Collegati con noi

Economia

La moda fiorentina approda a Sindalah: lusso italiano firmato Ricci nel cuore di Neom

Pubblicato

del

L’isola di Sindalah, situata nel nord-ovest dell’Arabia Saudita e porta d’accesso al Mar Rosso, è pronta a trasformarsi in una delle mete principali per la comunità internazionale dello yachting e per i viaggiatori di lusso. Questo gioiello architettonico fa parte del progetto Neom, una delle iniziative più ambiziose del regno saudita, che mira a diventare un fulcro di innovazione, turismo e

A dare un tocco di eleganza e raffinatezza italiana a questo progetto è il contributo di due grandi nomi fiorentini: l’architetto Luca Dini e il designer Stefano Ricci. Luca Dini ha progettato il porto turistico dell’isola, che vanta ben 86 posti barca e 75 boe al largo, pensato per accogliere yacht di lusso provenienti da tutto il mondo.

Gli interni dello Yacht Club, invece, portano la firma di Stefano Ricci, noto per il suo stile inconfondibile e per l’attenzione ai dettagli. Ricci ha saputo coniugare tradizione e modernità, utilizzando materiali pregiati come il marmo bianco di Carrara e tessuti intrecciati a mano dall’Antico Setificio Fiorentino, uno dei laboratori storici di Firenze. Le superfici in radica, nella tonalità “Sindalah Blue”, richiamano il mare e conferiscono agli spazi un’eleganza sobria ma opul

“Ho deciso di entrare a far parte del progetto Sindalah Yacht Club perché credo che Neom rappresenti una visione 30 anni avanti rispetto al resto del mondo. È un salto incredibile nel futuro”, ha dichiarato Ricci, sottolineando la sua convinzione nel potenziale di questa avveniristica destinazione

Il Sindalah Yacht Club non è solo un porto per yacht di lusso, ma offre anche un’esperienza culinaria raffinata con un ristorante che propone piatti italiani, celebrando la tradizione gastronomica del Bel Paese in un contesto internazionale

Neom, di cui Sindalah è parte integrante, è uno dei pilastri della strategia nazionale del turismo dell’Arabia Saudita. Il progetto dell’isola comprende tre hotel di lusso, una marina, un esclusivo beach club e una vasta gamma di boutique internazionali, rendendola una destinazione privilegiata per il turismo

Con l’arrivo della moda fiorentina a Sindalah, l’isola si prepara a diventare non solo un simbolo di innovazione tecnologica e sostenibilità, ma anche un punto di riferimento per lo stile e l’eleganza italiana.

Nella foto in evidenza STEFANO RICCI, PRESIDENTE GRUPPO STEFANO RICCI (foto IMAGOECONOMICA)

Advertisement

Economia

Tim tratta in esclusiva col Mef su Sparkle

Pubblicato

del

La vendita di Sparkle non solo porta nelle casse di Tim altri 700 milioni di euro ma risolverebbe una ‘anomalia’ nella struttura del gruppo che ormai si è dato un’impronta da ‘società di servizi’. Non è da escludere poi che la società dei cavi internazionali possa confluire nella rete unica a cui punta il Mef che, se realizzata entro il 2026, sbloccherebbe quei 2,5 miliardi di ‘earn out’ legati alla cessione di Netco a Kkr. La Borsa, dove il titolo ha fatto un altro piccolo passo avanti (+2% a 0,26 euro) e gli analisti leggono l’operazione come positiva e si aspettano che Tim accetti la proposta del Mef e, con una quota di minoranza, del fondo spagnolo Asterion, attraverso la controllata Retelit.

E Tim non perde tempo. Il cda, dopo meno di 24 ore, si riunisce, esamina la proposta e dà mandato all’amministratore delegato, Pietro Labriola, di avviare interlocuzioni con gli offerenti, in via esclusiva, finalizzate ad approfondire i profili economici e finanziari dell’operazione e a ottenere la presentazione – entro il 30 novembre – di un’offerta vincolante secondo i migliori termini e condizioni.

