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La moglie di Sinwar nel tunnel con la borsa Hermès

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Ha fatto scalpore in Israele il video diffuso dall’Idf che mostra Samar Abu Zemer, la moglie di Yahya Sinwar, che alla vigilia del 7 ottobre fugge scendendo in un tunnel con marito e figli portando al braccio quella che sembra essere la borsa simbolo del lusso Birkin. E’ stato il portavoce dell’esercito in lingua araba, Avichay Adraae, a lanciare la provocazione su X alla sposa del “macellaio di Khan Yunis”, ucciso il 16 ottobre nel quartiere di Tel Sultan a Rafah: “La moglie di Sinwar è entrata nel tunnel con lui? Il 6 ottobre, portando una borsa il cui costo è stimato in 32 mila dollari?! Lascio a voi il commento”, ha scritto Adraae pubblicando un fermo immagine di Samar, con i capelli coperti dal velo, gli occhi truccati, e in mano una presunta borsa di Hermès.

Accanto, la foto della borsa originale del valore, appunto di 32 mila dollari. L’intenzione del portavoce israeliano era quella di evidenziare, agli occhi dei palestinesi, la disparità di stile di vita tra loro e l’ormai ex leader: “Anche se gli abitanti di Gaza non hanno abbastanza soldi per una tenda o per le necessità basilari, vediamo molti esempi dell’amore speciale per il denaro di Yahya Sinwar e di sua moglie…”, prosegue il post. Secondo la donna d’affari israeliana Nicole Reidman, una fan del marchio, quella borsa “è falsa”.

“Le borse Hermès non possono essere acquistate nei negozi in Israele”, ha spiegato a Ynet. “Ma forse (l’ex capo di Hamas) Ismail Haniyeh l’aveva comprata in Qatar per farle un regalo. E anche se fosse così, sono sicura che sia un’imitazione da 300 dollari”, ha detto rifiutandosi di credere che un simbolo mondiale del glamour sia finito nei tunnel di Gaza. Di diverso avviso la nota stilista Liat Ashouri: “Sono sicura che la moglie di Sinwar abbia scelto il modello vero”, ha tagliato corto. Fake o vera, certe immagini hanno un impatto potente, e tutti quei beni che la famiglia Sinwar si è portata sottoterra per vivere comodamente durante la tempesta che stava per abbattersi sulla Striscia, sono un duro colpo alla propaganda pauperista di Hamas.

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Moldavia al voto sull’Ue, il gelo del No al referendum

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Ribadita “l’identità europea del popolo della Repubblica di Moldavia” e “l’irreversibilità del percorso europeo” si dichiara “l’integrazione nell’Unione Europea come obiettivo strategico”: su questo quesito la Moldavia ha votato e se le primissime proiezioni sono rappresentative ha letteralmente gelato le aspettative per il referendum per il cambio della Costituzione fortemente simbolico voluto dalla presidente europeista Maia Sandu, facendo vincere clamorosamente il No. Il voto non è vincolante per l’adesione della Moldavia all’Ue, ma se lo spoglio confermerà il primo dato segna di certo una battuta d’arresto nella corsa verso occidente del Paese: a 456 sezioni su 2.219 scrutinate il No è in testa con il 58,1%, contro il 41,9% del Sì. Un clamoroso rovesciamento rispetto al 55% per il Sì previsto dai sondaggi della vigilia, che solleva inevitabilmente anche grandi interrogativi sulla capacità della guerra ibrida condotta da Mosca sul territorio moldavo. Il voto dalle primissime proiezioni delle presidenziali sembra poi una vittoria amarissima per Maria Sandu (nella foto in evidenza), che guida con il 34,1%: non solo dovrà giocarsela al ballottaggio con il socialista filorusso Alexandr Stoianoglo, ma porta a casa (in 319 sezioni su 2.219) un risultato nettamente inferiore al sondaggio Cbs-Axa che la vedeva al 35,8%.

La Commissione elettorale pur registrando diversi incidenti ha dichiarato valido il voto, che ha visto un’affluenza piuttosto alta: il 51,5% alle 21 rispetto al 48,3% registrato alla stessa ora nelle politiche del 2021 e al 45,6% delle presidenziali del 2020. Nel primo pomeriggio di lunedì ci sarà la valutazione sul voto degli osservatori Ocse. Nella giornata elettorale le autorità elettorali moldave hanno segnalato grande affluenza nei seggi di Francia, Italia, Turchia, Romania, Belgio o Russia. In Romania, in particolare, a metà giornata si registravano lunghissime code al di fuori dei seggi allestiti a Bucarest. Il ministero degli esteri moldavo ha anche parlato di code create artificialmente nei due seggi di Mosca, per ostacolare le operazioni di voto.

La polizia moldava ha denunciato anche alcune gravi violazioni del processo elettorale, segnalando in particolare 34 episodi come schede fotografate, danneggiate, voti comprati, manifestazioni non autorizzate, o il trasporto organizzato degli elettori, e persino casi di teppismo. Nei giorni scorsi erano scattate centinaia di arresti delle ultime ore per fermare una pervasiva macchina di corruzione elettorale. L’agit-prop, è emerso in particolare, è stato spregiudicato pur di destabilizzare questo piccolo e povero Stato tra Romania e Ucraina, poco più grande della Lombardia, 3 milioni e mezzo di abitanti: una pioggia di quattrini, 15 milioni di euro, incanalati nel Paese dall’oligarca fuggitivo Ilan Shor, che oltre a martellare i moldavi con diversi canali Telegram (il più noto, Evrasia, è stato chiuso), avrebbe pensato bene anche di cercare di comprare il No di 130 mila elettori. Mosca nega ogni ruolo, ma a render il quadro più minaccioso, si aggiunge anche la presenza di circa 2 mila soldati russi di stanza alle porte di casa, nel territorio dell’autoproclamata repubblica indipendente filo-russa della Transnistria (non riconosciuta dai Paesi Onu per i quali è formalmente parte della Moldavia), e la vicinissima guerra in Ucraina.

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Sparatoria dopo partita football in Mississippi, 3 morti

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Tre persone sono state uccise e altre otto sono rimaste ferite nel Mississippi centrale quando almeno due persone hanno sparato a un gruppo di 200-300 persone circa che stavano festeggiando la vittoria di una squadra di football del liceo in un percorso all’aperto, diverse ore dopo la fine della partita: lo riferiscono le autorità. Due delle vittime avevano 19 anni, la terza 25. I feriti sono stati trasportati in elicottero negli ospedali locali.

La sparatoria di massa vicino alla comunità di Lexington, un centinaio di km a nord di Jackson, è stata preceduta da una rissa tra alcuni degli uomini presenti alla festa, ma gli agenti non hanno ancora scoperto cosa abbia scatenato la lite, ha detto lo sceriffo della contea di Holmes Willie March. “È stato un caos, appena e’ iniziata la sparatoria la gente ha iniziato a correre”, ha riferito lo sceriffo.

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Iran, Hezbollah dietro attacco a residenza di Netanyahu

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L’Iran afferma che c’è Hezbollah dietro l’attacco con droni alla residenza di Netanyahu. L’Iran ha affermato che dietro l’attacco con droni che ha preso di mira la residenza privata del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu in Israele c’era il movimento libanese Hezbollah. “Questa azione è stata compiuta dagli Hezbollah libanesi”, ha affermato in un breve comunicato la missione iraniana presso l’Onu, citata dall’agenzia di stampa ufficiale Irna.

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