diventa la mente umana quando si tratta di denaro, di ricchezza, di “robba”, come dice Mastro Don Gesualdo. Vogliamo evocare Georg Simmel, la cui opera sulla Filosofia del denaro, risale al 1900? Oddio, nessuno legge più libri oggi, d’accordo. Allora la prima volta che vi capita, a Londra, debitamente muniti di passaporto e con tanto di visto consolare, fatevi un giro alla Money Gallery del British Museum: no, no, non quella che avete visitato prima del 2012, un’alquanto barbosa collezione di monete, ma quella nuova. Mette in scena un concetto espositivo che vi mostra il denaro nella sua identità nuda e affascinante di tecnologia sociale. E’ la natura di questa tecnologia che occorre afferrare, e non stancarsi di rifletterci sopra. La forma fisica che il denaro assume, la stessa “forma informe” elettronica con cui oggi ci si presenta, contano poco. Ancora meno, se posso dire, conta la sua espressione contabile: 3 milioni o cento miliardi sono termini che possono avere un significato ragionieristico, ma sono privi di senso nella nostra psico-economia della vita quotidiana, sia individuale che collettiva.Sarebbe importante convincerci di questo. Prestare più attenzione al fatto che alla base c’è la “relazione umana”, la quale per effetto di questa tecnologia subisce una metamorfosi. La collaborazione per reciproca convenienza, fondamento del nostro agire razionale, diventa “scambio” che appare tanto più “conveniente”, appunto, quanto più è dissimmetrico negli esiti della sua misura, del suo valore monetario. Declinato al presente ed entro il recinto della nostra territorialità esclusiva e tiranna. L’Italia, qui ed oggi. La Germania, qui ed oggi.
E allora? E allora dovremmo smetterla, sì, di pensare che questi “ricordi” possano essere usati come strumenti di politica internazionale. Dovremmo, piuttosto, trasformarli in nuove forme di razionalità argomentativa: mostrando cioè che, contrariamente ad ogni apparenza, le aritmetiche del presente sono solo piccoli aggiustamenti di circostanza, null’altro che fattori sperabilmente non aleatori degli algoritmi proiettivi dell’avvenire. E mostrando altresì che le scale geografiche del localismo nazionale hanno una chance di sopravvivenza e persino di sviluppo solo nel quadro più vasto di una globalità planetaria, una comunità ambientale e antropologica, che resta da costruire.
E dovremmo smetterla, infine, di utilizzare questi richiami come strali vaganti di un moralismo fatuo che convoca sempre “altri” davanti a un qualche tribunale della colpa. E raccontare invece queste storielle per noi stessi: per dire che oltre la miopia degli interessi nazionali, che funzionano secondo la logica brutale del “qui ed ora”, c’è un’intelligenza collettiva della politica a cui noi -intendo io, tu e tu-possiamo contribuire con il respiro lungo della nostra memoria. Indignarmi, sì, va bene; richiamare qualcuno alle proprie responsabilità, d’accordo. Ma non fermarsi lì, e chiedersi contestualmente: che faccio io? Che ho fatto, io? Che cosa sono disposto a fare, io? Io si, una piccola persona come me, uno che sa ricordare: senza rivendicare, senza ammonire, senza mascherare.
Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.
Un tycoon delle criptovalute sta per mangiare la banana appiccicata alla parete di Maurizio Cattelan. Pagando 6,2 milioni di dollari da Sotheby’s, il collezionista Justin Sun, fondatore della piattaforma Tron, ha battuto altri sei concorrenti per una di tre edizioni dell’opera concettuale Comedian creata nel 2019 dall’artista padovano celebre in tutto il mondo per le sue provocazioni. Sun, che nella sua raccolta ha un Giacometti da 78 milioni comprato nel 2021, ha seguito l’asta da Hong Kong e pagato in criptovalute. Dopo aver messo le mani su Comedian ha fatto sapere che “nei prossimi giorni mangerà la banana come parte di questa unica esperienza artistica, onorandone il ruolo sia nella storia dell’arte che nella cultura pop”.
La banana in questione era stata acquistata poche ore prima dell’asta per 35 centesimi da un banchetto di frutta e verdura dell’Upper East Side: assieme al nastro adesivo grigio che l’attacca alla parete, deve essere sostituita regolarmente e questo fa parte del progetto di Cattelan che aveva inteso Comedian come una satira delle speculazioni del mercato: “Su che base un oggetto acquista valore nel sistema dell’arte?”, si era chiesto l’artista famoso per America, il water d’oro massiccio installato nel 2016 al Guggenheim. Piu’ di recente lo stesso Cattelan aveva aggiunto che “l’asta sara’ l’apice della carriera di Comedian. Sono ansioso di vedere quali saranno le risposte”.
Comedian aveva debuttato ad Art Basel Miami dove la galleria Perrotin ne aveva venduto le tre edizioni, due per 120 mila dollari e la terza per 150 mila, pagati da un anonimo acquirente che l’aveva poi donata al Guggenheim. Durante la fiera, l’artista delle performance David Datuna ne aveva mangiata una, costringendo Perrotin a chiudere lo stand prima del tempo. Un’altra banana era stata mangiata l’anno scorso da uno studente d’arte sudcoreano nel museo della fondazione Samsung a Seul: il giovane si era giustificato dicendo che “aveva fame”. Uno dei concetti alla base dell’installazione e’ che le sue parti devono essere continuamente rigenerate.
“Non è solo un’opera d’arte,” ha dichiarato Sun a Sotheby’s: “Comedian è un fenomeno culturale che collega i mondi dell’arte, dei meme e della comunità delle criptovalute e che ispirerà ulteriori discussioni in futuro”. Fatto sta che gia’ prima di essere messa all’asta, la banana è stata oggetto di attenzione quando, all’inizio di novembre, l’executive di Sotheby’s Michael Bouhanna ha lanciato anonimamente una criptovaluta ispirata a Cattelan e denominata $Ban.
Immediatamente accusato di aver usato informazioni riservate per guadagnare sull’aumento del prezzo del token, l’executive ha negato, dichiarando di aver “scelto di lanciarlo per hobby in modo anonimo”, senza associazioni quindi con il suo profilo personale. Due rivali di Sun all’asta di Sotheby’s avevano investito nella cripto di Bouhanna. Uno dei due, Theodore Bi, voleva comprare Comedian come dono per Elon Musk ma si era fermato alla soglia dei 2,5 milioni di dollari.
Dopo sei anni di chiusura, la Casa della Fontana Piccola di Pompei riapre al pubblico, rivelando nuovamente tutta la sua bellezza. Questo straordinario esempio di architettura pompeiana torna a incantare i visitatori con i suoi affreschi, i colori vividi e una fontana unica, simbolo dell’arte e della cultura dell’antica città.
Un esempio di eleganza pompeiana
La Casa della Fontana Piccola è un autentico capolavoro. I suoi affreschi murari, con il celebre rosso pompeiano, e le decorazioni ricche di dettagli, raccontano la vita e i costumi dell’epoca. Ma ciò che rende davvero speciale questa dimora è la fontana visibile già dall’ingresso. Si tratta di un’opera d’arte decorata con tessere di pasta vitrea e valve di mollusco, con un sistema che faceva sgorgare acqua dalla bocca di una maschera tragica in marmo e dal becco di un’oca tenuta da un amorino in bronzo.
Storia e particolarità della domus
Costruita unendo due abitazioni precedenti, la casa aveva due ingressi su via di Mercurio, simbolo dello stato sociale elevato dei proprietari. Danneggiata dal terremoto del 62 d.C., fu quasi completamente affrescata in IV stile pompeiano, pochi anni prima dell’eruzione del Vesuvio. Le pareti laterali del peristilio presentano paesaggi mozzafiato, tra cui una veduta di città marittima, un tema molto in voga nella decorazione di giardini.
Esplorata tra il 1826 e il 1827 dall’architetto Antonio Bonucci, direttore degli scavi, la casa sarebbe appartenuta a Helvius Vestalis, un pomarius (mercante di frutta), secondo un’iscrizione elettorale trovata sulla facciata.
I restauri e gli interventi strutturali
La casa è stata oggetto di importanti lavori di restauro per preservarne la struttura e garantirne la sicurezza. Tra gli interventi principali:
Rinforzo strutturale delle travi in calcestruzzo dell’atrio principale, utilizzando materiali innovativi come il fibrorinforzo (FRP).
Impermeabilizzazione dei solai per prevenire infiltrazioni.
Revisione delle coperture, inclusa quella del peristilio, per proteggere la casa dagli agenti atmosferici.
Le coperture, già restaurate nel 1971, sono state riportate all’altezza originaria per restituire l’antica volumetria della dimora.
L’iniziativa “Raccontare i cantieri”
Con la riapertura della Casa della Fontana Piccola, prende il via una nuova stagione di “Raccontare i cantieri”, giunta alla sua quarta edizione. Ogni giovedì, fino al 17 aprile 2025, i possessori della MyPompeii Card potranno visitare i cantieri di restauro in corso nel Parco Archeologico, iniziando proprio dalla Casa della Fontana Piccola.
Conclusione
La riapertura della Casa della Fontana Piccola rappresenta non solo un recupero storico di grande valore, ma anche un’occasione per riflettere sulla continua necessità di valorizzare e preservare il nostro patrimonio culturale. Un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti della storia e dell’archeologia.
Il Gruppo del Gusto della Stampa Estera ha scelto L’Aquila per celebrare il 20° Premio dedicato all’eccellenza agroalimentare italiana, un traguardo prestigioso che quest’anno rende omaggio a Marino Niola, antropologo e divulgatore scientifico, nella categoria “Divulgatore dell’autenticità agroalimentare italiana”.
Il contributo di Marino Niola all’antropologia della gastronomia
Marino Niola (nella foto Imagoconomica in evidenza) , nato a Napoli nel 1953, è un antropologo della contemporaneità, noto per i suoi studi sulle pratiche devozionali, le trasformazioni culturali legate alla globalizzazione e, soprattutto, per il suo contributo alla comprensione dei riti e simboli della gastronomia contemporanea.
Docente all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Niola insegna discipline come Antropologia dei Simboli, Antropologia delle arti e della performance e Miti e riti della gastronomia contemporanea. È inoltre editorialista de La Repubblica, dove cura la rubrica “Miti d’oggi” sul Venerdì, e collabora con testate nazionali e internazionali come Il Mattino e Le Nouvel Observateur.
Tra i suoi numerosi saggi, si ricordano titoli come:
Si fa presto a dire cotto. Un antropologo in cucina (2009)
Homo dieteticus. Viaggio nelle tribù alimentari (2015)
Andare per i luoghi della dieta mediterranea (2017)
Mangiare come Dio comanda (2023).
Queste opere riflettono il suo impegno nel valorizzare la cultura alimentare italiana, esplorando le radici antropologiche e culturali che legano il cibo alle identità locali e nazionali.
Il Premio del Gruppo del Gusto
Il Premio del Gruppo del Gusto, giunto alla sua 20ª edizione, si propone di valorizzare e promuovere l’agroalimentare italiano a livello internazionale, grazie alla partecipazione di giornalisti esteri provenienti da 34 Paesi e 5 continenti. Marino Niola è stato selezionato per la sua capacità di divulgare l’autenticità e la tradizione agroalimentare italiana, combinando rigore scientifico e passione narrativa.
La cerimonia a L’Aquila
La premiazione si terrà sabato 23 novembre, alle ore 18, nella Sala ipogea del Consiglio Regionale d’Abruzzo, a L’Aquila. Durante l’evento, verranno premiate altre eccellenze del settore, tra cui:
Tenuta Vannulo (categoria “Esercizio legato all’alimentare da almeno 100 anni della stessa famiglia”);
Cooperativa Altopiano di Navelli (categoria “Consorzio/cooperative a difesa dei valori agroalimentari italiani”);
Associazione PIZZAUT (Premio speciale della giuria per l’inclusione lavorativa di giovani autistici).
L’importanza del riconoscimento
Il premio a Marino Niola sottolinea l’importanza di valorizzare le eccellenze italiane, non solo nella produzione agroalimentare, ma anche nella capacità di raccontare il legame profondo tra cibo, cultura e identità. L’impegno di Niola nel promuovere la dieta mediterranea e nel raccontare le tradizioni culinarie italiane lo rende una figura chiave nella diffusione internazionale del patrimonio enogastronomico italiano.
Grazie al suo lavoro, il professor Niola contribuisce a consolidare l’immagine dell’Italia come culla di tradizioni culinarie uniche e radicate nella storia. Questo premio rappresenta un ulteriore riconoscimento del suo ruolo cruciale come ponte tra antropologia, cultura e divulgazione enogastronomica.