L’offerta che c’è ora in campo, rispetto alla precedente di 625 milioni di euro più 125 milioni di euro di earn-out, è qualitativamente migliorativa perché i 700 milioni offerti dal Mef e da Asterion sarebbero ‘tutti subito’. “Gli 0,7 miliardi di euro di liquidità in entrata si aggiungerebbero agli 0,24 miliardi proventi dalla vendita di Inwit – ricordano gli analisti di Mediobanca – con un ulteriore taglio di 1 miliardo di euro alla posizione debitoria di Tim, portando il rapporto di leva finanziaria (ebitda/debito) ben al di sotto di 2 volte”.

Equita e Intermonte hanno invece colto le recenti dichiarazioni del direttore generale del Mef Marcello Sala a un convegno che ha espressamente indicato l’obiettivo del governo di avere “un’unica società nel Paese per la fibra ottica”. “Riteniamo che il governo italiano sia estremamente interessato a evitare un default di Open Fiber anche per il rischio di perdere 1,8 miliardi di euro di fondi Pnrr se il progetto Italia a 1Giga non sarà completato entro giugno 2026” scrivono gli analisti.

Continua a leggere

Economia

Zuckerberg batte Bezos, è il secondo più ricco al mondo

Pubblicato

del

Mark Zuckerberg supera Jeff Bezos e diventa il secondo uomo più ricco al mondo alle spalle di Elon Musk. Zuckerberg vale 210,7 miliardi di dollari contro i 209,2 di Bezos. Musk ha una fortuna di 262,8 miliardi. E’ quanto emerge dal Bloomberg Billionaires Index.

Continua a leggere

Economia

Salvo l’uso di ‘bistecca’ e ‘salsiccia’ per prodotti veg

Pubblicato

del

In Francia e in Unione Europea l’uso di nomi tipicamente associati alla carne per i prodotti a base vegetale è salvo: i cibi a base di proteine vegetali potranno continuare a chiamarsi ‘salsicce’, ‘bistecche’ o ‘hamburger’ e nessuno Stato membro può impedirlo. Lo ha messo nero su bianco la Corte di Giustizia dell’Ue accogliendo, in forma di sentenza, l’istanza di quattro organizzazioni francesi attive nel settore dei prodotti vegetali e vegani (l’Association Protéines France, l’Union vegetarienne européenne, l’Association végétérienne de France e la società Beyond Meat Inc.) che hanno contestato al governo di Parigi un decreto che vietava l’uso di termini come ‘bistecca’ o ‘salsiccia’ per indicare prodotti a base vegetale.

Un decreto pensato, secondo Parigi, per tutelare la trasparenza delle informazioni sui cibi, ma finito prima sul tavolo del Consiglio di Stato francese, e poi direttamente alla Corte di Lussemburgo. Per i giudici comunitari le norme sull’etichettatura alimentare tutelano già “sufficientemente i consumatori”, anche in questi casi. Dunque, uno Stato membro “non può impedire con un divieto generale ed astratto” ai produttori di alimenti a base di proteine vegetali di adempiere all’obbligo di indicare la denominazione di questi alimenti con “denominazioni usuali” o “descrittive”. A meno che il Paese non abbia adottato una “denominazione legale” per indicarli e purché le modalità di vendita o di promozione di quel prodotto non siano fuorvianti per i consumatori, inducendoli all’errore.

La Corte dell’Ue parla alla Francia, ma in realtà parla a tutta Europa, dove l’uso di termini associati a cibi contenenti proteine animali a quelli vegetali è sempre più dibattuto, soprattutto per via della diffusione di questi ultimi sul mercato europeo. Le prime divisioni a Bruxelles sono emerse nel 2020, quando nel quadro dei negoziati sulla Politica agricola comune (Pac) al Parlamento europeo di Strasburgo ci fu il tentativo di inserire nella revisione delle norme una serie di emendamenti per eliminare l’uso delle denominazioni di carne per i prodotti a base vegetale. Ma il blitz fallì e il blocco di emendamenti al regolamento sull’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli fu respinto. Il dibattito è rimasto aperto ed è, tra l’altro, particolarmente sentito in Italia. La sentenza, ad esempio, potrebbe non piacere a Lega e FdI, che del divieto di etichettatura tradizionale per i prodotti veg ne hanno fatto da tempo una bandiera.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto