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Cronache

La mafia al Nord, allarme di Morra per il processo alla ‘ndrangheta a Como: minacce al magistrato e ai testi. E il comune che non si costituisce parte civile

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Il capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano, la dottoressa Alessandra Dolci, ha lanciato l’allarme pubblico, serio sul clima di paura che avvolge il processo contro i “rampolli della ‘ndrangheta comasca” che si sta svolgendo nelle aule del Tribunale di Como. Un processo dove il Comune di Como, fatto gravissimo che ad altre latitudini sarebbe stato bollato come atto di codardia o peggio omertà,  non ha voluto costituirsi parte civile. Un processo dove, nelle scorse udienze, i testimoni che avevano denunciato le aggressioni e le estorsioni subite hanno ritrattato le testimonianze e l’aula è stata sgomberata dopo che i parenti degli imputati avevano inveito contro il pubblico ministero. “Non mi sento di criticare l’atteggiamento di questi testi perché se fossero stati accompagnati dalla cittadinanza forse avrebbero avuto il coraggio di testimoniare e invece si sono sentiti abbandonati dallo Stato” sono la parole del capo della Dda di Milano Alessandra Dolci. Davanti a questa situazione sconcertante ed inquietante interviene Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia. “Non posso che fare mie le preoccupazioni espresse da Alessandra Dolci che guida la Dda di Milano. C’è non solo sottovalutazione del fenomeno e della sua infiltrazione, ma una preoccupante volontà di minimizzare quanto sta accadendo, come se si fosse immacolati a prescindere a certe latitudini. Quotidianamente vengo aggiornato dalle forze dell’ordine e dalla magistratura di operazioni contro le mafie nel nord Italia. C’è, ipocrita negarlo, una ‘domanda di mafia’ che va stroncata senza indugio. Un certo tessuto economico apre le porte volontariamente e così anche girano la faccia dall’altra parte per non vedere società civile ed anche amministrazioni comunali. Troppe volte si afferma che non si deve generalizzare, ed è vero, ma ora “generalizziamo” la lotta alle mafie senza se e senza ma, come imperativo non più procrastinabile anche in territori che venivano ritenuti esenti costituzionalmente da certi fenomeni”.

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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