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Esteri

La maledizione del Titanic, sparito batiscafo di turisti

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L’ombra della maledizione del Titanic torna ad allungare i suoi tentacoli fra le gelide acque dell’Atlantico del nord. Un batiscafo, usato per offrire a drappelli di ‘turisti’ danarosi l’emozione di poter osservare il relitto del lussuoso transatlantico divenuto oltre un secolo fa simbolo di sventura dei mari, è infatti “disperso” a centinaia di miglia al largo del continente americano, dopo aver interrotto tutti i contatti con la superficie poco dopo essersi immerso in profondità. La notizia è rimbalzata sui media quando erano ormai trascorse circa sette ore dall’ultimo rilevamento noto e un’ora e 45 dopo l’avvio della discesa dell’imbarcazione: denominata Titan, in omaggio a un’assonanza temeraria che suona di sfida a una lunga storia di cattivi presagi. A diffondere l’allarme è stata la Guardia Costiera di Boston, impegnata nel coordinamento di ricerche che con il correre delle lancette si fanno via via più affannose: anche per la vastità del tratto di un quadrante di mare assai remoto dalle coste.

Mentre l’ammiraglio John Mauger, citato dalla Bbc, parla ormai apertamente di corsa contro il tempo, e calcola “a questo punto in 70-96 ore al massimo” la riserva d’ossigeno rimasta a disposizione di coloro che sono a bordo. Pena un’atroce morte per soffocamento. Inizialmente non era chiaro se e quanti individui si fossero imbarcati sul sommergibile privato, sparito apparentemente nel nulla. Ma a far svanire la speranza che si potesse trattare di un’immersione governata solo da piloti dell’equipaggio, o magari gestita da remoto, sono arrivate a metà giornata le prime informazioni ufficiali confermate dalle autorità nautiche del Massachusetts: gli ospiti saliti a bordo risultano essere 5, incluso l’ex pilota aeronautico britannico Hamish Harding, esploratore e titolare della piccola società Action Aviation con base negli Emirati, già noto come turista spaziale e pilota nel 2022 del quinto volo della navetta Blue Origin di Jeff Bezos.

Il Titan, capace di scendere a ben 4.000 metri sotto il livello del mare, ha in effetti una capienza massima concepita proprio per 5 passeggeri. Visitatori disposti a pagare un biglietto salatissimo per farsi calare negli abissi per oltre una settimana e vedere con i propri occhi i fondali su cui sono adagiati i resti di quello che fu il bastimento più famoso del mondo, a circa 3.800 metri di profondità: resti identificati nel 1985 dopo decenni di esplorazioni febbrili. L’avventura, gestita dalla società OceanGate Expeditions, prevede otto giorni di missione, al costo – tutt’altro che abbordabile per i comuni mortali – di 250.000 dollari a persona. Il prezzo di un’esperienza da vivere a contatto con l’oscurità delle fosse oceaniche, ma soprattutto con gli spettri passati della vicenda del transatlantico maledetto, rimasta legata alla memoria collettiva d’intere generazioni grazie a libri, canzoni o film di successo (in primis il kolossal con Leonardo Di Caprio e Kate Winslet per la regia di James Cameron vincitore nel 1997 di 11 premi Oscar).

Progettato nel 1908, varato nel 1911 dai cantieri di Belfast per conto della White Star Line al costo complessivo di 1,5 milioni di sterline dell’epoca (circa 200 milioni di oggi) e registrato nel porto di Liverpool, il Titanic colò a picco con oltre 1.500 dei suoi 2.200 passeggeri circa – a dispetto della nomea pubblicitaria di nave “inaffondabile” – la notte del 15 aprile 1912, dopo aver urtato un iceberg alla prima traversata fra Southampton, in Inghilterra, e l’America. Scomparendo tra i flutti dell’oceano, a 370 miglia marine (600 chilometri) dalle coste canadesi di Terranova, senza mai riuscire ad approdare nel porto d’arrivo di New York. Epilogo che non ha scoraggiato i moderni turisti dell’avventura ‘overpriced’ dallo sfidare un destino a rischio di rivelarsi ora drammaticamente beffardo. Mentre alla società organizzatrice non resta che affidarsi alle ricerche dei team di soccorso, limitandosi ad assicurare – in un messaggio carico di ansia crescente – “pensieri e preghiere” per i propri clienti e le loro famiglie.

