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La Nuova Zelanda pacifica lacerata dalla strage ora prepara una stretta sulle armi

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Un paese pacifico lacerato da una strage a mano armata tanto violenta quanto inattesa: in Nuova Zelanda, il giorno dopo la carneficina, sale la rabbia per la facilita’ con cui Brenton Tarrant e’ entrato in possesso ed ha utilizzato fucili semiautomatici modificati per fare il tiro al bersaglio con i fedeli delle moschee di Al Noor e Linwood. Una richiesta di limiti piu’ rigidi a cui ha risposto immediatamente la premier Jacinda Ardern, che da Christchurch ha annunciato la sua intenzione di procedere in questo senso gia’ lunedi’, sfidando la lobby delle armi, che nel tranquillo paese oceanico ha sempre bloccato ogni limitazione: in Nuova Zelanda, ricorda il Guardian, i possessori di armi sono in percentuale tre volte piu’ numerosi che nella vicina Australia, anche se i reati a mano armata sono molto meno comuni. Ardern ha detto che la riforma mettera’ al bando le armi semiautomatiche e cerchera’ di contrastare la facilita’ con cui armi legali possono essere modificate per diventare fucili d’assalto di tipo militare, che la legge gia’ vieta in larga parte. Le armi di Tarrant “sembrano essere state modificate”, ha detto il primo ministro rispondendo ai giornalisti, “e questo e’ un problema che tenteremmo di affrontare nel riformare la legge”. Il capo della polizia neozelandese Mike Bush ha riferito che l’arsenale del killer era composto da armi acquistabili legalmente con una licenza di ‘categoria A’, il primo livello del porto d’armi nel Paese, tanto che non e’ obbligatorio dichiararne il possesso alla polizia, nonostante si possa scegliere tra 2.000 modelli, tra pistole e fucili. Ma Tarrant aveva lavorato sulle armi per aggiungere – tra le altre cose – un caricatore piu’ capiente (che si compra legalmente, ma separatamente), aumentando la sua potenza di fuoco. Dal dicembre 2017, l’uomo aveva una licenza di categoria A che gli consentiva di avere legalmente cinque armi, tra cui due fucili semiautomatici e due carabine. In Australia l’ex premier John Howard mise al bando le armi automatiche e semiautomatiche dopo il massacro nel centro storico di Port Arthur in Tasmania nel 1996 (35 morti e decine di feriti per mano di Martin Bryant). Lo sdegno della pubblica opinione gli permise di superare ogni opposizione e gli attivisti anti-armi consigliano ad Ardern di fare in fretta, cavalcando la stessa indignazione per far passare le norme piu’ restrittive.

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Il Partito di Dio schiera sul campo i razzi Fadi

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Nella “risposta iniziale” agli attacchi dei walkie-talkie e cercapersone dei suoi miliziani nei giorni scorsi, Hezbollah ha deciso di schierare per la prima volta sul campo i razzi Fadi-1 e Fadi-2, due nuove armi dalla gittata maggiore rispetto ai Katyusha finora utilizzati nei suoi raid, con l’obiettivo di colpire più in profondità i territori dello Stato ebraico. Secondo quanto riferito dai media libanesi affiliati al Partito di Dio, il Fadi-1 deriva dal missile iraniano Kheibar M220, viene fabbricato in Siria e ha un calibro di 220 mm con gittata di 80 chilometri. Il Fadi-2 si basa invece sul Kheibar M302, con un calibro di 302 mm e una gittata di 105 chilometri.

Quest’ultimo razzo è apparso per la prima volta in un video di propaganda del gruppo pubblicato circa un mese fa, che mostrava la struttura di tunnel ‘Imad’ dal quale si ritiene siano stati lanciati gli ultimi raid contro Israele. Il filmato aveva scatenato speculazioni sul fatto che una struttura sotterranea così sofisticata e ben fatta potesse trovarsi davvero sotto le montagne libanesi o altrove nella regione.

Secondo fonti citate da Al Mayadeen, “è la prima volta che i razzi Fadi-1 e Fadi-2 vengono utilizzati dall’8 ottobre”, quando sono iniziati i combattimenti sul fronte settentrionale israeliano. E vanno ad aggiungersi a un arsenale stimato in oltre 200mila elementi tra razzi e missili e tre volte maggiore di quello di Hamas a Gaza.

In particolare, gli Hezbollah dispongono di migliaia di proiettili di artiglieria e razzi di corta gittata (Falaq 1 e 2, Shahin, Katyusha, Fajr 3) in grado di raggiungere l’Alta Galilea e di colpire fino a 40 km in territorio israeliano dal sud del Libano. Il Partito di Dio è anche in possesso di missili di media gittata Fajr 5, Kheibar 1, M303, Zilzal 1 che possono raggiungere il Lago di Tiberiade, la Cisgiordania, Tel Aviv, Ashdod e anche Gaza. A questi si aggiungono i missili di lunga gittata Fateh 110 e Scud C – tra i 260 e 500 km – in grado di raggiungere il confine col Sinai, oltre a duemila droni e centinaia tra missili anti-nave (C802, Yakhont) di lunga gittata (200-300 km).

L’arsenale di Hezbollah si completa con migliaia di missili antiaerei Sam e i razzi anti-carro teleguidati. L’Idf ha riferito che tra venerdì e sabato mattina, circa 150 razzi, missili da crociera e droni sono stati lanciati contro Israele: mentre infatti Hezbollah si affidava ai nuovi razzi Fadi per la sua rappresaglia, ha trovato man forte nei gruppi armati filo-iraniani in Iraq, che contemporaneamente hanno lanciato Uav e missili contro gli insediamenti dello Stato ebraico. In particolare, la Resistenza Islamica in Iraq (Iri) ha riferito di aver usato per i suoi attacchi i missili da crociera Al-Arqab, che secondo la Difesa Usa derivano dagli iraniani Paveh 351. Per quanto riguarda i droni, i gruppi iracheni utilizzano gli Shahed di fabbricazione iraniana.

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Abusi su bambini in case d’accoglienza, 355 arresti in Malesia

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La polizia malese ha annunciato l’arresto di 355 persone nell’ambito di un’inchiesta su centinaia di casi di bambini vittime di aggressioni fisiche e sessuali in case d’accoglienza in Malesia. L’ispettore generale della polizia, Razarudin Husain, ha spiegato che i sospetti sono stati fermati nel corso di un’operazione contro membri il gruppo Global Ikhwan Services and Business (Gisb) che gestisce le case e accusato di avere legami con la setta islamica Al-Arqam bandita dalle autorità nel 1994.

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Esercito Israele in sede Al Jazeera Ramallah, stop 45 giorni

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Militari dell’esercito israeliano hanno fatto irruzione nella sede di Ramallah di Al Jazeera per notificare la chiusura per 45 giorni. L’ingresso dei militari negli uffici della Cisgiordania è stato testimoniato in diretta dalla stessa emittente qatariota.

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