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Cronache

La protesta di Arturo: mio fratello 18 enne Adriano della Corte, 34 anni dopo essere stato ucciso per errore dalla camorra, non riconosciuto vittima innocente

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Sono passati  34 anni da quella calda, maledetta domenica di luglio quando suo fratello fu ucciso ma Arturo ancora non si dà pace:  “In Italia la giustizia esiste ancora?”. Se lo sta chiedendo da tanto, troppo tempo Arturo della Corte, fratello di Adriano, un ragazzo di 18 anni ucciso nel 1984 dai killer dei clan dei casalesi. Arturo ha protestato davanti al Ministero dell’Interno perché è stata respinta la richiesta dei familiari per il riconoscimento come “vittima innocente di camorra” perché la richiesta è stata “tardiva”, questa la motivazione.

Era domenica,  una giornata di festa di metà luglio del 1984 quando Adriano della Corte, dopo pranzo, decise di andare a fare una passeggiata in auto a Castelvolturno con due amici. Adriano, 18enne ed incensurato, però, venne ucciso con due fucilate: una alla testa ed una al volto.  Modalità mafiose, sembrava proprio un’esecuzione. Sarebbe stata la sua auto a trarre in inganno i killer. Secondo i familiari, infatti, la ‘colpa’ di Adriano sarebbe stata quella di avere la stessa macchina, una Fiat uno, dello stesso colore, nero, di quello che era l’obiettivo dei killer: Antonio Salzillo, nipote dell’allora latitante Antonio Bardellino.

Nicola Schiavone. Col padre in cella per qualche anno ha retto le fila del clan dei casalesi e sta raccontando da pentito i rapporti con la politica

Salzillo successivamente fu davvero ucciso e venne accusato quale mandante dell’omicidio Nicola Schiavone, oggi collaboratore di giustizia, figlio del boss Francesco Schiavone detto Sandokan. Per questo i familiari parlano di scambio di persona “anche perché – hanno spiegato in passato i fratelli alla trasmissione ‘Chi l’ha visto?’ – dopo qualche settimana dall’omicidio una telefonata anonima ci informò che era stato un errore, uno scambio di persona”. Per la famiglia le indagini sono state “chiuse troppo in fretta con un archiviazione a meno di due anni dall’episodio”. Dopo 34 anni i fratelli ancora aspettano il riconoscimento per Adriano Della Corte quale vittima innocente di camorra. Una richiesta respinta dal Ministero dell’Interno perché arrivata in modo “tardivo”. 

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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