I 5 passeggeri del batiscafo, anche un miliardario

Il miliardario che è andato nello spazio e l’amministratore delegato di OceanGate Expeditions. Sono due dei passeggeri del batiscafo disperso sulle tracce del Titanic. La Guarda Costiera di Boston conferma che a bordo del sommergibile c’erano cinque persone, fra le quali – secondo indiscrezioni di Sky News e secondo quanto affermato da Hamish Harding in un post su facebook – il pilota francese Paul-Henry Nargeolet. Il miliardario britannico Hamish Harding, rinomato a livello mondiale per le sue imprese, era uno dei passeggeri. Harding lo scorso anno era volato nello spazio a bordo del quinto volo commerciale di Blue Origin, la società spaziale di Jeff Bezos.

A confermare la sua presenza sul batiscafo è il figliastro Brian Szasz in un post di Facebook. Uno dei suoi compagni di avventura sarebbe Stockton Rush, il numero uno di OceanGate Expedistions, l’azienda proprietaria del sommergibile. “Non possiamo confermare l’identità dei passeggeri. I nostri sforzi sono tutti concentrati nelle ricerche e nell’individuare il veicolo”, afferma la Guardia Costiera di Boston, che si sta appoggiando per le ricerche anche ai dati e ai mezzi messi a disposizione dalla marina canadese. “Stiamo facendo il possibile”, dice l’ammiraglio John Mauger spiegando che le ricerche si stanno svolgendo in un’area remota e questo le rende più complesse.

Le ricerche comunque continuano disperate nella consapevolezza che si tratta di una corsa contro il tempo visto che l’ossigeno a disposizione nel sottomarino può durare fra le 70 e le 96 ore. Iniziano intanto a emergere i primi dettagli sull’incidente. Il batiscafo avrebbe perso i contatti con l’equipaggio di Polar Prince, la nave usata per il trasporto all’area del relitto del Titanic, dopo un’ora e 45 minuti dall’avvio della discesa del batiscafo. Da allora è scatta

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Attacco di Hezbollah in Libano, feriti quattro militari italiani della missione UNIFIL

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Quattro militari italiani impegnati nella missione di pace UNIFIL in Libano sono rimasti feriti a seguito di un attacco alla base situata nel sud del Paese. Fonti governative assicurano che i soldati, che si trovavano all’interno di uno dei bunker della base italiana a Shama, non sono in pericolo di vita. Le autorità italiane e internazionali hanno espresso forte indignazione per l’accaduto, mentre proseguono le indagini per ricostruire la dinamica dell’attacco.

UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LIBANO. SOLDATI DELLE NAZIONI UNITE  (FOTO IMAGOECONOMICA)

La dinamica dell’attacco

Secondo le prime ricostruzioni, due razzi sarebbero stati lanciati dal gruppo Hezbollah durante un’escalation di tensioni con Israele. Al momento dell’attacco, la base italiana aveva attivato il livello di allerta 3, che impone ai militari l’utilizzo di elmetti e giubbotti antiproiettile. La decisione si era resa necessaria a causa della pericolosità crescente nell’area, teatro di scontri tra Israele e Hezbollah.

Un team di UNIFIL è stato inviato a Shama per verificare i dettagli dell’accaduto, mentre il governo italiano monitora attentamente la situazione.

UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON. FOTO IMAGOECONOMICA ANCHE IN EVIDENZA

Le dichiarazioni del ministro Crosetto

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato con durezza l’attacco, definendolo “intollerabile”:

“Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi UNIFIL come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile”.

Crosetto ha inoltre sottolineato la necessità di proteggere i militari italiani, impegnati in una missione delicata per garantire la stabilità nella regione.


La solidarietà del Presidente Meloni

Anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso solidarietà ai militari feriti e alle loro famiglie, dichiarando:

“Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di UNIFIL. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di UNIFIL”.


Unifil: una missione per la pace

La missione UNIFIL, operativa dal 1978, ha il compito di monitorare il cessate il fuoco tra Israele e il Libano, supportare le forze armate libanesi e garantire la sicurezza nella regione. L’attacco alla base italiana evidenzia la crescente instabilità nell’area e i rischi a cui sono esposti i caschi blu impegnati nella missione di pace.

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La trumpiana Greene lavorerà con Musk e Ramaswamy a taglio costi

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La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.

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Pam Bondi, fedelissima di Trump a ministero Giustizia

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Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.

E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.

La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.

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